Critica i gay: prete segnalato ai pm
Il sacerdote e youtuber Raffray in un video definisce l’omosessualità «una debolezza» Interviene il ministro francese per la Diversità: «Non resti impunito: agisca la Procura»
È noto e arcinoto che la Francia, a partire dal Terrore causato dalla rivoluzione del 1789, è divenuta il Paese in cui il giacobinismo politico e l’ideologia materialista la fanno da padroni. Sotto Maximilien de Robespierre in modo cruento e criminale, sotto Emmanuel Macron in modi più soft, ma non meno efficaci.
L’ultimo a farne le spese è un distinto sacerdote francese che risponde al nome di Matthieu Raffray. Nato nel 1979, si laurea in scienze matematiche, ma in seguito intraprende studi umanistici, entra in seminario ed è ordinato nel 2009. Docente universitario di filosofia all’angelicum di Roma e a Tolosa, è un teologo fedele al Magistero della Chiesa e al pensiero di Tommaso d’aquino. Autore di vari libri oltre che conferenziere apprezzato in tutta la Francia, è molto noto come prete-youtuber, con migliaia di abbonati e visualizzazioni su istagram, Tiktok, eccetera.
L’ultimo video, a quanto pare, rischia di costargli caro, perché ha toccato il dogma più sacro e infallibile dell’occidente fluido e nichilista: la sacrosanta omosessualità. Non sia mai che in un’epoca in cui tutto è profanato e nulla è al riparo dalle critiche, tanto meno santi e madonne, un sacerdote esprima in pubblico quel che insegnano il Vangelo e la Chiesa da quasi due millenni.
La frase incriminata sarebbe questa: «Tutti hanno delle debolezze. Ciascuno ha le proprie. C’è chi è goloso, chi è collerico, chi è omosessuale, cioè chi ha tendenze omosessuali». Nel breve video, il teologo non ha proposto alcuna discriminazione sociale o gogna per nessuno. Ha anzi aggiunto che è possibile «lottare contro tutti i vizi», mentre è il demonio che ci sussurra che «non è possibile uscirne». Voilà quoi.
Nel paese della Liberté, la libertà di espressione di un prete che segue la Bibbia e non l’annacqua è a rischio, e infatti Aurore Bergé, ministro per l’uguaglianza di genere, la diversità e le pari opportunità, ha dichiarato su X che si tratta di «commenti insopportabili sull’omosessualità» per cui, con la sua autorità inquisitoriale, ha chiesto alla Dilcrah di «segnalare la questione al pubblico ministero sulla base dell’articolo 40». «Non permetterò che l’odio rimanga impunito», ha concluso la Bergé col coraggio di chi si sente l’incarnazione della verità e del bene, «di qualsiasi tipo esso sia».
La Dilcrah è la Delegazione interministeriale contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio anti Lgbt, un formidabile psicoministero macroniano che ha la vocazione e il potere per uniformare le coscienze dei francesi agli standard del progressismo.
Aurore Bergé, fedelissima discepola di Macron, è in prima linea in tutte le battaglie recenti del presidente. Dalla costituzionalizzazione dell’aborto alla promozione dell’eutanasia e del suicidio assistito, dalle nozze gay alla «lotta contro le discriminazioni» che tradotto in linguaggio non esoterico significa «fabbricazione del pensiero unico».
Sempre su X - che per la sinistra mondiale appartiene all’omofobo e complottista Elon Musk - i responsabili della Dilcrah obbediscono con prontezza alla ministra e dichiarano che il «signor Raffray» è già stato «segnalato al procuratore della Repubblica» per i suoi presunti «commenti omofobi». Anche perché, «le terapie di conversione», a cui il prete non ha fatto alcun cenno, «sono illegali dal 2022». «Parlare di omosessualità come debolezza» concludono, sarebbe «una vergogna». E ai golosi e ai collerici criticati dal prete chi si pensa?
In ogni caso, qualunque cittadino onesto e istruito, gay inclusi, capisce bene da che parte sta la «volontà di discriminare chi la pensa diversamente». Fossero un tantino coerenti, la Bergé e il suo mentore Macron dovrebbero denunciare papa Francesco e l’episcopato, ma anche le autorità ortodosse e protestanti, visto che il Vangelo insegna cose un po’ più forti di quelle che ha detto, con misura e pacatezza, l’abbé Raffray.
Quest’ultimo ha chiuso la faccenda esprimendo riconoscenza ai suoi stessi inquisitori d’ufficio, perché grazie a loro ha «superato i 20.000 followers». Ringraziando, oltre ai sostenitori, anche gli «isterici di ogni risma» che tentano di «destabilizzarlo con polemiche grottesche». «Amici o nemici» ha concluso il teologo «io prego per voi».
Ma la libertà di opinione non era uno di quei principi dell’ue che proprio Macron vorrebbe sacralizzare come le nuove tavole della legge?