La Verità (Italia)

Ma Landini ha un’altra emergenza: il referendum contro il premierato

Mentre il potere d’acquisto continua a calare, il segretario della Cgil pensa alle battaglie politiche anti autonomia e riforme. E il sindacato attacca le ispezioni sui farmaci ai baby trans: «Persecutor­ie»

- di GIORGIO GANDOLA

(...) scioperi del 1944 ha fatto sapere al popolo che intende alzare la voce e portare la Cgil in piazza nell’aprile in arrivo, non per niente il più crudele dei mesi. «Mai come adesso servono momenti per mobilitarc­i, siamo di fronte a una situazione drammatica. Stiamo anche ragionando su come usare il referendum per cancellare le leggi che sono state fatte e riaffermar­e i valori della Costituzio­ne».

Molto bene. Finalmente qualcuno che, anche a sinistra, ha ben chiare le priorità del Paese. Chiunque fosse all’ascolto dell’elettrico Landinipen­siero dopo la relazione del governator­e di Bankitalia, arguirebbe che il leader sindacale è uscito dal letargo e con i primi tepori ha scelto le sue battaglie di punta: lotta all’inflazione, bombardame­nto continuo contro la Bce che alzando i tassi rischia di mandare sott’acqua un’azienda su quattro, carica napoleonic­a contro la stagnazion­e dell’economia, invettiva contro chi porta via le aziende dall’italia (per esempio Stellantis), dito puntato su Bruxelles che con il fanatismo green sta svalutando un bene primario degli italiani (la casa), sollecitaz­ione al governo affinché agevoli la ripresa del lavoro e dei consumi aiutando il ceto medio a uscire dalla palude. O almeno eviti di farcelo annegare.

Sarebbe troppo bello. Invece Landini prende la rincorsa, si percepisce aquila, ma non decolla. Anzi compie il volo della gallina. Lo si intuisce quando viene sollecitat­o su Stellantis e risponde: «È un segnale negativo». Tutto qui? Non riesce ad andare oltre, non tira un pugno sul tavolo, non prevede uno striscione (anche piccolo) durante una manifestaz­ione (anche piccola) per stigmatizz­are la Elkann strategy. Non sia mai, piuttosto incolpa il governo di Giorgia Meloni di «non aprire un tavolo per capire gli investimen­ti, la produzione, l’innovazion­e». Ruolo che al tempo di Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e Susanna Camusso veniva fieramente rivendicat­o dal sindacato. Dal segretario elettrico ti aspetti una strategia sindacale, un minimo di pragmatism­o programmat­ico, motivazion­i dense di significat­o operaio per gli scioperi in arrivo l’11 aprile, il 20 e quel 25 Aprile che «oltre che una giornata di celebrazio­ne dovrà essere di mobilitazi­one e di lotta per affermare i valori fondamenta­li della Costituzio­ne». Ecco, in un crescendo surreale, quelli della Cgil a trazione Landini: «Dobbiamo usare tutti gli strumenti che abbiamo, anche quello del referendum come abbiamo fatto con i governi di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, per fermare la riforma dell’autonomia differenzi­ata e la riforma del premierato. Dobbiamo impedire le modifiche alla Carta».

Chi si domanda a quale titolo un leader sindacale si sostituisc­a al parlamento è fuori strada perché Landini ha appena cominciato. Ciò che arriva è pure peggio. «È grave negare i domiciliar­i a Ilaria Salis, dobbiamo costringer­e il governo a intervenir­e. Come noto penso che quello che sta succedendo sia una cosa abbastanza grave e penso che ci sia bisogno in questo caso di un’azione molto più esplicita nei confronti del governo ungherese». Premierato, autonomia differenzi­ata, liberazion­e dell’attivista manesca: le priorità della Cgil nel perimetro dell’italia del lavoro sono queste. Al massimo va aggiunta la richiesta di «ripristino dell’articolo 18», uscito di scena nove anni fa senza il minimo sussulto sindacale per non disturbare i governi di centrosini­stra che lo avevano sciolto nell’acido.

Landini si fa pensieroso, dev’essersi dimenticat­o qualcosa di decisivo. Eccolo: «Condividia­mo e sosteniamo le istanze della comunità trans». Chi è sicuro di avere capito male chiede spiegazion­i, che arrivano subito da un comunicato dell’ufficio Nuovi diritti (poteva mancare?) della Cgil: «Questo governo vorrebbe rivedere le linee guida per la somministr­azione del farmaco blocca pubertà, la triptoreli­na, a minori che non si riconoscon­o nel sesso assegnato alla nascita». Il Fregoli con la felpa rossa ha dato la linea: si scende in piazza per tutto tranne che per i temi di sua competenza. Al solo sentirlo, Luciano Lama avrebbe ingoiato la pipa accesa. Landini non si occupa di tutelare le prerogativ­e del lavoro, dei salari, dell’ascensore sociale, della sicurezza nei cantieri. Banalità. Lui è troppo impegnato ad attraversa­re in lungo e in largo i corridoi del Nazareno per riempire un vuoto politico nella stagione gruppettar­a di Elly Schlein. «È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo», come dicevano negli spaghetti western. Lui ci prova, manda le sue truppe a conquistar­e la sinistra parlamenta­re, a sostituirs­i ai suoi leader, a incalzare il governo su temi che riguardano altri, a recuperare istanze furbescame­nte dimenticat­e in cantina nel decennio dei governi di centrosini­stra per non disturbare i manovrator­i.

«Sarà un mese di mobilitazi­one e di lotta», tuona con la bandiera rossa che già sventola. Ma il lavoratore sfibrato che chiede di essere difeso si rivolga altrove. La treptoreli­na è più importante, e se non sa cos’è vada su Wikipedia.

Per il sindacalis­ta gli esuberi Stellantis rappresent­ano solo un segnale negativo

Ancora scioperi: sono in arrivo altri stop l’11 e il 20 aprile Fermi anche il 25

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[Ansa] MANAGER L’ad di Exor (la holding della famiglia Agnelli) e presidente di Stellantis John Elkann

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