«Mediolanum, divieto Bce fu illecito»
Secondo l’avvocato generale Ue, la decisione con la quale fu negata a Berlusconi l’acquisizione di una partecipazione qualificata nella banca deve essere annullata
■ La decisione con la quale la Bce, nell’ottobre 2016, aveva negato l’acquisizione di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum da parte di Fininvest e Silvio Berlusconi, deve essere annullata nella sua interezza. A dirlo è l’avvocato generale dell’ue Campos Sanchez-bordona secondo cui le impugnazioni presentate da Fininvest e Berlusconi devono quindi essere accolte. La notizia porta alla mente il caso di Banca Tercas, accusata di aver goduto nel 2015 di aiuti di Stato (ritenuti illegittimi dall’ue) grazie al sostegno concesso dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. Come per Banca Mediolanum, anni dopo, nel 2023, la Commissione europea decise però che il sostegno non costituiva aiuti di Stato. Peccato che la sentenza ebbe conseguenze disastrose che portarono indirettamente alla fine delle famose quattro banche (Etruria, Marche, Cariferrara, Carichieti), con disagi e perdite per gli obbligazionisti subordinati. Ora, insomma, per l’istituto fondato da Ennio Doris sembra essere arrivato un simile dietrofront. Sebbene qui di dannio economici non ce ne furuno. L’avvocato generale dell’ue chiede infatti l’accettazione del ricorso chiesto tempo fa da Fininvest e dalla famiglia Berlusconi perché sarebbe stata commessa una serie di errori nella valutazione degli effetti del controllo esercitato su Banca Mediolanum. In particolare, la partecipazione in questione è sempre stata qualificata e del 30,16%. Poiché non vi è stato alcun aumento di tale partecipazione dopo l’entrata in vigore della vigilanza bancaria unica, l’autorizzazione della Bce non era necessaria, in quanto si trattava di una partecipazione qualificata «storica» (cioè di quelle che da tempo avevano una percentuale di voto superiore al 2% e una partecipazione al capitale superiore al 5%).
Andiamo con ordine. Inizialmente il caso era stato sollevato da Silvio Berlusconi e dalla stessa Fininvest, dopo che nel 2014 la Banca d’italia aveva chiesto la sospensione dei diritti di voto e la cessione delle quote oltre il 9,9% a causa della mancanza dei requisiti di onorabilità di Berlusconi per via della condanna per frode fiscale nel 2013. Successivamente, nel 2015, la società di partecipazione finanziaria Mediolanum venne incorporata dalla sua controllata, Banca Mediolanum. Tenuto conto della sua partecipazione nel capitale sociale di Mediolanum, Fininvest divenne così titolare di una partecipazione nel capitale di Banca Mediolanum.
A seguito di questa novità, Banca d’italia e Bce hanno avviato una nuova procedura di valutazione dell’acquisizione della partecipazione di Fininvest e Berlusconi in Banca Mediolanum. Peccato che questa nuova analisi si sia conclusa con la Bce che si rifiutava di autorizzare l’acquisizione della partecipazione perché Berlusconi non soddisfaceva la condizione di onorabilità applicabile ai detentori di partecipazioni azionarie. Nel dicembre 2016, la Fininvest e Berlusconi proposero dinanzi al Tribunale un ricorso di annullamento contro la decisione della Bce. Nel 2018 la Corte europea di giustizia affermò, però, che solo i giudici dell’unione hanno competenza a controllare la legittimità degli atti adottati da un’istituzione Ue come la Bce e che solo quest’ultima è competente a decidere se autorizzare o meno l’acquisizione contestata.
Nel dicembre 2022, la prima sezione della Corte europea dei diritti umani respinse però il ricorso, giudicandolo «manifestamente infondato». Poi Fininvest e gli eredi del Cavaliere (nel frattempo deceduto), si sono rifatti avanti con un nuovo ricorso presentando diversi motivi di impugnazione. Ora il parere dell’avvocato generale dell’ue ribalta di nuovo il caso.