Per i data center le rinnovabili non bastano
Dal 2022 al 2026 avranno raddoppiato il consumo di elettricità, portandolo da 460 a 1.000 TWH, cioè ai livelli dell’intero Giappone La fame di energia dell’intelligenza artificiale manterrà il gas insostituibile. E renderà ancora più irrealistici gli obie
Scontro sulla frontiera dell’innovazione. L’intelligenza artificiale è arrivata anche qui a dividere il futuro. Sul crinale più avanzato della ricerca è giunto il momento delle scelte più difficili: tecnologia contro difesa dell’ambiente. Per i talebani del cambiamento climatico si annunciano giorni complicati. Secondo gli esperti, infatti, le energie alternative come sole e vento non saranno in grado di garantire una copertura adeguata di fronte alla crescente fame di energia generata dall’intelligenza artificiale. La sola strada percorribile al momento sono gli idrocarburi: gas prima di tutto e poi il petrolio. Cioè i combustibili fossili contro cui le armate ambientaliste di tutto il mondo si sono unite per la crociata globale. Sullo sfondo resta l’atomo che riesce a coniugare garanzia energetica con la tutela dell’ambiente. Sul nucleare, però, pesa il peccato originale essendo stato utilizzato per la prima volta come strumento di morte. La riconversione è difficile.
«Lo sviluppo delle energie alternative dimostra che l’enfasi sulle energie rinnovabili come unica fonte di energia è fatalmente difettosa in termini di soddisfazione delle reali richieste del mercato», ha detto Richard Kinder, presidente esecutivo di Pipeline Operator. «Ciò significa che il gas naturale dovrà svolgere un ruolo importante per gli anni a venire».
E valga il vero. Il consumo globale di energia dai data center, secondo S&P Global Commodity insights è stato di circa 460 TWH nel 2022 e potrebbe raddoppiare entro il 2026 fino a oltre 1.000 TWH, diventando approssimativamente uguale al consumo totale di elettricità del Giappone, seconda economia del G7. Il boom della domanda mette a rischio i servizi pubblici visto che l’offerta faticherebbe a seguire l’esplosione dei consumi. Senza un adeguamento degli impianti i rischi
di blackout crescono. In queste condizioni affidarsi alle energie alternative è puro velleitarismo.
Secondo l’analisi dei dati di 451 Research, che fa parte di S&P Global Market Intelligence, si prevede che la domanda di energia dai data center operativi nei mercati energetici statunitensi raggiungerà un totale di circa 30.694 MW una volta che tutte le piattaforme saranno operative. Le centrali elettriche di proprietà private forniranno 20.619 MW di tale capacità.
Gli analisti citano il caso di Dominion Energy che serve il
più grande mercato di data center del mondo nella contea di Loudoun, in Virginia, a circa 30 miglia a ovest di Washington. L’utility con sede a Richmond,
in Virginia, ha sottolineato che la domanda di elettricità dai data center nello Stato è aumentata di circa il 500% dal 2013 al 2022. Dal
2019, oltre 80 data center con una capacità combinata di 3,5 GW si sono collegati al sistema energetico di Dominion, ha affermato l’utility in una presentazione all’operatore di rete del Medio Atlantico PJM Interconnection.
La pressione sulla rete elettrica e gli impatti ambientali possono essere mitigati sviluppando capacità di generazione di energia rinnovabile in loco. Ad esempio, secondo il rapporto di S&P Global, il data center di Apple a Maiden, nella Carolina del Nord, è alimentato dal Maiden Solar Park, un progetto solare con 58 MW di capacità. Si tratta però di investimenti rilevanti che solo colossi come quello fondato da Steve Jobs possono permettersi. Inoltre, gli accordi di acquisto di energia svolgeranno un ruolo importante nel mitigare le sfide legate all’elevata domanda di energia, consentendo ai data center di bloccare il consumo di elettricità o i prezzi dell’energia, garantendo una domanda più stabile sulla rete, hanno affermato gli analisti. La proliferazione dell’intelligenza artificiale e dei data center potrebbe trasformare tutto il settore dei servizi di pubblica utilità, apportando opportunità e sfide, ha previsto Morningstar. Per le utility con data center nei loro territori di servizio, investire in modo significativo nello sviluppo di energia rinnovabile e nella modernizzazione della rete potrebbe fornire «miglioramenti operativi o finanziari», guidati da una maggiore efficienza e stabilità della rete insieme a maggiori entrate derivanti dall’aumento domanda di energia. Tuttavia, il mancato adattamento potrebbe comportare maggiori rischi operativi e potenziali perdite derivanti dalla congestione della rete.
I toni del rapporto ovviamente sono ovviamente molto prudenti. Il senso però è evidente: la domanda di energia elettrica crescerà a ritmi esponenziali e sarebbe opportuno cominciare a investire in nuova capacità produttiva. Si può provare con sole e vento. Ma per garantire la sicurezza dei consumi serve altro.