L’UE indaga su Meta, Apple e Google
Anche Amazon nel mirino della Commissione per presunta violazione della nuova normativa sulla concorrenza. I colossi rischiano sanzioni per decine di miliardi
A voler pensare male verrebbe da dire che la Commissione Ue ha voluto giocare il suo ultimo colpo di coda prima delle elezioni europee di giugno. Ecco perché Bruxelles ha deciso di rompere le uova nel paniere ad Apple, Alphabet (il colosso che controlla Google) e Meta (quello che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp). Sotto accusa sono finite le pratiche che portano gli utenti con maggiore facilità a usare i servizi di ricerca di big G o verso il suo store di applicazione, Google Play. Lo stesso vale per gli utenti di Apple, più facilitati a utilizzare Safari come browser invece di altri prodotti simili presenti sul mercato. Al momento, comunque, non ci sono accuse formali, ma solo indagini che rientrano all’interno del Digital Marktes Act (Dma) in vigore da inizio marzo.
Certo è che, se ritenute colpevoli, le aziende in questione rischiano multe milionarie che potrebbero arrivare al 10% del loro fatturato globale. Tali sanzioni possono arrivare anche al 20% in caso di recidiva. Inoltre, in caso di violazioni sistematiche, la Commissione può anche adottare rimedi aggiuntivi come obbligare una azienda a vendere un’impresa o parti di essa, o vietare di acquisire servizi aggiuntivi ritenuti non idonei. L’obiettivo è concludere le indagini entro 12 mesi dall’inizio dei controlli.
«Oggi la Commissione avvia cinque indagini di non conformità ai sensi della legge sui mercati digitali (Dma)» su Alphabet, Google Play, Google Search, Apple e Meta. «Sospettiamo che le soluzioni proposte dalle tre società non siano pienamente conformi alla Dma. Ora indagheremo sulla conformità delle società alla Dma, per garantire mercati digitali aperti e contendibili in Europa», ha reso noto Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione europea e responsabile della politica di concorrenza dell’esecutivo comunitario. Come spiega Vestager ,i grandi colossi del tech «devono consentire agli utenti aziendali, gratuitamente, di comunicare liberamente con gli utenti finali. E anche di concludere contratti direttamente con i propri utenti. Lo scopo di questa disposizione è promuovere la concorrenza tra canali di vendita alternativi nell’economia delle app. Per raggiungere questo obiettivo, i consumatori devono avere accesso a tutte le informazioni necessarie sulle loro scelte».
La Commissione sta anche portando avanti anche altre misure investigative per raccogliere fatti e informazioni e per chiarire se anche Amazon stia comportandosi in modo scorretto sul mercato. In questo caso si vuole capire se il colosso di Jeff Bezos porti gli utenti a preferire i prodotti del proprio marchio sull’amazon Store (in violazione dell’articolo 6, paragrafo 5, del Dma).
Come parte delle indagini, la Commissione ha anche adottato cinque ordini di conservazione indirizzati ad Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft, chiedendo a questi gruppi di «conservare documenti che potrebbero essere utilizzati per valutare la loro conformità agli obblighi Dma, in modo da preservare le prove disponibili e garantire un’applicazione efficace».