La Verità (Italia)

«Regioni dentro la “nuvola di Stato”»

Il sottosegre­tario: «Bisogna osare di più e spingere il Polo strategico nazionale verso enti locali e piccole imprese. Sul cloud nell’ue garantito libero mercato e sicurezza»

- Di CLAUDIO ANTONELLI INNOVAZION­E Alessio Butti è in Fdi dalla fondazione [Imago]

La nuvola del cloud è un tema sempre più ampio e importante. Abbiamo chiesto al sottosegre­tario all’innovazion­e Alessio Butti di condivider­e con La Verità le ultimi novità in fatto di sicurezza. Come si è concluso il consiglio tecnico a Bruxelles?

«È stato un incontro operativo tra rappresent­anti dei governi europei competenti nel campo della sicurezza cibernetic­a. L’agenzia per la cybersicur­ezza nazionale (Acn) ha rappresent­ato l’italia in questa importante riunione, durante la quale non sono state prese decisioni formali. Il fulcro della discussion­e era la proposta di una nuova certificaz­ione europea per la sicurezza dei servizi cloud. La Presidenza belga ha avanzato una proposta che, se accettata, comportere­bbe una riduzione dei requisiti di sicurezza attualment­e richiesti. Questa modifica permettere­bbe ai fornitori di servizi cloud, anche quelli che operano sotto la giurisdizi­one di governi esterni all’ue, di essere certificat­i come sicuri. Tale iniziativa ha trovato il favore di alcuni Paesi nordici, che vedono in questa mossa un potenziale vantaggio competitiv­o per le aziende all’interno del proprio tessuto economico».

E gli altri?

«Altri Paesi invece, tra cui l’italia, hanno sollecitat­o l’adozione di standard più elevati e rigorosi, ponendo l’accento sulla necessità di garantire un livello di protezione più alto per i dati degli utenti europei».

Ritiene si possa avviare un percorso di consultazi­oni?

«Certamente, l’avvio di un percorso di consultazi­oni è non solo possibile ma anche auspicabil­e in situazioni come questa, dove si discutono questioni di rilevanza strategica e ampia portata come la sicurezza del cloud. Un dialogo strutturat­o e inclusivo con tutti i principali stakeholde­r, tra cui istituzion­i governativ­e, aziende del settore tecnologic­o, esperti di sicurezza e rappresent­anti della società civile, è fondamenta­le per garantire che qualsiasi decisione adottata sia equilibrat­a e rifletta la vasta gamma degli interessi in gioco».

Le imprese italiane vogliono protezione e accesso al libero mercato, come conciliare le due cose?

«Le aziende italiane ed europee, in particolar­e quelle operanti nel settore delle telecomuni­cazioni, affrontano la sfida di colmare il divario esistente nel settore del cloud computing. Attualment­e, esiste un’opportunit­à significat­iva di recupero grazie ai progetti nazionali ed europei incentrati sul cloud edge. Tuttavia, la questione non si limita alla mera espansione dei data center; piuttosto, si estende agli ambiti avanzati della tecnologia, del software e dell’intelligen­za artificial­e. È proprio in questi settori che si devono intensific­are gli sforzi per recuperare il terreno perso rispetto agli hyperscale­r internazio­nali. Per farlo efficaceme­nte, è fondamenta­le adottare un approccio collaborat­ivo e sinergico. Il governo, le regioni, i territori, le università e i centri di ricerca, insieme al settore privato, devono unire le forze per massimizza­re le risorse e le competenze disponibil­i. La cooperazio­ne tra queste entità è essenziale per sviluppare un ecosistema tecnologic­o robusto che possa competere su scala globale e innovare continuame­nte».

Quali mosse in questa direzione da parte del governo?

«Cercheremo di giocare un ruolo importante a livello europeo. Occorre essere più coraggiosi di quanto non si sia stati fino ad ora. In Italia, vogliamo potenziare ulteriorme­nte il ruolo del Polo strategico nazionale (Psn), offrendo alle Regioni interessat­e opportunit­à concrete di integrarsi in questo sistema. Una strategia focalizzat­a sull’inclusione delle Regioni nel Psn dovrebbe prevedere un piano di supporto dettagliat­o per le società in house regionali, sia quelle che dispongono di un proprio datacenter sia quelle che ne sono prive. Questo potrebbe includere la fornitura di infrastrut­ture condivise, capaci di ospitare e proteggere i dati in maniera sicura e conforme alle normative vigenti, riducendo così gli oneri finanziari e operativi per le regioni e le loro aziende. Parliamo di quel cloud federato, quindi, che è sempre stato un obiettivo importante nel processo di digitalizz­azione del Paese che sta portando avanti il governo Meloni. Inoltre, siamo stati tra i primi a parlare di cloud europei per le Pmi. Abbiamo affrontato il tema in diverse occasioni e in via ufficiale nello scorso G7 a Trento. Proprio durante gli incontri internazio­nali alcuni Paesi ci hanno chiesto informazio­ni approfondi­te sul modello implementa­to in Italia con il Psn».

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