Ita, l’ue vuole isolare il Mezzogiorno
La Commissione, oltre a chiedere un ridimensionamento degli intercontinentali, pretende la cancellazione di 14 tratte che collegano il Sud al cuore della Germania
Il sospetto che Bruxelles voglia far fallire il progetto di fusione tra Ita e Lufthansa, diventa sempre più certezza. Emergono nuovi dettagli sulle obiezioni contenute nella lettera con la quale la Commissione Ue chiede al Tesoro italiano e alla compagnia tedesca, di risolvere una serie di questioni relative alla concorrenza. A cominciare dal ridimensionamento delle rotte. Tagli che ridurrebbero la presenza dei due vettori su tratte strategiche lasciando campo libero alle low cost e in particolare, marginalizzando alcune aree del sud Italia. Il commento del ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti non poteva essere più esplicito: «A Bruxelles
c’è qualcuno che fa gli interessi della concorrenza», mentre il collega dei Trasporti, Matteo Salvini, ha parlato di «ennesima eurofollia». Toni del tutto legittimi se si pensa che nel mirino della Ue ci sono ben 39 rotte di corto e lungo raggio. Nel primo gruppo rientrano 14 tratte che collegano alcune grandi città del Mezzogiorno con il cuore dell'europa: si tratta del Bari-francoforte, Bari-amburgo e Barimonaco di Baviera; il Brindisidüsseldorf e Brindisi-stoccarda; Cagliari-monaco, Cataniafrancoforte Lamezia Termezurigo, Napoli-düsseldorf, Napoli-francoforte, Napolistoccarda e Napoli-amburgo; il Palermo-francoforte e il Roma-stoccarda. Un ponte tra il Sud Italia e il centro nevralgico dell’europa che secondo Bruxelles dovrebbe essere ridimensionato. La conseguenza sarebbe, nella migliore delle ipotesi, di lasciare il mercato nelle mani dei vettori concorrenti che alzerebbero le tariffe. Altro che rischio di aumento dei prezzi dei biglietti per la fusione tra Ita e Lufthansa. Ma c’è anche l’ipotesi di tagliare fuori il sud dell’italia dai grandi traffici dell’europa centrale, più ricca e sviluppata industrialmente. Il contrario di quello che dovrebbe fare la politica Ue. Nel breve raggio fanno parte anche altre 12 rotte che partono da Milano e Roma: Milano-bruxelles, Milanodüsseldorf, Milano-francoforte, Milano-amburgo, Milano-stoccarda, Milano (Malpensa)-vienna, Roma-bruxelles,
Roma-francoforte, Romamonaco, Roma-zurigo, Romaamburgo e Roma-vienna.
C’è poi un gruppo di otto rotte intercontinentali che collegano esclusivamente la Capitale con le principali città degli Stati Uniti, ovvero New York, Washington, San Francisco, Chicago, Toronto, Los Angeles, Miami. Più la tratta Roma-tokyo. Nel documento si dice che su queste «almeno una delle parti opera attualmente una connessione diretta»: non viene specificato se si tratta anche di attività della United Airlines e All Nippon Airways che sono partner di Lufthansa. C’è infine un ultimo blocco di cinque rotte a lungo raggio «sulle quali nessuna delle parti fornisce attualmente una connessione diretta». Anche in questo caso sono coinvolte due città del sud Italia: si tratta del Napolinew York e Catania-new York, oltre ai voli da Milano a San Francisco e quelli che collegano Firenze e Bologna a New York. Il sacrificio maggiore sarebbe di ridurre o abbandonare la presenza sulle rotte intercontinentali che rappresentano la voce di guadagno maggiore per i vettori, in grado di compensare le perdite dal traffico nazionale. Le tratte americane sono le più gettonate dai passeggeri business e da quelli che si spostano per turismo.
È evidente che un ridimensionamento dei voli, metterebbe a rischio i bilanci delle due compagnie. L’antitrust ha calcolato che «ogni anno, su queste destinazioni viaggiano milioni di passeggeri per una spesa totale annua di oltre 3 miliardi». Per Bruxelles questi soldi dovrebbero finire alle compagnie rivali. È la paradossale condizione per approvare la fusione tra Ita e Lufthansa.