Ceceni, tagliagole, ma filo ucraini L’altra faccia del Caucaso violento
Non tutte le milizie di quell’area stanno con Kadyrov. Alcune combattono contro Mosca
■ Quando si analizza il conflitto tra Russia e Ucraina non si può non esaminare la presenza di ceceni su entrambi i fronti. Le forze militari di Ramzan Kadyrov, il leader della Repubblica cecena imposto dal Cremlino fin dal 2007, sostengono attivamente l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina con più di 30.000 uomini mandati al fronte. Tuttavia, un significativo contingente di ceceni contrari al Cremlino e allo stesso Kadyrov ha preso le armi a sostegno dell’ucraina. Questi combattenti svolgono un ruolo molto importante all’interno della struttura di comando ucraina. Le motivazioni di questi uomini a favore di Kiev sono varie: sebbene sostengano l’indipendenza ucraina sono anche interessati all’addestramento e agli armamenti per sostenere i loro sforzi indipendentisti dalla Russia e per riconquistare l’indipendenza della Repubblica cecena di Ichkeria, che è esistita de facto dal 1991 al 2000. Il termine «Ichkeria» è preferito dai residenti locali che vedono la Cecenia come un’entità imposta dalla Russia. La Repubblica cecena attualmente conta circa 1,5 milioni di abitanti e si trova a meno di 1.000 chilometri dal confine orientale dell’ucraina. Sebbene la probabilità che questi combattenti possano innescare una rivolta in Cecenia sia bassa, non è certo da escludere. Una tale rivolta potrebbe catalizzare altre rivolte separatiste da parte di gruppi etnici nelle diverse repubbliche e, in ultima analisi, portare alla frammentazione della Federazione russa. Se i ceceni riuscissero a creare un secondo fronte significativo all’interno della Russia, il Cremlino si troverebbe costretto a deviare le risorse militari dal fronte ucraino per rafforzare il suo fianco meridionale. I battaglioni ceceni che combattono contro i russi sono diversi ma i più importanti due. Il primo denominato Sheikh Mansur (Il vittorioso), in onore del comandante islamico ceceno Mansur Ucherman (1760-1794) che guidò la resistenza antirussa del Caucaso settentrionale. Il battaglione attuale è stato fondato nel 2014, in Danimarca dalla Free Caucasus Organization, creata nel 2006 da emigranti politici provenienti da Paesi/regioni del Caucaso e dell’europa. Il battaglione Sheikh Mansur, che all’inizio della sua avventura era comandato da Mouslim Cheberloevskij ,è composto principalmente da volontari ceceni, molti dei quali veterani della prima e della seconda guerra cecena: due conflitti che Vladimir Putin ha vinto soffocando nel sangue le rivolte, un fatto che i ceceni non hanno mai dimenticato. Lo stesso pensano i jihadisti ceceni e di altri Paesi caucasici che attentano di continuo nella Federazione russa, tanto che tra il 2014 e il 2019 ci sono stati almeno 14 attacchi con decine di vittime senza contare quelli sventati (due contro il presidente russo) e centinaia di operazioni antiterrorismo. L’attuale comandante della milizia Sheikh Mansur è Aslan Mohammed Ocherkhadzhiev che può contare su circa 1.000 uomini che combattono sul fronte russo e sono molto rispettati e temuti dai russi e dai ceceni.
Il secondo battaglione ceceno che combatte con gli ucraini è stato denominato Dzhokhar Dudayev, in onore di Dzhokhar Musayevich Dudayev politico, statista e leader militare ceceno (1944-1996), primo presidente della defunta Repubblica cecena di Ichkeria. Il 21 aprile 1996, mentre parlava con un telefono satellitare, Dudayev venne assassinato da due missili a guida laser, dopo che la sua posizione fu rilevata da un aereo da ricognizione russo che intercettò la sua telefonata. Oggi il battaglione che conta circa un migliaio di uomini che arrivano anche da Daghestan, Inguscezia,
Ossezia settentrionale, Circassia, Tagikistan e Uzebekistan, e che hanno combattuto a Kharkiv e Izium e nella terribile battaglia di Bakhmut, è comandato da Muslim Musaevich Madiev un veterano delle due guerre cecene. Gli uomini dei due battaglioni vivono, si addestrano e operano in parallelo alle loro controparti ucraine. Tuttavia, non sono direttamente integrati nelle forze ucraine ma assunti con un contratto firmato dal ministero della Difesa ucraino.