De Luca scavalca Meloni per accaparrarsi un ospedale
Per i sindacati il governatore vuole mettere a posto la sanità regionale «occupando» il Federico II: «Una manovra fuorilegge»
Una mossa «politica» che avrebbe un fine solo: «Prendersi in carico la gestione degli ex Policlinici universitari campani per trasformarli in ospedali normali». Come? «Violando la normativa statale» e ledendo «finanche le prerogative del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri della Salute e dell’università». È un vero colpo di mano del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, quello che denunciano le sigle sindacali Fsur Cisl, Fgu Gilda e Snals Confsal in una lettera recapitata al premier Meloni e ai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Anna Maria Bernini (Università e ricerca).
Il caso investe due Aziende ospedaliere universitarie campane, la Federico II e la Luigi Vanvitelli, costituite dalle rispettive Università. «Il sistema sanitario campano è al collasso», spiega Francesco
De Simone, della Cisl nazionale, «non c’è una sola struttura sanitaria che eroghi una prestazione in tempi accettabili. E così, visto che la programmazione regionale è un vero fallimento, il governatore De Luca sta cercando di trasformare le Aziende ospedaliere universitarie in veri e propri ospedali, per implementare a dismisura la fase assistenziale di queste strutture per dare fiato al Sistema sanitario regionale a discapito della vera missione che questo tipo di aziende hanno, ovvero fare formazione, didattica e ricerca scientifica».
E come attuerebbe, De Luca, questo accaparramento degli ex policlinici universitari? Attraverso una legge regionale, la 18 del 2022: «Questa legge», spiegano le sigle sindacali al governo, «che a nostro avviso è palesemente incostituzionale, scavalcherebbe quella statale, prevedendo che alla costituzione dell’azienda ospedaliera universitaria si arrivi mediante convenzione tra il presidente della Regione e l’ateneo. Scavalcando, appunto, il presidente del Consiglio dei ministri che, secondo l’ordinamento statale, ha il potere di costituirla attraverso un decreto «di concerto con il ministro dell’università e su proposta del ministro della Salute». Il caso è quantomai urgente, per i sindacati, visto che oggi è prevista l’adunanza degli organi di governo dell’università Federico II proprio per approvare il protocollo d’intesa ateneo/regione. «Il principio su cui si basa la scelta della Regione
Campania», scrivono ancora i sindacati all’esecutivo Meloni, «evidentemente fuori dal diritto italiano e prossima alla legge della giungla, è l’assunto secondo cui essendo finanziata (l’azienda ospedaliera universitaria, ndr) con risorse regionali, in verità solo parzialmente, la Regione stessa può decidere quale contratto nazionale applicare indipendentemente dalle leggi dello Stato italiano». E questo, lamentano i sindacati, con «grave danno e pregiudizio al personale» e con «ripercussioni sui corsi di studio di area medica e delle professioni sanitarie dell’università Federico II».
Quindi, oltre alla tenuta dei corsi di laurea e alle ripercussioni sulla formazione e sull’attività di ricerca, c’è un’ulteriore ricaduta di questa ospedalizzazione deluchiana della Federico II: quella delle nomine. Secondo quanto stabilito su tutto il territorio nazionale, «ma tranne in Campania» attaccano le sigle, le nomine dei vertici dell’azienda e del presidente dell’organo di indirizzo previsto a garanzia dell’attività formativa e di ricerca spettano sempre ai soliti tre: premier e ministri di Salute e Università. «Ma il protocollo Regioneateneo», prosegue De Simone, «mette in capo a De Luca pure la scelta degli organi dirigenti delle Aziende ospedaliere universitarie, esautorando anche in questo aspetto il governo».
«De Luca si vuole sostituire allo Stato», commenta Duccio Prosperi di Snals, «e vuole trasformare l’ospedale della facoltà in un ospedale normale. Chiediamo al governo di disporre la sospensione del procedimento di approvazione di oggi in ateneo. Queste strutture devono essere gestite dall’università e non da una Regione».