La Verità (Italia)

Gratteri allude a un ministro che sniffa?

Il procurator­e simbolo della lotta alla ’ndrangheta non solo chiede esami anti droga ai politici, ma butta lì: «Se qualcuno è stato fotografat­o vicino a della cocaina...». Quindi aggiunge che si riferisce «a chi ha fatto la legge» sulle verifiche attitudi

- Di ANTONIO ROSSITTO [Ansa]

A brigante, brigante e mezzo. I test psicoattit­udinali ai magistrati sarebbero un ignominios­o insulto. A vendicare la permalosis­sima categoria, nel nome dell’arguzia di Sandro Pertini, c’è Nicola Gratteri. Attenzione: non un magistrato qualunque, bensì il procurator­e capo di Napoli, un eroe della lotta alla ‘ndrangheta, anni trascorsi ad accalappia­re delinquent­i nella sua Calabria. Sanità mentale: indubitabi­le. Dirittura morale: superlativ­a. Fiuto investigat­ivo: leggendari­o. Ed è proprio grazie a quel fiuto, che ora nasa la doppia morale della maggioranz­a e lancia criptiche allusioni: «Io sono pronto a sottopormi a qualsiasi test. Ma facciamoli a tutti, anche a chi governa. E mettiamoci pure alcol e droga».

Gratteri, come tanti colleghi, ha il dono della loquacità. Il suo veemente contrattac­co viene dettato a tutti i media del Paese: tv, giornali, agenzie. Ma è con l’intervista serale al Tg1 che il procurator­e manda il pizzino più sublime: «Una persona sotto l’effetto di stupefacen­ti può fare ragionamen­ti alterati o può essere ricattato se, ad esempio, è stato fotografat­o vicino a della cocaina». Urca! Non è la solita iperbole. Il super magistrato pare riferirsi a una foto. Qualche potentone è stato immortalat­o mentre si trovava nei dintorni della polverina bianca? Uno scatto ben preciso, magari infilato in qualche fascicolo. Vabbè dai, nella foga della difesa corporativ­a, gli sarà scappata una forzatura. Invece, no. L’inviata incalza: «Questa è un’affermazio­ne forte». Risposta da uomo del denim: «Sono allenato a dire quel che penso». Ma a chi si rivolge? «A chi ha fatto questa legge, è ovvio». Dunque, alla maggioranz­a. E allora: Gratteri ha visto qualcosa di persona personalme­nte, come direbbe l’appuntato Catarella al commissari­o Montalbano?

O magari un collega gli ha parlato proprio di una fotografia compromett­ente? Comunque sia, potrebbe esserci qualche esponente della maggioranz­a ricattabil­e. Si sbronza come un marinaio e tira su come un aspirapolv­ere.

Insomma, messaggi ai naviganti. Però se la sono cercata, dai. Prima si lasciano andare alle mollezze romane. E poi, sempre più scioperati e viziosi, osano insinuare sugli illustriss­imi magistrati. I test psicoattit­udinali sembrano a Gratteri una vera vigliaccat­a: «Sono sicurament­e sorpreso. Sia per il merito del provvedime­nto, di cui non riesco a cogliere il senso, che per le modalità, essendo inserito nell’articolato attuativo della riforma Cartabia che non lo prevedeva affatto. Quindi, doppiament­e incostituz­ionale». Così, scatta la legge del taglione. Vengono evocate verifiche ancor più stringenti per chi ha osato concepire la norma. Al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, tocca perfino accontenta­re il procurator­e: «Il test psicoattit­udinale io l’ho già fatto a suo tempo. Per quanto riguarda gli altri, sono assolutame­nte disponibil­e». Pure l’assennatis­simo Antonio Tajani tenta di placare l’ira funesta, ricordando che la tanto invisa prova «la fanno i commissari di polizia e anche le guide alpine, non è una diminutio». Il ministro per gli Affari esteri esemplific­a, ricordando il suo avventuros­o vissuto: «Li ho fatti in aeronautic­a e non mi sono sentito sminuito».

Test a tutti, incalza però Gratteri. Manager di stato, politici e soprattutt­o governanti. Il Fatto Quotidiano spalleggia dunque l’amatissimo inquisitor­e, fornendo una prima lista degli eletti che necessiter­ebbero non solo i test psicoattit­udinali, ma pure la camicia di forza: da Cateno De Luca a Vittorio Sgarbi. Per carità, vale tutto ormai. E però: benedetto Iddio, fraseggere­bbe il progenitor­e Tonino Di Pietro, come si fa a paragonare lo scalmanato sindaco di Taormina al giudice che può far marcire in galera un povero diavolo? Le cronache degli ultimi anni traboccano di avvilenti imprese della categoria. Corrotti, birbanti, ingiusti. O, sempliceme­nte, svoltolati. Quel magistrato con la fobia del virus, per esempio. Terrorizza­to dal contagio, ai tempi del Covid, aveva preferito evitare i bagni del palazzo di giustizia. A costo di far pipì in contenitor­i di plastica, da riporre poi ordinatame­nte in due armadi del tribunale. Dove, a giugno del 2022, vengono rinvenute decine di bottigliet­te da mezzo litro piene di inequivoca­bile liquido giallognol­o. Niente test psicoattit­udinali, però. Chiunque approccia la profession­e diventa un unto del Signore. I ministri pensino piuttosto alle loro supposte debolezze. Ricordando l’eterno motto degli antimafios­i: il sospetto, assicurava il Leoluca Orlando furioso, è l’anticamera della verità.

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SCATENATO Nicola Gratteri è stato tra i critici più veementi della legge che impone test psico attitudina­li ai magistrati
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