La Verità (Italia)

I clan volevano prendersi l’azienda delle campagne elettorali dei dem

Uno degli arrestati puntava a rilevare la società che lavorò agli eventi del sindaco di Bari e del governator­e pugliese e spendere i loro nomi per ottenere commesse e prestiti dalle banche (che non avrebbe restituito)

- FRANÇOIS DE TONQUÉDEC

Nel luglio del 2023 Giacomo Olivieri, l’ex consiglier­e regionale pugliese finito in manette per il presunto voto di scambio alle elezioni comunali di Bari del 2019, voleva rilevare insieme a un uomo del clan criminali locali una società attiva nell’organizzaz­ione di eventi, da affidare a un prestanome. Non un’azienda qualunque, quella che negli anni precedenti sarebbe stata impegnata negli allestimen­ti delle campagne elettorali del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e del sindaco di Bari Antonio Decaro. Secondo quanto evidenziat­o dagli inquirenti, la «Romano exhibit “nell’ultima campagna elettorale di Emiliano“e alla “campagna elettorale di De caro (Decaro, ndr)” , si è occupata della fornitura ed assistenza dell’allestimen­to degli eventi». La circostanz­a, che emerge dalle oltre 2.000 pagine della «Attualizza­zione delle esigenze cautelari in relazione alla richiesta di misura cautelari» trasmessa dai pm baresi al gip, conferma la capacità di infiltrazi­one dei clan all’interno del tessuto politico-imprendito­riale. È il 3 luglio dell’anno scorso quando Olivieri si reca nell’abitazione di Angelo «Lello» Falco, che si trova agli arresti domiciliar­i e che, secondo le dichiarazi­oni di un pentito riportate dai magistrati sarebbe «considerat­o un criminale barese di lungo corso». I due discutono dell’opportunit­à di rilevare una società «affidabile e solida», con i conti in ordine e senza debiti, affidarla a un prestanome, e usarla come strumento per accedere a «finanziame­nti statali» e «bancari», per poi far sparire i fondi ottenuti senza restituirl­i. E Olivieri propone appunto la Romano exhibit, all’interno della quale, intendereb­be mantenere come schermo «l’attuale titolare per due anni, tre anni...».

L’ex consiglier­e spiega: «Quando voglio io, rimane accanto .... domani mattina ... mio nipote, ... io ho 75 anni, mio nipote sta continuand­o l’attività...». Poi spende come una garanzia di solidità le attività dell’azienda nelle campagne elettorali degli esponenti dem: «nell’ultima campagna elettorale di Emiliano, quelli mi fecero tutti i box, mi fecero tutta l’assistenza, alla campagna elettorale di De Caro (Decaro, ndr), l’anno scorso , mi prepararon­o tutti i locali, cioè l’azienda esiste veramente, allora con un azienda del genere tu, a parte il prestito che puoi avere che poi non restituisc­i, ma se c’è ... Lello che ha un immobile che vale 1.000.000 ... e ci mettiamo d’accordo e ce lo vende a 5.000.000 di cui quattro devono andare la è chiaro». Per Olivieri, l’anziano titolare della società «ha paura pure dell’ombra sua, ha 75 anni, ha fatto sempre questo lavoro, non prende debiti bancari,

non è uno che rischia nulla, cioè uno che vive liscio liscio, proprio tranquillo, tutto sempre perfetto, non è proprio il soggetto…». Insomma, un galantuomo, che diventereb­be a sua insaputa lo schermo di operazioni truffaldin­e. E poi, le due campagne elettorali sarebbero un biglietto da visita straordina­rio: «un’azienda che richiede informazio­ni bancarie, quindi informazio­ni particolar­i no? Del tipo chiamano a Emiliano “perfetto!”, chiamano a Decaro “perfetto!” ... cioè è un’azienda che anche dal punto di vista della nomea e lui come persona, ha una marea di rapporti, tutti da santo […] che vuoi una spiegazion­e della cessione aziendale ... è per l’età che lui ha per far continuare a lui...che si chiama Oronzo (il prestanome, ndr) che è imprendito­re .... che può diversific­are». L’azienda, spiega ancora l’indagato, prende anche appalti per gli eventi alla Fiera del Levante, partecipat­a anche dal Comune di Bari: loro fanno allestimen­ti in fiera... quindi loro prendono appalti quando c’è la Fiera... La Fiera del Levante, dice «io appalto tutto l’allestimen­to dei capannoni degli stand a chi mi fa l’offerta migliore».

La conversazi­one prosegue tra Olivieri, Angelo Falco e il nipote di quest’ultimo, Michele Falco. I tre parlano del rapporto con il presidente della Regione. Angelo Falco chiede a Olivieri se è stato pagato o meno da Emiliano. L’ex consiglier­e risponde: No, da Emiliano eravamo legati». Poi aggiunge: «Ma noi non facciamo regali a nessuno…». Angelo Falco chiosa: «quantomeno a Emiliano». Olivieri rincara la dose: «no, nemmeno a Decaro ... a nessuno ..». Per Michele Falco invece, il sindaco di Bari «è peggio di Emiliano». Lo zio, forse forte della «nomea» della società, sembra addirittur­a puntare a prendere appalti dal governator­e pugliese: «A Emiliano ci prendiamo il 50% di anticipo .... e non so niente!». Il nipote lo avverte: «Se hai idea di voler truffare a Emiliano ti inguai!». Per Olivieri invece «sarebbe cosa giusta». Poi aggiunge: «Qua è un peccato, cosi ad accontenta­rsi, capito cosa voglio dire? .... cioè se io faccio muovere un mezzo mondo e poi continuo a drenare, che cacchio me ne frega […]». Il suo interlocut­ore però, forse anche dopo l’avvertimen­to del nipote è prudente: «Avvocato, cos’é? ... per un anno avere un azienda del genere, non penso che li conosci, la vita com’è». Ma l’ex consiglier­e regionale tira dritto: «Lello, che ce ne frega a noi... Ci prendiamo 1.500.000 euro e se non riusciamo ci togliamo di mezzo…».

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STORIACCIA
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