Il pacifista Tarquinio fa saltare le liste ai dem
Tutti contro tutti al Nazareno. La Picierno azzanna il capo che vuole correre: «Non siamo all’“isola dei famosi”». Bonaccini medita di sfilarsi. E intanto il partito si spacca sull’ex direttore di «Avvenire»: Orlando lo difende, Giani guida la fronda dei
Elly Schlein è sempre più una donna sola al comando: il Pd sulle candidature alle Europee sta andando letteralmente in frantumi. La scelta delle segretaria dem di candidarsi, pur sapendo di dover rinunciare al seggio se eletta a Bruxelles, ha suscitato l’ira delle donne del Pd penalizzate dallo schema che vedrebbe una capolista della società civile, un candidato maschio forte e poi la Schlein al terzo posto in tutte le circoscrizioni. Non solo la corrente interna che fa capo a Stefano Bonaccini, ma pure la sinistra di Andrea Orlando, che ha sostenuto la Schlein al congresso, sono sul piede di guerra: Elly vuole candidarsi per potersi presentare (soprattutto in tv) come l’alternativa a Giorgia Meloni, ma sta cadendo mani e piedi nella trappola del premier, che liscia il pelo a colei che si è scelta come avversaria più comoda, ben sapendo che si tratta, politicamente, di un «bacio della morte».
La vicepresidente uscente del Parlamento europeo, Pina Picierno, assai penalizzata dallo schema Schlein, non riesce a trattenersi: «La questione delle liste nel nostro partito», azzanna la Picierno a L’aria che tira, su La 7, «è iniziata in modo un po’ scomposto, perché è arrivata prima sui giornali e poi negli studi televisivi. Io credo debba essere riportata su un binario politico, e lo dico da militante del partito: le discussioni si fanno nelle direzioni dove vengono avanzate proposte. Insomma, non siamo certo l’isola dei famosi e non siamo neanche in un contest televisivo. Il Partito democratico», aggiunge la Picierno, «si è tenuto in piedi in questi anni grazie alla forza di tutti i nostri militanti, ritengo sia giusto ascoltare quello che pensano».
La Schlein e il presidente dell’emilia-romagna, Stefano Bonaccini, ieri hanno avuto un vertice di tre ore e mezza: «Incontro positivo», hanno fatto sapere al termine, «al lavoro insieme su elezioni europee, regionali e amministrative». Come no: a quanto ci risulta i problemi invece sono tutti sul tavolo, con Bonaccini che potrebbe anche sfilarsi dalle liste. Come se non bastassero i guai, arriva la politica estera a complicare ancora di più il quadro. Le voci su una candidatura nell’italia centrale di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, schierato su posizioni pacifiste sulla guerra in Ucraina, fanno insorgere l’ala più bellicista del Pd.
«Tarquinio? Ritengo», dice il presidente della Toscana, Eugenio Giani, al Quotidiano nazionale, «che in questo collegio ci siano già persone in grado di rappresentarlo. Da Dario Nardella a Nicola Zingaretti, alla stessa segretaria Elly Schlein. Ci sono poi Matteo Ricci e Alessia Morani. Il Pd eleggerà probabilmente quattro eurodeputati e queste persone sarebbero già un valore positivo per il nostro territorio». Giani sottolinea anche di non aver condiviso le posizioni di Tarquinio sull’ucraina, «che sta combattendo una battaglia per la democrazia e per l’europa». L’eterno ritorno dell’identico: furono i pasdaran dem pro Nato, a partire dall’allora segretario Enrico Letta, a impedire alle politiche del 2022 l’alleanza con il M5s, consegnando su un piatto d’argento la vittoria alla Meloni, che intanto si era allineata a Washington e dava garanzie di assoluta affidabilità atlantista.
Lia Quartapelle, deputata pd da sempre schierata su posizioni intransigenti sulla guerra, attacca pubblicamente l’ipotesi Tarquinio: «Tra le cose che leggiamo sui giornali, ormai da mesi, sulle liste per le elezioni europee», si scandalizza la Quartapelle, «si ventila anche la possibilità che Tarquinio, giornalista esperto e opinionista dalle posizioni nette e note, venga candidato dal Pd. I giornali sottolineano sia la sua linea contraria all’autodifesa dell’ucraina, sia le affermazioni a sostegno della famiglia tradizionale e contro il diritto di abortire in modo sicuro. Tarquinio condivide il programma di lavoro che ci siamo dati per i prossimi anni? Se si vuole imporre un cambiamento di rotta politica, lo si faccia apertamente, con una discussione esplicita negli organismi di partito deputati, non con le candidature. Sull’ucraina», aggiunge la Quartapelle, «il Pd si è sempre schierato a sostegno di Kiev, votando per l’invio delle armi». Il post registra i like della stessa Picierno e di Valeria Valente e Simona Malpezzi, senatrici dem che da settimane stanno spiegando, anche per iscritto, a Elly Schlein, che la sua candidatura alle Europee danneggia le donne del partito.
I «no» a Tarquinio fanno perdere la pazienza al leader della sinistra interna, Andrea Orlando, che pure aveva sostenuto la Schlein in chiave rinnovamento: «A me sembra», dice Orlando a Fanpage, «che questa discussione sia un po’ da matti. Abbiamo la disponibilità dell’ex direttore di Avvenire, che parla di un tema importante: la pace. Parla al mondo cattolico, con cui il Pd dice di voler costruire un rapporto più solido e forte. A questo punto un passo indietro sulla candidatura di Tarquinio», aggiunge Orlando, «sarebbe una rottura con il mondo cattolico. Ed è strano che si debba segnalare questa cosa proprio alle parti del partito che da tempo pongono la questione del rapporto con quel mondo». A favore della candidatura di Tarquinio anche Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini.