Meloni in Libano: «La pace non si fa con le parole ma con la deterrenza»
Gaffe del leader di Beirut in aeroporto: scambia la segretaria per il premier italiano
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in visita alla base «Millevoi» di Shama, dove sono di stanza contingenti italiani dispiegati in Libano, ha portato ai nostri militari, 1.300 tra missioni Unifil e Mibil, la riconoscenza e la vicinanza del governo e dell’italia per l’impegno profuso in un quadro di sicurezza fortemente deteriorato, a tutela della pace e della sicurezza internazionali.
Chiaro il riferimento ai conflitti in corso nell’analisi della Meloni: «Il Libano riveste un ruolo fondamentale nel Medio Oriente, voi lo sapete bene. Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, intere aree del Paese si sono improvvisamente incendiate, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare quel rischio di propagazione delle fiamme e voi siete parte di quello che noi possiamo fare, siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio». E più nettamente ha aggiunto: «Bisogna fare ogni sforzo per evitare che la situazione lungo il confine con Israele peggiori». Del resto, nell’incontro con il premier libanese uscente Najib Miqati (protagonista di una gaffe all’aeroporto avendo scambiato la premier con la segretaria particolare Patrizia Scurti) aveva ribadito la strategia nell’ambito Onu: sostenere l’esercito di Beirut per evitare una escalation al confine Sud fra i gruppi di Hezbollah e Israele. «Un lavoro importante ieri che diventa fondamentale oggi», secondo il premier che ha sottolineato: «La pace non si costruisce con i buoni sentimenti e con le belle parole, la pace è soprattutto deterrenza, impegno e sacrificio. Non può esserci pace se non c’è anche rispetto e il rispetto che l’italia è riuscita a costruire in nazioni e territori come questi. E buona parte del nome che noi abbiamo in contesti come questo è costruito dal lavoro che voi fate ogni giorno». Rivolgendosi ai militari, Meloni ha evidenziato che il Paese deve essere consapevole di quello che garantiscono con tanti sacrifici: «Chi non vede i figli crescere, chi non può riunirsi alla famiglia nei giorni di festa, chi non può trascorrere del tempo con mogli, mariti e fidanzati. Una dedizione esemplare che merita rispetto e riconoscimento, complice il nobile obiettivo, ossia costruire e garantire quella pace della quale in tanti soprattutto in questo momento si riempiono la bocca comodamente seduti dal divano di casa loro». Guardando con gli occhi lucidi donne e uomini in divisa, il presidente del consiglio ha ribadito: «L’italia vi è grata. Sono qui soprattutto a dire grazie, dire grazie a nome dell’italia per aver scelto di indossare la divisa, grazie per aver capito che indossare quella divisa significa sapere usare la testa e il cuore, per aver accettato di venire fino a qui, In Libano, dove da decenni è un pezzo fondamentale della missione Unifil, in una terra culla di tante civiltà, un tempo modello di convivenza. Il Libano riveste un ruolo fondamentare nel Medio Oriente, voi lo sapete bene». Infine il richiamo patriottico: «Il giorno di Pasqua io sarò con la mia famiglia e voi no. E allora anche per questo sono qui, se è vero che la patria è una madre, ed è vero, allora qualsiasi madre che possa farlo, se ha un figlio lontano, quando arrivano le feste lo raggiunge per dirgli la tua famiglia c’è, la tua famiglia è fiera di te. E sono molto contenta di avere l’occasione di pranzare con voi oggi come fanno tutte le famiglie. Per ricordarci che noi siamo tutti legati indipendentemente da quale sia il nostro ruolo operiamo per il buon nome della nostra famiglia». La visita della Meloni si è conclusa con il pranzo nella mensa della base e la partita a calciobalilla con i militari che le hanno donato un mazzo di rose bianche e rosse, che con le foglie componevano il tricolore. Lei aveva portato un grande uovo di Pasqua con la bandiera come sorpresa.
Sempre ieri la premier ha mandato su X gli «auguri alla nostra Aeronautica Militare, da oltre un secolo al servizio della nazione».