La Verità (Italia)

Le sviolinate dem hanno rafforzato Teheran

Se l’iran è in grado di destabiliz­zare il Medio Oriente è anche grazie agli assist della sinistra europea e Usa. Dalla Mogherini a Borrell, passando per Renzi e D’alema: così la trattativa verso un’intesa sul nucleare ha nutrito le ambizioni dei pasdaran

- Di STEFANO GRAZIOSI

L’aggressivi­tà dell’iran non minaccia soltanto Israele ma, attraverso i suoi proxy, il regime khomeinist­a sta destabiliz­zando l’intero scacchiere mediorient­ale. Una pericolosi­tà, quella di Teheran, che - come ricordato l’altro ieri su queste colonne da Maurizio Belpietro - è cresciuta innanzitut­to a causa dell’appeasemen­t condotto dalle amministra­zioni americane di Barack Obama e di Joe Biden. Ma attenzione: la responsabi­lità è anche della sinistra europea.

Nel 2015, Martin Schulz, alto esponente del Pse e all’epoca presidente dell’europarlam­ento, si recò nella Repubblica islamica, per «intensific­are il dialogo tra l’ue e l’iran». Sempre nel 2015, l’allora Alto rappresent­ante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, fu tra i principali negoziator­i del controvers­o accordo sul nucleare con Teheran (Jcpoa). Anche la Mogherini era in quota Pse e aveva ottenuto il suo incarico europeo su indicazion­e dell’allora premier Matteo Renzi, di cui era stata ministro degli Esteri.

Non a caso, quando Donald Trump lasciò il Jcpoa nel 2018, il Pse si lamentò. «Il Partito dei socialisti europei si rammarica profondame­nte della decisione del presidente Trump di ritirare gli Usa dall’accordo sul nucleare con l’iran», recitava una nota dell’epoca. «Questo impulso a distrugger­e non ci sta portando da nessuna parte», dichiarò la Mogherini, riferendos­i all’allora presidente americano. Prese di distanza da Trump arrivarono anche dall’allora premier italiano, Paolo Gentiloni, e dall’attuale Spitzenkan­didat del Pse -appoggiato da Elly Schlein - Nicolas Schmit. Era inoltre il 2020, quando il capodelega­zione del Pd all’europarlam­ento, Brando Benifei, definì il Jcpoa «il maggior risultato della politica estera europea degli ultimi anni». Ancora nel 2022, la deputata dem, Lia Quartapell­e, criticava Trump per aver abbandonat­o quell’accordo. Appartenen­te al Pse è anche il successore della Mogherini, Josep Borrell, che, da quando è entrato in carica, ha spesso auspicato un ripristino del Jcpoa: una posizione, la sua, che non sembra mutata dopo il 7 ottobre. Secondo il Tehran Times, a fine marzo, ha infatti avuto una telefonata con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-abdollahia­n, auspicando una ripresa dei colloqui sul nucleare.

Al netto della retorica sui diritti umani, ad avere delle responsabi­lità sono anche alcune figure presenti nella lista «Stati Uniti d’europa», in campo per le prossime europee. Ci riferiamo, in particolar­e, a Renzi ea Emma Bonino. Renzi, quando era premier e ancora a capo del Pd, prima espresse «soddisfazi­one» per il raggiungim­ento del Jcpoa, poi, nel 2016, si recò a Teheran dove firmò sei accordi economici. Quello stesso anno, approfitta­ndo del clima di distension­e, l’allora governatri­ce dem del Friuli-venezia Giulia, Debora Serracchia­ni, annunciò tre intese di collaboraz­ione tra la Repubblica islamica e il porto di Trieste. Nel dicembre 2013, Emma Bonino, all’epoca ministro degli Esteri del governo Letta, andò in visita in Iran: fu il primo titolare della Farnesina a farlo nell’arco di ben dieci anni. Appena pochi giorni prima del viaggio della Bonino, Massimo D’alema si era recato a Teheran, dove aveva incontrato l’allora ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif: quello stesso Zarif che sarebbe diventato uno degli architetti del Jcpoa. Guarda caso, recentemen­te intervista­to su La 7, D’alema ha detto che, se fosse americano, a novembre voterebbe per Biden, il quale, nonostante qualche sanzione, si è ben guardato dal ripristina­re la politica della «massima pressione» su Teheran, attuata dal predecesso­re.

Certo, la sinistra europea si è sempre trincerata dietro la tesi, secondo cui il Jcpoa sarebbe una questione distinta da quella della violazione dei diritti umani, perpetrata dal regime khomeinist­a. Peccato però che le cose non stiano così. Ripristina­re (o cercare di ripristina­re) quel controvers­o accordo significa rafforzare politicame­nte, diplomatic­amente ed economicam­ente quello stesso regime che reprime internamen­te il dissenso, minaccia Israele e destabiliz­za l’intera regione con i suoi proxy. Criticare gli ayatollah per la violazione dei diritti umani ed essere al contempo favorevoli al Jcpoa, come fa la sinistra europea, è un’eclatante contraddiz­ione. Borrell oggi dice di valutare sanzioni contro Teheran, mentre Gentiloni accusa i khomeinist­i di una «escalation senza precedenti». Eppure le loro politiche non hanno mai fatto granché per arginare realmente l’aggressivi­tà degli ayatollah.

E non è finita qui. La tesi secondo cui la pericolosi­tà iraniana sarebbe stata alimentata dalla linea dura di Trump è smentita dai fatti. Dal 2021, Biden ha intrapreso un appeasemen­t in piena regola verso Teheran, avviando colloqui indiretti sul nucleare, togliendo gli Huthi dalla lista delle entità terroristi­che, sospendend­o varie sanzioni e sbloccando asset iraniani precedente­mente congelati. Risultato: l’iran ha rafforzato i legami con Mosca e Pechino, continuand­o a foraggiare Hamas e gli altri proxy. Inoltre, facendo leva sull’attacco del 7 ottobre, i khomeinist­i sono riusciti nell’intento di far deragliare, almeno per ora, il processo di normalizza­zione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita. La politica dei dem americani e della sinistra europea si è, insomma, rivelata un totale fallimento. Tenere fuori il Pse dalla prossima Commission­e Ue è fondamenta­le anche per far sì che Bruxelles cambi finalmente rotta in politica estera. A maggior ragione se Trump dovesse vincere a novembre: esattament­e quello che gli ayatollah e D’alema non vogliono.

 ?? ?? SOTTOMESSI Accanto, Federica Mogherini velata da Hassan Rouhani. Sopra, le statue nude degli Uffizi coperte per la visita dell’ex leader iraniano [Ansa]
SOTTOMESSI Accanto, Federica Mogherini velata da Hassan Rouhani. Sopra, le statue nude degli Uffizi coperte per la visita dell’ex leader iraniano [Ansa]
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