A «Mirafuori» non si produce più mentre Tavares intasca 36 milioni
Altre due settimane di cassa integrazione a Torino e l’assemblea approva il compenso dell’ad di Stellantis (30% di no). Si rafforza il sito nella Lorena. I cinesi di Dongfeng trattano con il governo: produzione in Italia
Nei primi tre mesi del 2024 la produzione a Mirafiori si è dimezzata. I circa 2.800 operai hanno lavorato a giorni alterni (nel senso che uno era di lavoro e l’altro di riposo) sulle due linee, Maserati e 500 Bev. E sembra che il peggio debba ancora arrivare. Proprio ieri Stellantis ha annunciato altra cassa integrazione per i 1.260 addetti impegnati sulla 500 Bev e i 960 alle prese con le Maserati: si parte il 22 aprile e si chiude, a questo punto viene da pensare «forse», il 6 maggio.
Dire che nello storico sito, ribattezzato tra il serio e il faceto “Mirafuori” ormai si produce poco o nulla è purtroppo assai vicino alla realtà delle cose.
Una realtà che stride con il resto del mondo Stellantis. Ieri era giornata di assemblea. E gli azionisti erano chiamati a esprimere il loro voto sulle retribuzioni del management. Retribuzioni che avevano fatto molto discutere. Soprattutto una, quella da 36,5 milioni di euro dell’amministratore delegato Carlos Tavares. Qualcuno fa notare che il manager portoghese riceverà un compenso di 13,5 milioni al quale vanno aggiunti un superbonus da 10 milioni per le nozze del 2021 Psa e Fca e 13 milioni di incentivi a lungo termine che saranno assegnati al raggiungimento di determinati
MANAGER
obiettivi. Certo, ma sommando sempre a quota 36,5 si arriva. Tanti. Se pensiamo che nel 2022 ne aveva ricevuti 14,9, alla cassa integrazione dei lavoratori italiani e al fatto che la busta paga dell’ad corrisponde ormai allo stipendio di circa 1.000 operai di «Mirafuori». Molti di più rispetto a quelli che stanno lavorando adesso a Torino.
Lo stipendio di Tavares è stato approvato con il 70% dei voti favorevoli e il 30% contrari. Non pochi. Se pensiamo che lo scorso anno i contrari erano stati il 10% in meno e se ricordiamo che i principali soci di Stellantis, Exor, la holding della famiglia Agnelli, con il 14,2%, Peugeot con il 7,1% e il governo francese, tramite Bpi, con il 6,1%, essendo azionisti di lungo corso, hanno chiesto e ottenuto, dopo tre anni di possesso delle loro quote, di aumentare i diritti di voto in assemblea: Exor ha pesato quindi per il 23,13%, Peugeot per l’11,1% e Bpi per il 9,6%.
Insomma, si partiva con ogni probabilità con il 43,8% di voti pro Tavares.
Ma la realtà di «Mirafuori» stride anche con gli altri annunci arrivati dalla casa madre nelle scorse ore. Il lancio, per esempio, dei nuovi motori elettrici M2 e M4, che vanno ad aggiungersi
all’m3, presso il sito di Trémery nella Lorena. Nel 2024 avranno una capacità produttiva di oltre un milione di motori all’anno. La storia degli impianti di Tremery e Metz è esemplificativa perché rappresenta un precedente di successo nel passaggio dai vecchi motori all’elettrico. Nella Lorena c’era uno dei maggiori siti di motori diesel al mondo che in pochi anni è stato riconvertito grazie al training e alle 10.000 ore di formazione verso l’elettrico che Stellantis ha garantito ai suoi dipendenti, rientrano in un pacchetto da 70.000 ore dedicato ai esclusivamente ai lavoratori transalpini della multinazionale.
«In Italia», evidenzia il segretario generale Fim-cisl Torino Rocco Cutrí, «l’azienda attende gli incentivi, non ancora disponibili, come la panacea a tutti i mali, ma non è così. Servono soluzioni industriali che si affianchino alle attuali produzioni. L’azienda lavori sull’anticipo delle produzioni Maserati e sull’assegnazione di produzioni ibride a Mirafiori che garantiscano maggiori segmenti di mercato».
In mancanza di iniziative da parte di Stellantis, i nuovi modelli elettrici in Italia li vogliono costruire le case cinesi. Bloomberg ieri ha rivelato delle trattative preliminari tra Dongfeng Motor e il governo italiano per individuare un sito dove produrre automobili.
«L’italia è uno dei più grandi mercati automobilistici europei e per un costruttore cinese avere una produzione locale significa poter fornire tutti gli altri paesi della zona», ha evidenziato Qian Xie, responsabile delle operazioni della casa asiatica in Europa. Dongfeng, uno dei primi 3 produttori cinesi che mantiene ancora una piccola partecipazione azionaria in Stellantis (1,5%), sta valutando la costruzione di un impianto da 100.000 veicoli all’anno.
Da ricordare che lo stesso Tavares pochi giorni fa aveva avvertito della necessità di prendere «decisioni impopolari» se un produttore cinese di veicoli elettrici dovesse aprire uno stabilimento in Italia.
Diciamo che si sta portando avanti.