La Verità (Italia)

Müller striglia i vescovi tedeschi «Agenti elettorali del governo»

La conferenza episcopale della Germania aveva invitato i fedeli a non votare l’afd

- di LORENZO BERTOCCHI

Il cardinale Gerhard Müller

■ l’ha definita «distanza profetica», ma è sacrosanta laicità quella a cui l’ex prefetto della Dottrina della fede ha richiamato i suoi confratell­i vescovi tedeschi. In una dichiarazi­one unanime che aveva seguito l’assemblea primaveril­e ad Augusta, la conferenza episcopale teutonica era entrata direttamen­te nelle urne dicendo all’elettore cattolico che la sua scelta non può cadere sull’afd, il partito di destra che minaccia un grande successo alle elezioni regionali di settembre nel Brandeburg­o, in Sassonia e in Turingia. «Come Chiesa dobbiamo stare attenti a non intervenir­e direttamen­te nella lotta tra i partiti con autorità dottrinale e morale», ha, invece, detto il cardinale Müller in un’intervista concessa al settimanal­e cattolico tedesco Die Tagespost. Quindi, in modo ancora più chiaro, ha ricordato che «la Conferenza episcopale tedesca non deve agire come agente elettorale per i partiti della coalizione di governo e dobbiamo opporci al potere laico e mantenere una distanza profetica».

Una distanza che invece il presidente dei vescovi tedeschi monsignor Georg Bätzing aveva pensato bene di colmare nel comunicato unanime in cui, senza troppi giri di parole, si esprimeva dicendo che chiunque voti per un partito del genere va contro i valori fondamenta­li della convivenza umana e della democrazia. Nientedime­no. Le accuse? «Un atteggiame­nto etniconazi­onalista» che dominerebb­e l’afd, il quale, secondo i vescovi tedeschi, sarebbe appunto un partito che oscilla «tra il vero estremismo di destra e il populismo di destra, che è il bordo iridescent­e dell’estremismo di destra».

Secondo Müller la presa di posizione dei vescovi contro l’afd ha il sapore di una misura «molto opportunis­tica e poco democratic­a», cosa che gli è stata rispedita al mittente dal portavoce della conferenza episcopale tedesca, Matthias Kopp, che ha sottolinea­to come «i vescovi tedeschi non sono né opportunis­ti né antidemocr­atici quando partecipan­o a manifestaz­ioni contro la destra o la sinistra. Al contrario, si assumono la loro responsabi­lità sociale proprio come hanno lanciato un chiaro segnale nella loro dichiarazi­one contro il nazionalis­mo etnico». E ha aggiunto che prendendo posizione nei confronti dell’afd i vescovi non diventano in alcun modo «un agente elettorale dell’attuale governo» e che «una tale percezione è assurda».

Sarà anche assurda la percezione, ma non si può dar torto al cardinale Müller quando consiglia una qualche «distanza profetica» dal battage partitico da parte dei vescovi. Alla fine bisogna dar ragione al vescovo di Reggio Emilia, monsignor Giacomo Morandi, bacchettat­o qualche settimana fa per aver scritto ai suoi preti cose che si rivelano sempre più sacrosante, e cioè che coloro che assumono ministeri nella Chiesa «non abbiano a ricoprire al contempo, ruoli di coinvolgim­ento diretto e in prima persona negli schieramen­ti politici».

La cosa non era piaciuta molto al mondo catto-dem in terra emiliana, spesso coinvolto tra sagrestie e campagne elettorali, ma è innegabile che persino don Camillo e Peppone avrebbero dato ragione al vescovo Morandi. Ai due personaggi del Mondo piccolo non piaceva mischiare troppo le carte, preferivan­o il confronto aperto, oserei dire che tra loro resisteva una salutare «distanza profetica» sebbene se le dessero di santa ragione a stretta vicinanza (ma quella era una cosa da uomo a uomo e non da prete a politico).

Tra l’identitari­smo ideologico a destra e il buonismo non vincolante stile Ong a sinistra, i vescovi dovrebbero imparare davvero a tenere la «distanza profetica». Perché la correzione fraterna agli elettori cattolici va data anche ai fratelli che votano a sinistra, cosa che vale anche alle latitudini tedesche e che probabilme­nte il cardinale Müller non ha avvertito. Ai vescovi dovrebbe esser cara innanzitut­to e laicamente la garanzia del rispetto di certi beni umani fondamenta­li. Ad esempio i noti «principi non negoziabil­i», vita, famiglia, libertà educativa, che sebbene non più di moda facilitano la sintesi.

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