Il siero ritirato usato per santificare l’mrna
Dopo lo stop nel mondo intero, Astrazeneca sta diventando il capro espiatorio per tutti gli effetti avversi. Registrati, in misura simile, anche con i vaccini di ultimo tipo. Sui quali le case farmaceutiche, compresa quella anglosvedese, puntano per il futuro
■ Forse hanno trovato il capro espiatorio per gli effetti avversi. Astrazeneca ha ammesso che, «in rari casi», il suo vaccino può provocare trombosi. Le carte dell’inchiesta sulla morte di Camilla Canepa hanno svelato tutti i dubbi che gli esperti del Cts e l’allora capo dell’aifa nutrivano sul preparato anglosvedese. Anche se tutti si ostinavano a rassicurare l’opinione pubblica, oppure apparivano inclini a cedere alle pressioni politiche per far proseguire senza intoppi la campagna di inoculazioni. Ora, con l’azienda che ha deciso di ritirare il prodotto dal mercato, sui media hanno iniziato a comparire articoli dedicati ai potenziali danni a esso collegabili (vedere, ad esempio, il Corriere della Sera: «Ci sono rischi per chi lo ha ricevuto?»). Inoltre, la vittoria del Codacons, che ha ottenuto un vitalizio per un trentasettenne «tradito» proprio da Vaxzevria, mentre Oltremanica è in corso una class action da parte delle vittime del farmaco, ha aperto la saga dei risarcimenti, potenzialmente milionari, secondo Il Messaggero.
Sia chiaro: è bene che si ammetta la particolare problematicità di un vaccino che, per come è stato congegnato con un vettore adenovirale favorisce l’insorgenza di coaguli. Lo spiegò Giorgio Palù ai tecnici il 7 giugno 2021. È anche vero che Astrazeneca è stato il rimedio anti Covid più esposto alle strumentalizzazioni politiche: dal lato della Gran Bretagna post Brexit, che ambiva a un trionfo autarchico; e dal lato dell’unione europea, desiderosa di mettere i bastoni tra le ruote a Londra e subito pronta a brandire l’arma delle reazioni avverse. A costo di incappare in pasticci comunicativi, in parte responsabili di aver intaccato la fiducia dei cittadini nei vaccini. Dopodiché, da Bruxelles a Roma, c’è stata molta timidezza nel riconoscere i rischi dei farmaci a mrna.
L’impressione è questa: il sacrificio di Vaxzevria serve ad assolvere, anzi, a santificare il nuovo tipo di vaccini, che peraltro la stessa Astrazeneca si metterà a fabbricare. Quelli sì che sono sicuri ed efficaci, quelli sì che non presentano controindicazioni, quelli sì che ci hanno salvato dal Covid e un giorno ci salveranno dal cancro. Se si osservano i numeri, tuttavia, ci si rende conto che la realtà è diversa.
Basiamoci sull’ultimo report Aifa sugli effetti collaterali, riferito al periodo dicembre 2020-dicembre 2022. Dopo di quello, non ne sono stati stilati di nuovi, ma visto l’esiguo numero di persone che, dal 2023 in avanti, si sono sottoposte alla vaccinazione per il Sars-cov-2, gli ordini di grandezza non devono essere cambiati granché. Il vero limite, semmai, sta nella carenza di farmacovigilanza attiva, che con ogni probabilità ha portato a una sottostima delle reazioni avverse. Anche attenendosi alle cifre comunicate dall’agenzia, comunque, ci si accorge che le segnalazioni riferite ai preparati a mrna non sono di molto inferiori a quelle collegate a Vaxzevria. Guardiamo il loro tasso per 100.000 dosi somministrate: per Comirnaty (Pfizer) sono 97, per Spikevax (Moderna) sono 62. In totale, 159 segnalazioni sono riconducibili alla tecnologia a mrna. Quelle associate ad Astrazeneca sono 200; non un’enormità in più. Un discorso analogo vale per il tasso di segnalazioni di decessi sospetti: 0,66 per Pfizer, 0,52 per Moderna, 1,04 per Astrazeneca. Con la differenza che i sieri a mrna sono stati usati in misura molto maggiore e, quindi, devono aver causato più disturbi. Sorvoliamo invece sul fatto che i riscontri su Johnson&johnson (vaccino ad adenovirus) e su Novavax (il vaccino proteico) sono peggiori di quelli su Astrazeneca, solo che nessuno ci ha costruito sopra un caso. Forse perché entrambi sono stati poco utilizzati?
Ricordiamoci che Comirnaty e Spikevax non hanno provocato banali fastidi in prossimità del punto in cui venivano iniettati, febbricole, o qualche reazione allergica e basta. È ancora possibile ignorare le miocarditi e le pericarditi - alcune delle quali fatali - che colpivano in modo particolare i giovani e che sono state documentate da diversi studi?
Dal momento che è partito il battage sugli indennizzi, ha senso chiedersi per quale motivo, in Italia, i contributi economici siano stati riconosciuti quasi esclusivamente a persone che si erano vaccinate con Astrazeneca: i parenti delle insegnanti Zelia Guzzo e Francesca Tuscano, purtroppo decedute, e F.E.P., il genovese assistito dal Codacons. Sulla Verità, vi avevamo riferito invece di due vittime beffate. Un ragazzo classe 2004, colpito da miocardite con tanto di recidiva, per il quale i medici legali avevano certificato il nesso con la vaccinazione Pfizer. E una donna, pure lei sottopostasi all’inoculazione con Comirnaty, condannata a una riduzione del 40% della sua capacità lavorativa. A costoro, salvo successivi ricorsi, non sta venendo corrisposta alcuna somma.
Noi saremo maliziosi, ma i dubbi ci vengono. Non è che questo risveglio sugli effetti avversi è esso stesso una grande operazione di marketing? Non è che qualcuno sta provando a fare il furbo?