Perché non possiamo dirci antifascisti
In breve, l’antifascismo ha poco per volta cessato di essere quel che era un rito della memoria che celebra la Resistenza e riafferma il valore supremo della democrazia per trasformarsi in un’arma impropria che una parte politica agita contro la parte avversa, talora accusandola di preparare il fascismo che verrà, talora accusandola di essere essa stessa, già ora, quel fascismo che credevamo di aver debellato per sempre.
Ecco perché oggi [...] la richiesta di dichiararsi antifascisti sta diventando irricevibile per ragioni logiche. Se un governo democraticamente eletto viene considerato compromesso con il fascismo, come potranno gli italiani che lo hanno votato proclamarsi antifascisti? E se così spesso, in nome dell’antifascismo, si usa la forza per togliere la parola agli avversari politici, come potranno proclamarsi antifascisti i liberali e più in generale quanti credono nella libertà di espressione e nel pluralismo delle idee? Insomma, a me pare che, specie con le ultime manifestazioni dell’8 marzo e del 25 aprile, così piene di odio e intolleranza, l’antifascismo abbia fatto harakiri. D’ora in poi nessuno potrà chiedere a noi antifascisti normali se siamo antifascisti. Saremmo noi, semmai, a dover chiedere ai custodi dell’antifascismo storico che cosa aspettano a prendere le distanze dal nuovo antifascismo, violento e intimidatorio, e a restituire un po’ di rispetto a quella parte del paese che ha più fiducia nella destra che nella sinistra. Ma non lo faremo. Perché a noi antifascisti normali le abiure non piacciono. Ognuno è responsabile delle sue idee, ma nessuno è titolato a ergersi a giudice delle idee altrui.
[ 3 maggio 2024] storia infinita Kampf.