Ritratti Attilio Monti, dalle petroliere al mondo dei giornali
■ Attilio Monti era considerato uno dei pochi «editori puri» d’italia, benché il suo impegno nel settore editoriale fosse cominciato relativamente tardi, nel 1966. In quell’ anno, si garantì il controllo dell’ Eridania, nel cui portafoglio figuravano i quotidiani Il Resto del Carlino di Bologna e La Nazione di Firenze, ai quali sono stati poi affiancati Il Piccolo (poi ceduto), Il Telegrafo (oggi chiuso), il quotidiano di Roma Il Tempo e l’ agenzia Polipress. Monti comincia la sua avventura imprenditoriale ad appena 17 anni: dopo gli obblighi scolastici ed una breve esperienza come rappresentante di macchine agricole, comincia a vendere carburanti a Ravenna, dove era nato l’ 8 ottobre del 1906. Nel ’28, diventa il subagente Agip per la provincia. Tempo dieci anni e corona il suo sogno costruendo a Ravenna la Sama, un deposito costiero, prima grande società intestata al suo nome. Il deposito fu bombardato durante la guerra, ma nel 1945 Monti riprese l’ attività: lo ricostruì affiancandogli una raffineria , che nel 1950 prese il nome di Sarom. Negli anni successivi, ampliò il suo impero creando a Milazzo un’altra raffineria, acquisendo quella di Volpiano (insieme alla British Petroleum) e quelle di Gaeta, che erano state di Paul Getty. Costruì anche una flotta di superpetroliere che solcavano i mari. Un ciclo che venne spezzato dalla crisi di Suez, convincendo il vecchio imprenditore ad aprire altri campi di attività: la distribuzione di gas per uso domestico prima, l’editoria poi. Emblematica della fine dell impero petrolifero, la cessione della Sarom all’ Eni, nel 1980, fortemente osteggiata dal Pci e dai sindacati che accusarono l’ente statale di avere fatto un regalo a Monti. Il cinquantottesimo podcast di Ritratti è dedicato a lui e alla sua storia. Buon ascolto.