Anche il «Nyt» stronca la Dad: «Inutile e dannosa per gli alunni»
L’analisi: chiudere le scuole non fermò i contagi e gli studenti soffrono ancora di ansia
Erano in tanti i cosiddetti esperti, nel 2020 e 2021, a dire ai cittadini che le scuole dovevano rimanere chiuse per fermare il Covid. Oggi, dopo quattro anni, c’è la conferma che quelle premesse, sulla base delle quali i politici italiani hanno deciso di tenerle chiuse (l’italia più a lungo di tutti gli altri Paesi) erano sbagliate.
Gli epidemiologi di tutto il mondo hanno infatti convenuto che la chiusura delle scuole non era una strategia appropriata per arginare la diffusione del Covid. E ha fatto molti danni, come dimostra un’analisi pubblicata dal New York Times, sulla base dei più recenti studi effettuati su dati raccolti dallo Stanford Education Data Archive, dal Covid-19 School Data Hub e dall’american Enterprise Institute.
Che tenere le scuole chiuse e i ragazzi in Dad abbia danneggiato i nostri figli si sapeva già allora: i genitori della Rete nazionale scuola in presenza inoltrarono molti ricorsi al Tar in tutta Italia, mettendo in seria difficoltà amministratori come Massimiliano Fedriga, Stefano Bonaccini, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, che avevano chiuso le scuole in fretta e furia, ma anche sindaci come Cateno De Luca a Messina e Gianluca Festa ad Avellino (che le tenne serrate per l’intero 2021), oltre agli stessi Giuseppe Conte e Mario Draghi. Oggi, questi dati sono stati quantificati e certificati: i danni accademici subiti da bambini e ragazzi sono stati pesanti e duraturi. Certamente la povertà e altri fattori sociali hanno avuto il loro peso ma, a tutti i livelli di reddito, la Dad è stata il fattore chiave del declino accademico in pandemia. Secondo un’analisi dei punteggi dei test nei distretti statunitensi, condotta da ricercatori di Stanford e Harvard, gli studenti che hanno trascorso in Dad gran parte dell’anno scolastico 2020-21 sono rimasti indietro in media di oltre mezzo anno in matematica. Non solo: le scuole continuano a denunciare ansia e disturbi comportamentali tra gli studenti. Anche l’abbandono scolastico ha subito un’impennata.
Il passaggio più sconcertante della ricerca è che «tutto ciò, non era necessario»: forse nei primi mesi del 2020 i decisori politici sono stati presi alla sprovvista. Ma dopo, non ci sono giustificazioni: nell’autunno del 2020, le evidenze scientifiche già dimostravano che i bambini avevano meno probabilità di ammalarsi gravemente e che l’apertura delle scuole non aveva comportato una trasmissione significativamente maggiore. A dire il vero noi in Italia lo sapevamo già da dicembre 2020, quando uscì su Lancet Rh lo studio di coorte Gandini et. Al sull’impatto della chiusura delle scuole nella trasmissione dell’epidemia, elaborato dagli italiani Maurizio Rainisio, Maria Luisa Iannuzzo , Federica Bellerba, Francesco Cecconi e Luca Scorrano, guidati dall’epidemiologa Sara Gandini. Lo studio confermava che l’indice Rt non era cambiato in modo significativo aprendo o chiudendo le scuole in Italia durante la seconda ondata. In Regioni come la Campania di Vincenzo De Luca, i contagi erano addirittura esplosi subito dopo la chiusura delle scuole. Chi osava dirlo, però, era sistematicamente aggredito su carta stampata, social e tv. I cosiddetti esperti italiani non furono di supporto: a febbraio 2021 Massimo Galli, ex primario del Sacco, consigliava ancora la didattica a distanza nelle scuole superiori di tutto il Paese. A gennaio 2021 Fabrizio Pregliasco impazzava in tv chiedendo riapertura «graduale». Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro Roberto Speranza, era il più scatenato: «Pensare di riaprire le scuole in presenza è arduo», dichiarava a inizio gennaio 2021, invocando lockdown con effetto immediato, mentre Andrea Crisanti, oggi deputato Pd, chiedeva coprifuoco e chiusura delle scuole «per non uccidere l’economia». La commissione Covid dovrebbe servire proprio a questo: ad appurare quali sono state le decisioni sbagliate e a non ripeterle. Ma loro, i cosiddetti esperti che hanno rinchiuso in casa una generazione di studenti, chiederanno mai scusa?