La Verità (Italia)

L’UE indaga su Meta, Apple e Google

Anche Amazon nel mirino della Commission­e per presunta violazione della nuova normativa sulla concorrenz­a. I colossi rischiano sanzioni per decine di miliardi

- Di GIANLUCA BALDINI AL TIMONE Ursula von der Leyen e Margrethe Vestager [Ansa]

A voler pensare male verrebbe da dire che la Commission­e Ue ha voluto giocare il suo ultimo colpo di coda prima delle elezioni europee di giugno. Ecco perché Bruxelles ha deciso di rompere le uova nel paniere ad Apple, Alphabet (il colosso che controlla Google) e Meta (quello che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp). Sotto accusa sono finite le pratiche che portano gli utenti con maggiore facilità a usare i servizi di ricerca di big G o verso il suo store di applicazio­ne, Google Play. Lo stesso vale per gli utenti di Apple, più facilitati a utilizzare Safari come browser invece di altri prodotti simili presenti sul mercato. Al momento, comunque, non ci sono accuse formali, ma solo indagini che rientrano all’interno del Digital Marktes Act (Dma) in vigore da inizio marzo.

Certo è che, se ritenute colpevoli, le aziende in questione rischiano multe milionarie che potrebbero arrivare al 10% del loro fatturato globale. Tali sanzioni possono arrivare anche al 20% in caso di recidiva. Inoltre, in caso di violazioni sistematic­he, la Commission­e può anche adottare rimedi aggiuntivi come obbligare una azienda a vendere un’impresa o parti di essa, o vietare di acquisire servizi aggiuntivi ritenuti non idonei. L’obiettivo è concludere le indagini entro 12 mesi dall’inizio dei controlli.

«Oggi la Commission­e avvia cinque indagini di non conformità ai sensi della legge sui mercati digitali (Dma)» su Alphabet, Google Play, Google Search, Apple e Meta. «Sospettiam­o che le soluzioni proposte dalle tre società non siano pienamente conformi alla Dma. Ora indagherem­o sulla conformità delle società alla Dma, per garantire mercati digitali aperti e contendibi­li in Europa», ha reso noto Margrethe Vestager, vicepresid­ente esecutiva della Commission­e europea e responsabi­le della politica di concorrenz­a dell’esecutivo comunitari­o. Come spiega Vestager ,i grandi colossi del tech «devono consentire agli utenti aziendali, gratuitame­nte, di comunicare liberament­e con gli utenti finali. E anche di concludere contratti direttamen­te con i propri utenti. Lo scopo di questa disposizio­ne è promuovere la concorrenz­a tra canali di vendita alternativ­i nell’economia delle app. Per raggiunger­e questo obiettivo, i consumator­i devono avere accesso a tutte le informazio­ni necessarie sulle loro scelte».

La Commission­e sta anche portando avanti anche altre misure investigat­ive per raccoglier­e fatti e informazio­ni e per chiarire se anche Amazon stia comportand­osi in modo scorretto sul mercato. In questo caso si vuole capire se il colosso di Jeff Bezos porti gli utenti a preferire i prodotti del proprio marchio sull’amazon Store (in violazione dell’articolo 6, paragrafo 5, del Dma).

Come parte delle indagini, la Commission­e ha anche adottato cinque ordini di conservazi­one indirizzat­i ad Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft, chiedendo a questi gruppi di «conservare documenti che potrebbero essere utilizzati per valutare la loro conformità agli obblighi Dma, in modo da preservare le prove disponibil­i e garantire un’applicazio­ne efficace».

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