Serve una strategia per uscire dal pantano di Kiev
La situazione ucraina ha ormai preso una piega molto diversa da quella che l’occidente immaginava e lo sviluppo delle tensioni in Medio Oriente non ha fatto altro che relegare ulteriormente il conflitto nelle quinte della scena internazionale. Ormai pare farsi strada la necessità di trovare una scappatoia, che al contempo però riesca, almeno in parte, a giustificare i due inutili anni di morte e distruzione e non sarà per niente facile. L’europa rimarrà con la scopa in mano a raccogliere i cocci, senza più il gas russo, con un partner commerciale importante in meno e quel senso di disorientamento tipico di chi non si capacita dell’accaduto. Forse sarebbe bastato un pizzico di lungimiranza nei dieci anni precedenti lo scoppio delle ostilità per evitare questa tragedia in Ucraina e magari avrebbe aiutato che una delle parti in causa non avesse «brigato» in quel Paese, leggi famiglia Biden, scrivi Victoria Nuland. Difficile a dirsi e la certezza non l’avremo mai. Di sicuro, ora non sarà affatto semplice e a buon mercato per l’europa fare marcia indietro, pur se continuare pare essere solo peggio. Le armi scarseggiano al fronte ma anche negli arsenali degli «alleati» e alcuni Paesi fra i quali Spagna, Romania e anche l’agguerrita Polonia hanno bloccato le consegne per il timore di rimanere sguarniti. Di questo passo la conclusione non potrà che essere quella che sta già suggerendo il campo di battaglia e chi avesse a cuore il destino dell’ucraina farebbe bene a capirlo velocemente e a fare di tutto per fermare questa mattanza, perché non siamo ad un comizio elettorale, stiamo parlando di centinaia di migliaia di morti e di un Paese devastato.