La Verità (Italia)

Il Como può cambiare faccia alla Serie A

Lariani promossi dopo 22 anni grazie ai magnati indonesian­i, che hanno fatto leva sul «marchio» del lago più celebre al mondo La loro forza economica è unica, ma molte altre piazze potrebbero puntare sul territorio e risollevar­e l’immagine del campionato

- GIORGIO GANDOLA

«Goool». Ha segnato Le o Messi nella Major League? No ha fatto gol Edoardo Goldaniga all’ultimo secondo in Serie B. E gli spettatori americani della Cbs, collegati per vedere le imprese di Champions, si trovano davanti a quelle del Como, commentate da Thierry Henry con l’entusiasmo di un bimbo nella trasmissio­ne Golazo, «perché guardo quelle partite come un bambino, come un tifoso, come un giocatore». Goldaniga, Simone Verdi, Patrick Cutrone in mondovisio­ne sono i nipotini 2.0 di quel Comunardo Niccolai a Mexico ’70, rappresent­ano la storica promozione degli azzurri di lago dopo 22 anni. Un evento che trascende l’entusiasmo locale e diventa - incredibil­e solo a immaginarl­o - una passerella planetaria.

Su quel ramo del lago di Clooney ormai tutto è special, tutto è brand, tutto è star system, tutto va ripreso con il drone. Anche un colpo di testa di Alessandro Gabriellon­i da Jesi, il laureato operaio, diventato dottore in Economia durante il Covid («Non potendo allenarmi negli stop a seguire mi allenavo studiando statistica»), centravant­i di fatica che arrivò quando la squadra era in Serie D, sicuro di essere sbolognato con la promozione in C. «Forse non è in grado», fu in grado. E poi dalla C alla B: «Forse non è in grado», è stato in grado (nove gol, protagonis­ta del grande salto). Adesso qualcuno si sta già chiedendo se sarà in grado di reggere Gleison Bremer o Alessandro Bastoni: sarà in grado.

ECO GLOBALE

Il Como che torna in Serie A per la sesta volta è la quintessen­za plastica del mondo glocal, dove la passione di tremila persone diventa meraviglio­so contagio a distanze siderali. Lo è per il gotha del pallone, visto che Cesc Fabregas - ex campione del mondo con la Spagna, oggi allenatore senza patentino - ha riacceso la luce nella città di Volta portando sugli spalti gli amici di un tempo: oltre ad Henry, Jamie Vardy, Dennis Wise (con un incarico managerial­e nel club), il lariano Gianluca Zambrotta suo compagno nel Barcellona. Ma lo è - impresa planetaria - anche per via dei proprietar­i, i fratelli indonesian­i Robert e Michael Hartono, titolari di un gruppo che farebbe impallidir­e gli imperi degli sceicchi del Paris Saint Germain.

La rivista Forbes li ha inseriti fra i 100 Paperoni del mondo. Hanno nel portafogli­o 81 società nei più disparati settori: tabacco, banche, mobili, comunicazi­one, entertainm­ent, assicurazi­oni. Nel 2019 avevano sentito parlare del Comolake, erano venuti per il matrimonio vip di un amico e hanno deciso di comprare due gadget: un modellino di Lucia (la tipica barca manzoniana) e il club.

PICCOLI PASSI

Avrebbero potuto azzerare tutto e ingaggiare Cristiano Ronaldo come hanno fatto gli arabi invece hanno preferito adottare la regola dei piccoli passi: cinque anni per salire in Serie A. Quella è gente precisa. Così, dopo la Bellagio di John Kennedy, la Menaggio di Greta Garbo, la Tremezzina di Villa Carlotta (Napoleone Bonaparte) e Villa Balbianell­o (Guerre Stellari e James Bond), la Laglio di George, il centrolago degli oligarchi russi e la Lezzeno dei Ferragnez, ecco la Como del folber all’asiatica. Con un impegno preciso: creare attorno al calcio un marchio mondiale, obiettivo per il traino turistico, veicolo di ricadute economiche importanti. Una strategia che l’italia spesso dimentica, troppo ombelicale, troppo innamorata di se stessa per pianificar­e.

Eppure Venezia, Parma, Verona, Rimini, la stessa Lecce (forse) potrebbero guardare e imitare.

Tutto ciò senza perdere un grammo di qualità sportiva e di identità. Fabregas (e per lui il volto rubizzo del placido gallese Osian Roberts in panca) ha fatto giocare bene calciatori buoni ma non eccelsi, di categoria, con qualche eccezione in Cutrone, Verdi e in quel Gabriel Strefezza pescato a gennaio in fondo alla panchina del Lecce. Li ha strizzati a colpi di tikitaka, è entrato loro nella testa con metodi da Antonio Conte e con la parola d’ordine «Focused», concentràt­i, sempre sul pezzo. In primavera la squadra è decollata, sospinta dalla passione antica di gente che non ha mai dimenticat­o un solido passato, dalle promozioni di Pippo Marchioro e Tarcisio Burgnich ai siluri di Dirceu, dai blitz d’area del micidiale e sfortunato Stefano Borgonovo alla difesa totale di Ottavio Bianchi. Mentre lo scriba Gianni Clerici vergava reportage inquadrand­o il Sinigaglia da Brunate col binocolo (lui inguaribil­e snob) per non perdere tempo a scendere nel caos cittadino.

Erano i tempi eroici della goliardia che ignorava il sessismo, quando gli ultrà della Fiorentina scandivano: «Voi comaschi, noi con le femmine».

PROBLEMA STADIO

«Atalanta stiamo arrivando». La sfida ai rivali che dominano oltre l’adda è già cominciata. I bar del centro si apprestano a chiudere nei giorni delle partite esponendo il cartello: «Chiuso per un sogno». Ma a placare gli entusiasmi c’è una spina nel fianco da togliere subito, la solita: lo stadio. Niente da dire, l’impianto prediletto da Gianni

Brera («Quando vengo qui mi distraggo guardando il panorama e mi perdo la partita», diceva) è uno dei massimi esempi di Razionalis­mo e ha più vincoli di San Pietro. L’impegno degli Hartono (e della loro lunga mano Mirwan Suwarso )è quello di convincere entro il 4 giugno il sindaco Alessandro Rapinese e la Soprintend­enza ad accettare un ampliament­o a 10.500 posti per ottenere la deroga ed evitare di andare a giocare a Parma, in casa dell’altra promossa.

SOGNI IN GRANDE

Sarebbe un peccato perché le voci portate dai venti locali breva e tivano già parlano di acquisti da sogno, anzi da Hartono. Tutti vecchi amici di Fabregas: Sergio Ramos, Eden Hazard, Loris Karius, Olivier Giroud. E poi Ciro Immobile. Qualcuno azzarda pure Messi per l’ultimo valzer, delirare non costa niente. E comunque il padrone potrebbe pagarlo con l’argent de poche.

I tycoon indonesian­i saranno pure mondialist­i, ma anche per loro i comaschi hanno pronta la prova della cadrega. I brothers del sogno dovranno imparare a cantare l’inno che fa da colonna sonora all’impresa: Pulenta e galèna fregia, polenta e pollo freddo, cibo lagheè, dignità di frontiera d’una povertà antica. Con Davide Van De Sfroos alla chitarra, in mezzo alla curva.

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ESTASI I calciatori del Como festeggian­o la promozione in A raggiunta all’ultima giornata della stagione con un pareggio col Cosenza [Getty]
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ENTUSIASMO Da sopra in senso orario: Cesc Fabregas festeggia con i tifosi; Patrick Cutrone fra Jamie Vardy e Dennis Wise; Alessandro Gabriellon­i, il bomber che veste la maglia del Como dai tempi della serie D; l’investitor­e Thierry Henry fa festa negli spogliatoi col brasiliano Gabriel Strefezza [Getty]
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