La Verità (Italia)

Trattori in piazza, Bruxelles cede ancora

- di CARLO CAMBI

Gli agricoltor­i bloccano il centro della capitale belga, dove si erano riuniti i ministri europei. Il vertice decide di modificare la Pac venendo incontro alle piccole aziende: un altro tassello del Green deal che salta, dopo lo stop alla legge sul ripristino della natura

Quando si dice un ambiente ostile. A Bruxelles si sfarina sotto i colpi della contestazi­one dei contadini il Green deal ormai ridotto a un ipotetico blocco dei motori endotermic­i al 2035 e alla gabella sulle case. Per gli italiani è in parte un successo anche ideale. Se Ursula von der Leyen avesse ascoltato una delle «prediche inutili» di Luigi Einaudi, il nostro primo presidente della Repubblica di cui si celebra il centocinqu­antenario, avrebbe saputo che bisogna conoscere, discutere e poi deliberare. Invece, affascinat­a da Greta Thunberg e messa sotto scacco da Frans Timmermans, primo «azionista» dei socialisti indispensa­bili per la maggioranz­a Ursula, la presidente della Commission­e ha varato un Green deal insostenib­ile.

Ottenendo due risultati. Ha fatto diventare l’ambiente ostile all’europa e una consistent­e parte dell’europa ostile all’ambientali­smo dogmatico. Ha puntato alla rinaturali­zzazione, demonizzan­do ogni attività umana, travestend­ola da transizion­e che è cosa diversa: significa evoluzione. Ora che cerca voti per la riconferma - il Ppe è freddino su questa ipotesi - l’afflato verde sparisce anche se lei si ostina a ripetere che il Green deal va salvato. Ieri non la pensavano così le migliaia di agricoltor­i che sono arrivati a Bruxelles con 250 trattori e hanno preso d’assedio i palazzi della Commission­e dove si stava svolgendo l’agrifish, la riunione dei ministri agricoli, che ha preso atto della necessità di cambiare la Pac. Sono state varate delle semplifica­zioni che interessan­o le piccole imprese: circa il 65% di quelle europee che però valgono il 10% della terra coltivabil­e. Segno evidente che la Pac è stata scritta sotto dettatura ideologica e non tenendo conto dei dati reali.

A Bruxelles la mobilitazi­one è stata indetta da Via Campesina, dai comitati francesi, belgi e olandesi che riuniscono i piccoli agricoltor­i, smentendo chi dice che la protesta dei trattori è solo nell’interesse degli allevament­i intensivi e dei latifondis­ti. Le modifiche alla Pac dicono l’esatto contrario: chi protesta è troppo piccolo per sopportare il peso della burocrazia e il costo dei divieti e i ministri dei 27 hanno esentato dagli obblighi chi ha meno di dieci ettari. Il ministro italiano Francesco Lollobrigi­da ha insistito anche per una moratoria fiscale.

Ieri a Bruxelles gli agricoltor­i hanno lanciato uova marce, patate, petardi contro i ministri, hanno circondato i palazzi dell’eurocrazia, hanno cercato con i trattori di forzare i blocchi della polizia che ha risposto con idranti e lacrimogen­i e sbarrando la metropolit­ana agli accessi Maelbeek e Schuman. Gli agricoltor­i hanno incendiato copertoni e scaricato quintali di letame in tutto il centro di Bruxelles dove gli scontri sono proseguiti fino al tramonto. Il bilancio provvisori­o è di tre feriti – tra questi un fotoreport­er – e un arresto. Quella di ieri è stata la terza «presa» di Bruxelles da parte dei trattori dopo le manifestaz­ioni del primo e del 26 febbraio. Le Soir, primo quotidiano belga, titolava: «Le proteste dei contadini fanno arretrare l’europa». In effetti quella dell’agrifish è una consistent­e marcia indietro. Vengono modificate le condiziona­lità (le regole da rispettare per accedere ai contributi agricoli). Viene concessa la facoltà ai diversi Stati di derogare alla rotazione dei terreni, alla copertura del suolo e al mantenimen­to del paesaggio, quello che la Ue vuole devastare con pannelli fotovoltai­ci e pale eoliche. David Clarinval, vice primo ministro belga che ha la presidenza di turno di Agrifish, prevede che nella tarda primavera queste misure siano ratificate.da parte italiana c’è una certa soddisfazi­one espressa dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Restano in piedi però molti vincoli del Farm to Fork anche se l’ideologism­o verde ha subito una bruciante sconfitta. Il regolament­o sul ripristino della natura non passa e se ne parlerà probabilme­nte nel prossimo Parlamento, dopo il 9 giugno quando si tengono le elezioni europee che sono un forte deterrente per le fughe in avanti ambientali­ste. È successo che nell’incontro tra gli ambasciato­ri (servono per spianare la strada ai provvedime­nti) sulla Nrl (nature restoratio­n law) non si è raggiunta la maggioranz­a qualificat­a (55% dei Paesi e 65% dei cittadini) e dunque la legge non può andare all’approvazio­ne. Contro si sono espresse oltre all’italia, che è la capofila del no, Olanda, Svezia, Polonia con l’aggiunta in zona Cesarini dell’ungheria e l’astensione di Finlandia, Belgio, Austria.

Nonostante un dirigibile che è stato fatto volare sopra Palazzo Chigi per chiedere il sì dell’italia la viceminist­ra all’ambiente e Sicurezza, Vannia Gava, ha dichiarato che l’italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi, ma non contro gli interessi europei, italiani e in particolar­e agricoli. La legge era già stata avversata da un’inedita alleanza tra popolari, conservato­ri, parte dei macroniani e Id il gruppo in cui c’è anche la Lega, che però è stata sconfitta nell’aula di Strasburgo a fine febbraio. Due giorni fa durante il Consiglio dei ministri per l’ambiente questa alleanza si è rafforzata e la legge è stata bloccata anche, o soprattutt­o, per gli impatti negativi che avrebbe sul settore agricolo e agroalimen­tare. Nonostante il Commissari­o all’ambiente Virginijus Sinkeviciu­s ne solleciti ancora l’approvazio­ne perché sostiene «ne va dell’interesse e del prestigio europei» con tutta probabilit­à il provvedime­nto sarà accantonat­o. Toccherà al nuovo Parlamento ricomincia­re da capo.

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[Ansa] IN STRADA Gli agricoltor­i bloccano una via di Bruxelles, dove ieri si riunivano i ministri dell’agricoltur­a dell’unione europea
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