«Le verifiche? Sono obbligatorie»
L’ex sottosegretario: «Con elementi come quelli emersi dall’inchiesta i controlli da parte del Viminale partono in automatico. Ma lo scioglimento non è scontato»
Onorevole Stefano Candiani, l’opposizione vi accusa di voler sciogliere l’amministrazione comunale di Bari a qualche mese dall’elezione per pure propaganda elettorale.
«Intanto il ministero dell’interno non ha sciolto un bel niente. Si è semplicemente costituita una commissione di verifica. I meccanismi della sua attivazione sono codificati da una legge in vigore dal 2000. Pensi un po’ lei. Il Testo unico enti locali, approvato esattamente 24 anni fa, ha recepito quanto già previsto nel nostro ordinamento dal decreto-legge 164 del 1991 in materia di scioglimento delle amministrazioni locali in odore di mafia».
E non vi è parso vero di proporre lo scioglimento …
«No, guardi, la correggo di nuovo. Non abbiamo proposto proprio un bel niente. L’attivazione della commissione di verifica non è una decisione discrezionale. È un passaggio pressoché automatico. Un atto dovuto, qualora si ravvisi il sospetto dell’infiltrazione. Quando hai 130 arresti, anche di persone che stanno anche dentro l’amministrazione di Bari compresi due consiglieri comunali, il minimo sindacale è che il Viminale apra un’istruttoria per verificare l’effettiva situazione ed escludere ogni possibile infiltrazione mafiosa».
Da leghista che crede nel valore delle autonomie locali non si sente a disagio?
«Niente affatto. Quelle attivate sono procedure di garanzia previste proprio a tutela dell’ente locale e soltanto dopo che saranno eventualmente rilevati elementi concreti, univoci e rilevanti partirebbe la proposta di scioglimento dell’intero consiglio comunale. Proposta del Consiglio dei ministri e controfirmata dal Presidente della Repubblica. Ripeto: una filiera decisionale codificata, ponderata e ben rodata negli anni».
Ma in finale sarebbe stato sufficiente attendere le prossime elezioni di qui a qualche mese…
«Le garantisco che quando ero al Viminale ho potuto verificare di persona che il meccanismo viene attivato inesorabilmente a prescindere dalla volontà politica. Cosa ben diversa è invece, come dicevo, il passaggio relativo all’eventuale e successivo scioglimento adottato da Palazzo Chigi. È qui che è necessaria una valutazione di tipo politico a seguito dell’istruttoria avviata e che dovrà concludersi».
Lei che idea si è fatto a proposito del sindaco Decaro?
«L’ho conosciuto da presidente di Anci (associazione nazionale comuni italiani). Sindaco dinamico e molto attivo. Mi ha colpito l’affermazione sciagurata di Emiliano. Lo ha praticamente descritto come un gregario sprovveduto. Scivolata frutto di un ego smisurato o confessione di un atto compiuto in spregio alla legge di chi si considera al di sopra di essa? Non lo so, ma mi preoccupa. E poi c’è la levata di scudi della sinistra. Di fronte alla confessione del reo, cosa di una gravità assoluta, sposta l’attenzione sul Viminale, che doverosamente deve accertare o escludere infiltrazioni mafiose. Assurdo!».
Le vostre polemiche su Ursula von der Leyen ed i distinguo sulla situazione in Ucraina non rischiano di mettere in difficoltà l’esecutivo?
«Ma quale distinguo? Supportiamo lealmente il governo senza dimenticare però che esiste anche la necessità di trovare una via di uscita. Abituarsi alla normalità della guerra non fa bene al nostro futuro. Per il resto la Lega non è d’accordo sulle politiche della commissione europea. In materia di ambiente le regole imposte sono senza senso. Se non le cambiamo metteranno in difficoltà la nostra economia, peraltro senza alcun vantaggio ambientale. Se un cambiamento bisogna fare a Bruxelles è quindi proprio quello della maggioranza, a partire dal manovratore. Se altri vogliono provare polpettoni sgangherati in salsa europea coi socialisti, per coerenza, noi non ci stiamo».
A che punto siete con le candidature per le europee? Il tormentone Vannacci Si/no come va a finire?
«Lo scoprirete fra qualche giorno».