Insoddisfatti e insicuri: così gli italiani vedono il lavoro
Presentata ieri a Roma un’indagine dell’istituto Piepoli per il sindacato Ugl. Il segretario Capone: «Garantire la partecipazione»
I lavoratori italiani non si sentono sicuri sul lavoro e ritengono la loro retribuzione spesso troppo bassa. Senza considerare il potere d’acquisto in caduta libera. È quanto è emerso dall’indagine presentato ieri a Roma sui lavoratori a cura dell’istituto Piepoli per il sindacato Ugl, in occasione della festa del primo maggio 2024.
«Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende». È quanto sancisce l’articolo 46 della Costituzione italiana e così è stato presentato agli individui coinvolti nella ricerca per sondarne il livello di conoscenza.
Come spiega lo studio, questo articolo risulta poco conosciuto dalla cittadinanza - il 76% della popolazione italiana non lo ha mai sentito nominare e, anche tra gli stessi lavoratori, il 38% di chi lavora lo conosce, il 62% no. Una volta spiegato, però, l’articolo risveglia l’interesse di molti professionisti e non: il 75% della popolazione e il 77% dei lavoratori lo trova importante. L’articolo va dunque spiegato bene, ma soprattutto, è da valorizzare nella sua portata pratica e da declinare nei suoi vantaggi concreti per il lavoratore: la percentuale dei favorevoli alla sua applicabilità passa, infatti, dal 21% del totale dei lavoratori al 35% tra chi lo conosce già, mentre quella dei riluttanti scende dal 27% all’ 8%tr ai conoscitori. inoltre, come emerge dall’indagine, «in Italia la media degli infortuni sul lavoro è questa: un ferito al minuto, un morto ogni otto ore, in media, quindi, tre morti al giorno sul luogo di lavoro». Ancora pochi sono pienamente consapevoli di questi dati reali e della rilevanza drammatica degli infortuni sul lavoro, anche tra gli stessi lavoratori: secondo il sondaggio, il 61% della popolazione e il 49% dei lavoratori non erano a conoscenza di questi dati. A ben vedere, la potenza di questo fenomeno si scarica tutta sul livello di preoccupazione. Sensibilizzati sulla tematica, tutti dichiarano la propria apprensione in merito: fortissima per più di un lavoratore su due (57%), forte per tutti gli altri. La maggioranza dei lavoratori si sente, tuttavia, abbastanza confidente rispetto all’attenzione sulla sicurezza prestata nel luogo dove lavora: il 26% la ritiene positiva, il 57% abbastanza soddisfacente. Tuttavia, il 17% dei lavoratori esprime ancora la propria sfiducia su questo aspetto.
Per più di un lavoratore su due (il 58%) la retribuzione attuale è poi percepita inadeguata alla propria mansione/anzianità di servizio. La percezione negativa sale ulteriormente per i lavoratori dipendenti: tocca il 65% degli impiegati, per arrivare al 75% tra gli operai. Ancora più critica la percezione sull’andamento del potere d’acquisto degli ultimi anni: in questo caso, quasi il 70% degli individui accusa una perdita del proprio potere d’acquisto. La criticità si conferma riguardo i lavoratori dipendenti (76%) e soprattutto tra gli operai (87%).
«In occasione della festa dei lavoratori del primo maggio l’ugl ribadisce l’importanza di un nuovo Patto per il Lavoro nella prospettiva di costruire un futuro in cui ogni lavoratore e lavoratrice possa vivere e lavorare con dignità e rispetto», ha detto Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’ugl. «In tal senso, il sindacato si impegna a promuovere la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa nell’ottica di superare il conflitto di classe e favorire la collaborazione tra capitale e lavoro».