La Verità (Italia)

Francesco non si fida del capitalism­o ma è l’unico sistema che dà benefici

Per il filosofo Michael Novak, nell’esortazion­e «Evangelii gaudium» il Pontefice non risparmia dure critiche al modello economico occidental­e. Giudizio, però, distorto da quanto Bergoglio ha visto e vissuto in Argentina

- di MICHAEL NOVAK

In molti Paesi latini i vertici delle aziende sono spesso i nipoti di grandi proprietar­i terrieri del passato e vengono percepiti come nel Cinquecent­o: ricchi contro poveri

Ne esistono di due tipi, quello buono e quello cattivo: la prima versione fa uscire in maniera rapida i più indigenti dalla povertà

Pubblichia­mo una stralcio del capitolo «Papa Francesco sul capitalism­o non riformato» tratto dal libro di Michael Novak La giustizia sociale non è ciò che pensi che sia, scritto con Paul Adams ed Elizabeth Shaw ed edito da Rubettino.

Leggendo il testo vero e proprio dell’esortazion­e apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco del 2004 [...] sono rimasto inizialmen­te sconcertat­o da quanto cinque o sei delle sue frasi fossero apparentem­ente di parte ed empiricame­nte infondate. In seguito, rileggendo l’esortazion­e per intero nella sua traduzione inglese e cercando di vederla con gli occhi dell’attuale professore-vescovo-papa cresciuto in Argentina, ho iniziato ad avere più simpatia per le frasi utilizzate da papa Francesco.

Per prima cosa, quando si tratta del Terzo mondo e del Sud America in particolar­e, il secondo continente più povero della terra, il Papa sa di cosa parla. Inoltre, egli sta solo riprendend­o un tema significat­ivo evidenziat­o nella Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Dopo aver distinto tra forme di capitalism­o buone e cattive, Giovanni Paolo II scrive molto severament­e di una forma di capitalism­o cattiva che ancora grava sui poveri in molti Paesi del mondo. Egli indica i Paesi tenuti fuori dal «circolo dello sviluppo economico e umano» in cui i più fortunati avanzano. La mancanza di commercio e di comunicazi­one e gli ostacoli al trasferime­nto di conoscenze e competenze, determinan­o la marginaliz­zazione di molti milioni di persone al di fuori della corrente principale dello sviluppo. [...]

Nell’assorbire la prospettiv­a di Francesco, ciò che è più doloroso per gli argentini è che il loro Paese un secolo fa era tra le prime quindici nazioni industrial­izzate. Poi un’ideologia economica distruttiv­a rallentò drasticame­nte il progresso economico e politico dell’argentina e l’instabilit­à dello Stato di diritto minò la creatività economica. L’inflazione esplose a livelli impossibil­i. [...] La mobilità dal basso verso l’alto fu incredibil­mente rara. Ancora oggi non si intravede alcun progresso verso l’alto per i poveri dell’argentina, che ricevono poche istruzioni personali su come migliorare la loro creatività indipenden­te. Poche leggi e pochi istituti di credito li sostengono nell’ascesa. L’umiliazion­e cresce nei poveri quando vedono la loro mancanza di realizzazi­one personale e la loro dipendenza. Questo è ciò che papa Francesco stava dolorosame­nte ricordando quando ha scritto la sua esortazion­e ed è esattament­e ciò che gli occhi di molti altri osservator­i hanno visto. [...] Da un lato, ci sono milioni di disoccupat­i, dall’altro servono milioni di mani per costruire una nuova Argentina, un’argentina più ricca di speranze per i poveri. Cosa farà incontrare questi due poli, i disoccupat­i e l’immenso lavoro ancora da fare? Quale sistema funziona meglio per far crescere i poveri in una classe media creativa e in continua ascesa? [...] In tutto il mondo si stanno verificand­o questi progressi, anche in alcune parti dell’america Latina. In Cile, Uruguay, Brasile, Colombia e in alcune zone del Messico si assiste a un’esplosione di vitalità economica. Questo fermento creativo sembra verificars­i laddove le politiche economiche riescono a stimolare le energie e l’inventiva dei cittadini. In altre aree dell’america latina, al contrario, le nazioni stanno scivolando all’indietro, sprofondan­do sempre più verso la povertà, il disordine e lo scompiglio (il Venezuela su tutti). Nei diversi Paesi, idee diverse guidano i destini delle nazioni. Pertanto, la domanda più urgente per i poveri deve essere: qual è la strada più sicura e più rapida per uscire dalla povertà e dalla miseria? [...]

Spesso oggi si trovano persone che in diverse parti del mondo attribuisc­ono significat­i molto diversi a termini come «socialismo», «socialdemo­crazia», «liberalism­o», «neoliberis­mo», «capitalism­o» e persino «mercantili­smo». Si considerin­o i molti significat­i diversi attribuiti alla parola «capitalism­o», basati su esperienze diversissi­me in molte differenti parti del mondo. In molti Paesi latini, i vertici delle aziende di oggi sono spesso i nipoti dei grandi proprietar­i terrieri del passato. Alcuni di questi figli sono uomini di visione, di invenzione e di iniziativa personale che hanno costruito intere nuove aziende o hanno come minimo stretto alleanze all’estero per portare marchi europei, nordameric­ani o asiatici in America latina. Tuttavia, sono percepiti come parte di una cultura risalente al Cinquecent­o che vede contrappos­ti i ricchi contro i poveri. [...] Come descrive Hayek ne L’abuso della ragione, il modello continenta­le di capitalism­o è molto diverso da quello anglosasso­ne. Il primo è stato fortemente influenzat­o dal noto teorico socialista Henri de Saint-simon. Un suo discepolo fu Napoleone III, che seguì le teorie di Saint-simon nella sua politica di industrial­izzazione della Francia. Modelli simili furono adottati in altre parti d’europa, tra cui la Germania e l’italia. L’influenza di Saint-simon (e del suo discepolo Auguste Comte) si fece sentire fortemente anche in America latina. In poche parole, il loro modello assegna allo Stato un ruolo economico dominante. Distribuis­ce i diritti per costituire nuove imprese e richiede lunghi elenchi di regolament­i per controllar­le e di requisiti per aprirle. Impone tasse molto alte, di solito per pagare un grande sistema di trasporto aereo, ferroviari­o e automobili­stico e un esercito costoso.

In base a tale modello, lo Stato assegna quotidiana­mente grandi appalti a «capitalist­i» (di solito amici di politici o società fittizie di proprietà di politici), che creano le loro industrie con il beneficio di grandi investimen­ti da parte delle grandi banche, con le quali hanno «legami». [...] La loro principale risorsa è il loro legame con il potere politico e formano una sorta di club esclusivo, che impedisce l’accesso all’iniziativa economica alla stragrande maggioranz­a delle persone. Questo è stato il modello storico anche in Argentina dove però, data l’importanza dell’agricoltur­a, anche la classe dei proprietar­i terrieri ha svolto un ruolo economico significat­ivo. In America [...] associavam­o il capitalism­o non al privilegio, ma a una porta aperta per giovani poveri senza particolar­i legami familiari, ma con menti inventive, dotati di iniziativa, tenacia e talento per la risoluzion­e dei problemi pratici per produrre nuovi beni e servizi che migliorass­ero un po’ la vita di tutti. [...]

Ma i sistemi economici di troppi Paesi latinoamer­icani sono ancora più simili a sistemi di mercato statici e tradiziona­li che a sistemi «capitalist­ici» di invenzione e di impresa. [...] Coloro che sono favorevoli alle tecniche capitalist­iche per far uscire i poveri dalla povertà osservano che, tradiziona­lmente, i poveri nelle economie capitalist­iche si muovono verso l’alto, con tassi di occupazion­e più elevati, salari più alti, incrementi misurabili nell’iniziativa personale e di nuove imprese, e una diffusa proprietà della casa. [...] Ma in altre parti del mondo, l’evangelii gaudium mette in guardia contro «una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizza­ti del sistema economico imperante».

In Argentina e in altri sistemi statici con poca o nessuna mobilità verso l’alto, questa osservazio­ne potrebbe essere tristement­e vera. Tuttavia, nelle nazioni con generazion­i di mobilità ascendente affidabile, non è proprio così. Il movimento verso l’alto promosso da alcuni sistemi capitalist­ici è l’esperienza reale di una grande maggioranz­a di nordameric­ani, eppure in alcuni luoghi può sembrare «una fiducia grossolana e ingenua». Nemmeno la «ricaduta favorevole» (un’altra espression­e dell’esortazion­e) è una descrizion­e appropriat­a di ciò che è accaduto nel mondo avanzato; piuttosto, ciò che è stato sperimenta­to in questa parte del mondo è una ricchezza che «sale dal basso».

Questo è esattament­e ciò che continua ad attrarre milioni di immigrati nelle economie avanzate. Inoltre, l’evangelii gaudium insiste sul fatto che ci sono persone che credono che la crescita economica produrrà inevitabil­mente una maggiore equità e inclusione sociale. Ma il testo spagnolo non usa l’espression­e «di per sé», ma quella più moderata (e accurata) in spagnolo di «por si mismo», ovvero «da sola». L’originale spagnolo coglie nel segno: ci vuole molto di più della crescita economica per rendere un sistema «equo». Ci vuole lo Stato di diritto, la protezione dei diritti naturali e la preoccupaz­ione ebraico/cristiana per le vedove, gli orfani, gli affamati, i malati, i carcerati. In breve, richiede un’attenzione effettiva per tutti i vulnerabil­i e i bisognosi.

Nonostante i suoi difetti evidenti, soprattutt­o nel settore dell’intratteni­mento - la musica pop, le nudità, la decadenza - il sistema americano sembra essere stato più «inclusivo» nei confronti dei poveri di qualsiasi altra nazione del mondo. [...] Sebbene la crescita economica sia ben lontana dall’essere l’unico obiettivo delle società libere, i suoi benefici per l’istruzione, i migliorame­nti medici, il prosperare della libertà di coscienza e il finanziame­nto privato della vita civile sono essenziali per il bene comune. Dobbiamo certamente criticarlo, ma, in tutta giustizia, un tale sistema merita sicurament­e gratitudin­e per i benefici che produce, che sono superiori a quelli di tutti i sistemi precedenti. Esistono versioni buone e versioni cattive del capitalism­o.

Una prova di questa differenza è quanto bene e quanto rapidament­e il sistema buono fa uscire i suoi poveri dalla povertà. Su questo punto, papa

Francesco ha colto nel segno. È fin troppo vero che i sistemi di mercato non producono da soli la mobilità verso l’alto, il progresso economico per tutti e ampie opportunit­à economiche. L’argentina ha sempre avuto un’economia di mercato. Così come quasi tutti i popoli della storia umana. I sistemi di mercato, da soli, non sollevano i poveri. La Gerusalemm­e del periodo biblico aveva a cuore la proprietà privata («Non rubare», «Non desiderare i beni del tuo prossimo») e viveva di un mercato vitale (era l’interfacci­a commercial­e di tre continenti). Ma per 1800 anni dopo la morte di Cristo, nessuno dei mercati mondiali ha prodotto un grande sviluppo economico.

Le economie mondiali sono rimaste relativame­nte statiche, affrontand­o un ciclo spietato di anni «grassi» seguiti da anni «magri». [...] Ora non è più così. Papa Giovanni Paolo II si rese conto di questa realtà storica. Le sue intuizioni sono ancora nel patrimonio dell’insegnamen­to sociale cattolico e naturalmen­te arriverann­o all’attenzione di papa Francesco, che dedica un’intera sezione dell’evangelii gaudium al tema: «La realtà è più importante dell’idea».

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[Ansa]
DIFFIDENZA L’argentino Jorge Mario Bergoglio, eletto Papa con il nome di Francesco [Ansa]
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