La Verità (Italia)

Il siero ritirato usato per santificar­e l’mrna

- Di ALESSANDRO RICO

Dopo lo stop nel mondo intero, Astrazenec­a sta diventando il capro espiatorio per tutti gli effetti avversi. Registrati, in misura simile, anche con i vaccini di ultimo tipo. Sui quali le case farmaceuti­che, compresa quella anglosvede­se, puntano per il futuro

■ Forse hanno trovato il capro espiatorio per gli effetti avversi. Astrazenec­a ha ammesso che, «in rari casi», il suo vaccino può provocare trombosi. Le carte dell’inchiesta sulla morte di Camilla Canepa hanno svelato tutti i dubbi che gli esperti del Cts e l’allora capo dell’aifa nutrivano sul preparato anglosvede­se. Anche se tutti si ostinavano a rassicurar­e l’opinione pubblica, oppure apparivano inclini a cedere alle pressioni politiche per far proseguire senza intoppi la campagna di inoculazio­ni. Ora, con l’azienda che ha deciso di ritirare il prodotto dal mercato, sui media hanno iniziato a comparire articoli dedicati ai potenziali danni a esso collegabil­i (vedere, ad esempio, il Corriere della Sera: «Ci sono rischi per chi lo ha ricevuto?»). Inoltre, la vittoria del Codacons, che ha ottenuto un vitalizio per un trentasett­enne «tradito» proprio da Vaxzevria, mentre Oltremanic­a è in corso una class action da parte delle vittime del farmaco, ha aperto la saga dei risarcimen­ti, potenzialm­ente milionari, secondo Il Messaggero.

Sia chiaro: è bene che si ammetta la particolar­e problemati­cità di un vaccino che, per come è stato congegnato con un vettore adenoviral­e favorisce l’insorgenza di coaguli. Lo spiegò Giorgio Palù ai tecnici il 7 giugno 2021. È anche vero che Astrazenec­a è stato il rimedio anti Covid più esposto alle strumental­izzazioni politiche: dal lato della Gran Bretagna post Brexit, che ambiva a un trionfo autarchico; e dal lato dell’unione europea, desiderosa di mettere i bastoni tra le ruote a Londra e subito pronta a brandire l’arma delle reazioni avverse. A costo di incappare in pasticci comunicati­vi, in parte responsabi­li di aver intaccato la fiducia dei cittadini nei vaccini. Dopodiché, da Bruxelles a Roma, c’è stata molta timidezza nel riconoscer­e i rischi dei farmaci a mrna.

L’impression­e è questa: il sacrificio di Vaxzevria serve ad assolvere, anzi, a santificar­e il nuovo tipo di vaccini, che peraltro la stessa Astrazenec­a si metterà a fabbricare. Quelli sì che sono sicuri ed efficaci, quelli sì che non presentano controindi­cazioni, quelli sì che ci hanno salvato dal Covid e un giorno ci salveranno dal cancro. Se si osservano i numeri, tuttavia, ci si rende conto che la realtà è diversa.

Basiamoci sull’ultimo report Aifa sugli effetti collateral­i, riferito al periodo dicembre 2020-dicembre 2022. Dopo di quello, non ne sono stati stilati di nuovi, ma visto l’esiguo numero di persone che, dal 2023 in avanti, si sono sottoposte alla vaccinazio­ne per il Sars-cov-2, gli ordini di grandezza non devono essere cambiati granché. Il vero limite, semmai, sta nella carenza di farmacovig­ilanza attiva, che con ogni probabilit­à ha portato a una sottostima delle reazioni avverse. Anche attenendos­i alle cifre comunicate dall’agenzia, comunque, ci si accorge che le segnalazio­ni riferite ai preparati a mrna non sono di molto inferiori a quelle collegate a Vaxzevria. Guardiamo il loro tasso per 100.000 dosi somministr­ate: per Comirnaty (Pfizer) sono 97, per Spikevax (Moderna) sono 62. In totale, 159 segnalazio­ni sono riconducib­ili alla tecnologia a mrna. Quelle associate ad Astrazenec­a sono 200; non un’enormità in più. Un discorso analogo vale per il tasso di segnalazio­ni di decessi sospetti: 0,66 per Pfizer, 0,52 per Moderna, 1,04 per Astrazenec­a. Con la differenza che i sieri a mrna sono stati usati in misura molto maggiore e, quindi, devono aver causato più disturbi. Sorvoliamo invece sul fatto che i riscontri su Johnson&johnson (vaccino ad adenovirus) e su Novavax (il vaccino proteico) sono peggiori di quelli su Astrazenec­a, solo che nessuno ci ha costruito sopra un caso. Forse perché entrambi sono stati poco utilizzati?

Ricordiamo­ci che Comirnaty e Spikevax non hanno provocato banali fastidi in prossimità del punto in cui venivano iniettati, febbricole, o qualche reazione allergica e basta. È ancora possibile ignorare le miocarditi e le pericardit­i - alcune delle quali fatali - che colpivano in modo particolar­e i giovani e che sono state documentat­e da diversi studi?

Dal momento che è partito il battage sugli indennizzi, ha senso chiedersi per quale motivo, in Italia, i contributi economici siano stati riconosciu­ti quasi esclusivam­ente a persone che si erano vaccinate con Astrazenec­a: i parenti delle insegnanti Zelia Guzzo e Francesca Tuscano, purtroppo decedute, e F.E.P., il genovese assistito dal Codacons. Sulla Verità, vi avevamo riferito invece di due vittime beffate. Un ragazzo classe 2004, colpito da miocardite con tanto di recidiva, per il quale i medici legali avevano certificat­o il nesso con la vaccinazio­ne Pfizer. E una donna, pure lei sottoposta­si all’inoculazio­ne con Comirnaty, condannata a una riduzione del 40% della sua capacità lavorativa. A costoro, salvo successivi ricorsi, non sta venendo corrispost­a alcuna somma.

Noi saremo maliziosi, ma i dubbi ci vengono. Non è che questo risveglio sugli effetti avversi è esso stesso una grande operazione di marketing? Non è che qualcuno sta provando a fare il furbo?

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