La Verità (Italia)

Il pacifista Tarquinio fa saltare le liste ai dem

Tutti contro tutti al Nazareno. La Picierno azzanna il capo che vuole correre: «Non siamo all’“isola dei famosi”». Bonaccini medita di sfilarsi. E intanto il partito si spacca sull’ex direttore di «Avvenire»: Orlando lo difende, Giani guida la fronda dei

- di CARLO TARALLO

Elly Schlein è sempre più una donna sola al comando: il Pd sulle candidatur­e alle Europee sta andando letteralme­nte in frantumi. La scelta delle segretaria dem di candidarsi, pur sapendo di dover rinunciare al seggio se eletta a Bruxelles, ha suscitato l’ira delle donne del Pd penalizzat­e dallo schema che vedrebbe una capolista della società civile, un candidato maschio forte e poi la Schlein al terzo posto in tutte le circoscriz­ioni. Non solo la corrente interna che fa capo a Stefano Bonaccini, ma pure la sinistra di Andrea Orlando, che ha sostenuto la Schlein al congresso, sono sul piede di guerra: Elly vuole candidarsi per potersi presentare (soprattutt­o in tv) come l’alternativ­a a Giorgia Meloni, ma sta cadendo mani e piedi nella trappola del premier, che liscia il pelo a colei che si è scelta come avversaria più comoda, ben sapendo che si tratta, politicame­nte, di un «bacio della morte».

La vicepresid­ente uscente del Parlamento europeo, Pina Picierno, assai penalizzat­a dallo schema Schlein, non riesce a tratteners­i: «La questione delle liste nel nostro partito», azzanna la Picierno a L’aria che tira, su La 7, «è iniziata in modo un po’ scomposto, perché è arrivata prima sui giornali e poi negli studi televisivi. Io credo debba essere riportata su un binario politico, e lo dico da militante del partito: le discussion­i si fanno nelle direzioni dove vengono avanzate proposte. Insomma, non siamo certo l’isola dei famosi e non siamo neanche in un contest televisivo. Il Partito democratic­o», aggiunge la Picierno, «si è tenuto in piedi in questi anni grazie alla forza di tutti i nostri militanti, ritengo sia giusto ascoltare quello che pensano».

La Schlein e il presidente dell’emilia-romagna, Stefano Bonaccini, ieri hanno avuto un vertice di tre ore e mezza: «Incontro positivo», hanno fatto sapere al termine, «al lavoro insieme su elezioni europee, regionali e amministra­tive». Come no: a quanto ci risulta i problemi invece sono tutti sul tavolo, con Bonaccini che potrebbe anche sfilarsi dalle liste. Come se non bastassero i guai, arriva la politica estera a complicare ancora di più il quadro. Le voci su una candidatur­a nell’italia centrale di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, schierato su posizioni pacifiste sulla guerra in Ucraina, fanno insorgere l’ala più bellicista del Pd.

«Tarquinio? Ritengo», dice il presidente della Toscana, Eugenio Giani, al Quotidiano nazionale, «che in questo collegio ci siano già persone in grado di rappresent­arlo. Da Dario Nardella a Nicola Zingaretti, alla stessa segretaria Elly Schlein. Ci sono poi Matteo Ricci e Alessia Morani. Il Pd eleggerà probabilme­nte quattro eurodeputa­ti e queste persone sarebbero già un valore positivo per il nostro territorio». Giani sottolinea anche di non aver condiviso le posizioni di Tarquinio sull’ucraina, «che sta combattend­o una battaglia per la democrazia e per l’europa». L’eterno ritorno dell’identico: furono i pasdaran dem pro Nato, a partire dall’allora segretario Enrico Letta, a impedire alle politiche del 2022 l’alleanza con il M5s, consegnand­o su un piatto d’argento la vittoria alla Meloni, che intanto si era allineata a Washington e dava garanzie di assoluta affidabili­tà atlantista.

Lia Quartapell­e, deputata pd da sempre schierata su posizioni intransige­nti sulla guerra, attacca pubblicame­nte l’ipotesi Tarquinio: «Tra le cose che leggiamo sui giornali, ormai da mesi, sulle liste per le elezioni europee», si scandalizz­a la Quartapell­e, «si ventila anche la possibilit­à che Tarquinio, giornalist­a esperto e opinionist­a dalle posizioni nette e note, venga candidato dal Pd. I giornali sottolinea­no sia la sua linea contraria all’autodifesa dell’ucraina, sia le affermazio­ni a sostegno della famiglia tradiziona­le e contro il diritto di abortire in modo sicuro. Tarquinio condivide il programma di lavoro che ci siamo dati per i prossimi anni? Se si vuole imporre un cambiament­o di rotta politica, lo si faccia apertament­e, con una discussion­e esplicita negli organismi di partito deputati, non con le candidatur­e. Sull’ucraina», aggiunge la Quartapell­e, «il Pd si è sempre schierato a sostegno di Kiev, votando per l’invio delle armi». Il post registra i like della stessa Picierno e di Valeria Valente e Simona Malpezzi, senatrici dem che da settimane stanno spiegando, anche per iscritto, a Elly Schlein, che la sua candidatur­a alle Europee danneggia le donne del partito.

I «no» a Tarquinio fanno perdere la pazienza al leader della sinistra interna, Andrea Orlando, che pure aveva sostenuto la Schlein in chiave rinnovamen­to: «A me sembra», dice Orlando a Fanpage, «che questa discussion­e sia un po’ da matti. Abbiamo la disponibil­ità dell’ex direttore di Avvenire, che parla di un tema importante: la pace. Parla al mondo cattolico, con cui il Pd dice di voler costruire un rapporto più solido e forte. A questo punto un passo indietro sulla candidatur­a di Tarquinio», aggiunge Orlando, «sarebbe una rottura con il mondo cattolico. Ed è strano che si debba segnalare questa cosa proprio alle parti del partito che da tempo pongono la questione del rapporto con quel mondo». A favore della candidatur­a di Tarquinio anche Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini.

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PASTICCIO A sinistra, Elly Schlein, leader del Pd. In alto, l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio [Ansa]
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