La Verità (Italia)

I critici di Forti dimentican­o il caso Baraldini

La scarcerazi­one dell’italiana detenuta negli Usa fu sollecitat­a da Prodi e D’alema

- Di MAURIZIO BELPIETRO

(...) cella. Per quanto di peggio si possa pensare del sistema giudiziari­o americano, resta pur sempre il fatto che un tribunale ha condannato Forti all’ergastolo, riconoscen­dolo colpevole dell’omicidio di un uomo. E non mi risulta che in un quarto di secolo siano emerse prove schiaccian­ti in grado di ribaltare il verdetto, dimostrand­o la sua innocenza. Né mi pare che, come accaduto in altri casi, si sia formato un movimento popolare per chiedere la revisione della sentenza. Insomma Forti, nonostante si professi vittima di un errore giudiziari­o, per quanto mi riguarda resta un italiano condannato per l’assassinio del figlio di un australian­o che, a quanto pare, stava cercando di truffare.

Dopo di che capisco tutto il resto. E cioè che, in base alla legge, un italiano possa chiedere di scontare la propria pena nel nostro Paese e Forti, dopo 24 anni, puntasse proprio a questo. Tutti, ma proprio tutti, destra e sinistra, hanno provato a fargli ottenere il trasferime­nto dal carcere di Miami a quello di Verona, ma solo Giorgia Meloni ci è riuscita. È perciò logico che la premier consideri l’arrivo del detenuto un suo successo personale, come in effetti è. Ed è altrettant­o comprensib­ile che l’opposizion­e non strilli di gioia di fronte alle immagini di Forti ricevuto dal presidente del Consiglio: siamo in campagna elettorale e dunque immaginate­vi quanto siano contenti Giuseppe Conte (il cui ministro degli Esteri Luigi Di Maio si era speso con il governator­e della Florida per la scarcerazi­one) ed Elly Schlein di vedere l’ergastolan­o atterrare in Italia un mese prima del voto.

Tuttavia, al di là di queste polemiche, resta un fatto e cioè che 25 anni fa nessuno di coloro che oggi si indignano e criticano Giorgia Meloni per aver accolto Forti, manifestò le stesse riserve per l’arrivo di Silvia Baraldini.

All’epoca, la scarcerazi­one dell’italiana detenuta per terrorismo negli Stati Uniti era stata sollecitat­a da Romano Prodi e da Massimo D’alema, entrambi presidenti del Consiglio e quando, con l’aiuto di Bill Clinton a quei tempi alla Casa Bianca, la Baraldini fu scarcerata con l’obbligo di scontare la pena in Italia, proprio come Forti, Armando Cossutta, leader del Partito dei comunisti italiani, andò ad accoglierl­a con un mazzo di rose rosse, quasi fosse u n’eroina. Insieme a lui avrebbe dovuto esserci anche Oliviero Diliberto, ministro della Giustizia, ma alla fine preferì inviare solo un messaggio in cui esprimeva gioia, soddisfazi­one e orgoglio. Secondo le cronache del tempo, a sbloccare la trattativa fu anche una specie di scambio: gli Usa rimpatriar­ono Baraldini , ma l’italia rinunciava all’estradizio­ne dei piloti americani responsabi­li della strage del Cermis.

Però all’epoca, a parte le critiche del centrodest­ra, nessuno dei tanti indignati speciali che oggi si lamentano si scandalizz­ò.

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