I 74 anni dell’ugl: «Ora una legge per gli operai nei cda delle imprese»
Il capo del sindacato: «Continuiamo a lottare anche per ridurre gli incidenti sul lavoro»
■ L’ugl ieri ha concluso il suo tour nelle piazze italiane per celebrare i 74 anni dalla fondazione del sindacato. Come spiega alla Verità il segretario generale Paolo Capone, la battaglia più importante è quella di portare i lavoratori a una maggiore partecipazione nella gestione delle imprese.
Siamo alla fine del vostro tour che celebra i 74 anni del sindacato. Ci racconti come è andata.
«Il tour è stato un’esperienza interessantissima. Abbiamo toccato tutte e 20 le regioni. In ogni anno abbiamo raccontato quella che è stata la partecipazione alle battaglie del sindacato. Il titolo del tour, non a caso, era “Lavoro e partecipazione” e noi abbiamo voluto raccontarla. Abbiamo, in primis, voluto puntare l’accento sull’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione che vede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese».
Cosa volete fare, dunque? «Questa battaglia è necessaria per arrivare alla promulgazione di una legge che vada in questo senso. Su questa partita siamo dunque presenti, abbiamo partecipato alla prima audizione parlamentare. Abbiamo preparato e consegnato una nostra proposta che prevede una partecipazione all’azionariato, al Consiglio di amministrazione, fino alla divisione degli utili che devono in parte remunerare il capitale, ma in parte devono remunerare anche il lavoro. Come formula aggiuntiva al salario previsto per contratto. Per questo noi abbiamo voluto raccontare questa partecipazione attraverso un pullman che ha girato le piazze italiane. Il tour si è concluso ieri con la tappa milanese che ha visto un evento in cui ero presente io, insieme a Francesco Carlesi, presidente dell’istituto Stato e partecipazione, Maurizio Castro, direttore scientifico Master Cuoa Strategia d’impresa, Luca Gallesi, dottore di Ricerca in Legge e scienze umane e Giovanni Scansani, Corporate welfare advisor e docente a contratto Università Cattolica di Milano».
Su quali altre battaglie si sta muovendo il sindacato? «Stiamo da tempo combattendo sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Sia gli incidenti sul lavoro, che ancor peggio quelli letali sono ancora troppi in Italia. Il nostro pressing sul governo continua e abbiamo proposto l’inserimento dell’insegnamento della sicurezza sui luoghi di lavoro all’interno del sistema scolastico per avere all’interno del percorso di studi dei lavoratori o imprenditori con una solida coscienza dell’importanza della sicurezza sul lavoro. Abbiamo anche chiesto che venga istituito un unico ente per le verifiche sulla sicurezza».
C’è anche il tema dei salari troppo bassi. No?
«Ci sono tanti paradossi. È bizzarro che l’istat ci restituisca dati più alti per l’occupazione e vi siano ancora tante aziende che denunciano la mancanza di lavoratori qualificati. Al momento c’è qualcosa nel sistema scolastico che va migliorato perché il legame tra domanda e offerta in termini di formazione non è sempre ottimale. Serve, insomma, una piattaforma accessibile a tutti, - anche alle aziende - che permetta di unire al meglio le esigenze delle imprese con quelle dei lavoratori. Senza considerare che servirebbero programmi scolastici più adatti ad incontrare le richieste del mercato odierno del lavoro. Le statistiche ci dicono che i salari sono cresciuti del 5% in meno rispetto all’inflazione negli ultimi 30 anni. In Francia e Germania il potere d’acquisto dei lavoratori è ben diverso e questo indica che in Italia ci sia qualcosa che non va in questo senso. Il governo Meloni ha tagliato la tassazione. Magari non è una mossa sufficiente, ma è di certo un buon inizio per continuare a dialogare con questo esecutivo».