La strategia cinese per crescere: inondare l’europa di prodotti green
La debolezza dell’economia interna porta Pechino a spingere sull’export di auto elettriche, batterie e pannelli solari per confermare un incremento del Pil al 5% nel 2024 . Gli Usa hanno previsto limiti all’import dall’asia
La Cina punta sulle esportazioni green per raggiungere il 5% di crescita del Pil nel 2024. Le Due Sessioni che si svolgono annualmente a Pechino, cioè le riunioni del Congresso nazionale del Popolo e quella della Conferenza Politica Consultiva del Popolo cinese che decidono sull’indirizzo economico del Paese, hanno infatti stabilito nei giorni scorsi che l’obiettivo di crescita del Pil cinese per il 2024 è del 5%, pur prendendo atto che il paese si trova in un contesto difficile. L’obiettivo è in linea con quello del 2023, ma le condizioni a contorno, già incerte lo scorso anno, stanno peggiorando.
Qualche elemento sul 2023: la crescita del 5,2% del Pil è stata sostenuta in particolare dalla produzione di auto elettriche, batterie e pannelli solari. Questi ultimi in particolare sono cresciuti di ben il 70% rispetto al 2022. In crescita anche la produzione di carbone, petrolio e gas, dei quali è cresciuto anche il consumo, con un aumento delle importazioni dall’estero. Nella produzione di energia elettrica però sale molto la quota delle rinnovabili, eolico +16% e solare +36%. In generale, i consumi di energia elettrica sono cresciuti lo scorso anno del 6,7%, con il contributo maggiore dell’industria. I consumi elettrici delle famiglie infatti sono risultati in calo.
Per il 2024, le Due Sessioni hanno indicato come obiettivo una crescita del 5%, ma abbassando il deficit statale dal 3,8% al 3%. Il premier cinese Li Qiang durante le sessioni ha sottolineato come l’aver evitato stimoli fiscali lo scorso anno sia stata una scelta saggia. Il che significa che la spinta ai consumi interni, già stagnanti, nel 2024 non verrà da una politica fiscale rilassata da parte del governo. Anzi, la contrazione della spesa lascia gomma a lunga percorrenza che dallo scorso maggio è entrata a far parte del gruppo Italo. Maggiore capillarità e più frequenze per coprire tutta Italia da Nord a Sud. Un aumento del 40% di intravedere tutt’altro. La situazione economica cinese, al momento è figlia del grosso choc del settore immobiliare, che ha frenato vistosamente provocando sconquassi finanziari che non hanno ancora cessato di manifestarsi. In più, la crescita dei consumi si è fermata e le provincie sono fortemente indebitate, avendo sostenuto localmente la crescita a suon di emissioni obbligazionarie che hanno raggiunto cifre astronomiche.
Per il 2024 le emissioni speciali di obbligazioni locali resteranno stabili attorno ai 3.900 miliardi di yuan (circa 485 miliardi di euro). Inoltre, le tensioni geopolitiche non giovano agli investimenti stranieri nel Paese. Le imprese straniere temono gli impatti dello choc finanziario immobiliare e una certa tensione politica a livello interno. Non si è tenuto infatti, sinora, il previsto terzo Plenum del Partito
Comunista cinese, che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso autunno. Nell’arco di cinque anni dall’insediamento del nuovo Comitato Centrale si tengono sette Plenum e il terzo è dedicato proprio ai temi economici. Senza spiegazioni (e senza precedenti), il terzo Plenum non si è tenuto e non è dato sapere se si svolgerà quest’anno oppure no. Per alcuni osservatori si tratta di una mossa di Xi Jinping per evitare di mettere la firma su obiettivi economici difficili da raggiungere.
Sia come sia, anche quest’anno la Cina punterà sulle tre nuove industrie, come sono state chiamate, ossia auto elettriche, batterie e pannelli solari. La speranza è di riuscire ad acchiappare attraverso l’export una robusta crescita prima che Europa ed Usa reagiscano con dazi e limiti. Ma a Bruxelles non si intende, per ora, procedere con dazi sulla Cina, nonostante il grido di dolore dell’industria europea del fotovoltaico, messa fuori mercato dall’aggressiva politica di prezzo cinese. La Meyer Burger, azienda svizzera che produce pannelli solari, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Freiberg in Germania, uno dei più grandi d’europa, per trasferirsi negli Stati Uniti licenziando circa 500 persone.
Diverso il discorso per gli Usa, che con l’inflation reduction act (Ira) voluto da Joe Biden nel 2022 stanno ostacolando seriamente le esportazioni cinesi nelle tecnologie verdi. Tanto che la Cina ha dichiarato martedì di aver presentato una denuncia all’organizzazione mondiale del commercio, sostenendo che l’ira discrimina i manufatti cinesi ed è quindi contrario agli accordi sul commercio mondiale
L’ira attribuisce uno sconto fiscale fino a 7.500 dollari sulle nuove auto elettriche se la componentistica non proviene da Cina, Russia, Iran e Nord Corea. Secondo i cinesi, l’ira distorce la concorrenza e interrompe le catene di fornitura globali.
La crescita cinese sarà tesa al raggiungimento di nuovi surplus commerciali con l’estero, in particolare grazie alle «nuove forze produttive», indicate come la chiave di volta della crescita di quest’anno. Ai primi di febbraio il ministero del commercio cinese, ad esempio, ha incoraggiato le case automobilistiche cinesi a stabilire all’estero centri di ricerca e sviluppo e ad aderire alle normative europee ed americane per mettere radici e non incappare in dazi o limiti alle esportazioni.
La debolezza (relativa, si intende) dell’economia interna cinese dunque muove Pechino a spingere sull’export di manifattura green. Questo significa che l’europa deve prepararsi ad un anno in cui l’industria automobilistica, in particolare, subirà l’assalto cinese, mentre per il boccheggiante comparto europeo del fotovoltaico le speranze sono ormai nulle.