La Verità (Italia)

A nozze con lo straniero Così i matrimoni misti stanno cambiando l’italia

Aumentano le unioni con almeno un componente non originario del Belpaese. I maschi impalmano rumene, ucraine e russe. Le femmine scelgono marocchini e albanesi

- Di DAVIDE PEREGO

■ Cresce il numero dei matrimoni in Italia e questo grazie anche, e soprattutt­o, al boom di quelli in cui almeno uno sposo è straniero. E sono numeri record anche per quanto riguarda le unioni civili tra gay. La fotografia che rilascia annualment­e l’istat sullo stato di salute dei matrimoni in Italia può apparentem­ente lasciare ben sperare per quanto riguarda la stabilità delle unioni ma solo se si guardano i dati anno su anno. Leggendoli in filigrana e con una profondità temporale di almeno una quarantina d’anni, infatti, l’istat certifica quello che tutti constatano con i propri occhi: ci si sposa meno, sempre più tardi, preferibil­mente con rito civile e non più con quello religioso.

Secondo i dati dell’istituto italiano di statistica, nel 2022 (ultimo anno di rilevazion­e complessiv­a) sono stati celebrati in Italia 189.140 matrimoni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più in confronto al 2019, anno precedente la crisi pandemica (durante la quale molte coppie hanno rinviato le nozze). I matrimoni religiosi, pressoché stabili rispetto al 2021 (-0,5%), diminuisco­no sensibilme­nte (5,6%), però, rispetto al periodo pre-pandemico. A trainare le nozze nel Bel Paese sono soprattutt­o i matrimoni tra italiani e stranieri: nel 2022 sono state celebrate 29.574 nozze con almeno uno sposo straniero (il 15,6% del totale dei matrimoni), in aumento del 21,3% rispetto all’anno precedente. In particolar­e, poi, i matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a 20.678 e continuano a rappresent­are la parte più consistent­e dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (69,9%). Quasi i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (15.138, l’8% delle celebrazio­ni a livello nazionale nel 2022). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 5.540, il 2,9% del totale delle spose.

Sorprende, ma fino a un certo punto, la nazionalit­à dei partner: nel 2022 gli uomini italiani hanno sposato una cittadina rumena nel 18,9% dei casi, ucraina nel 10,2% e russa nel 6,9%. Le donne italiane hanno contratto matrimonio più frequentem­ente con uno sposo di cittadinan­za marocc h i n a ( 1 2 ,6%) o albanese (8,5%). Tra i matrimoni misti, oltre uno su dieci, inoltre, coinvolge uno sposo italiano per acquisizio­ne; se consideria­mo i matrimoni misti tra sposa italiana e sposo straniero, in più di uno su quattro la sposa italiana è di origine straniera. Una quota che era molto contenuta sino a una decina di anni fa.

Se, anno su anno, il numero di nozze celebrate mostra un incremento, a livello tendenzial­e, come detto, la nuzialità è in diminuzion­e nel nostro Paese da oltre quarant’anni: quella dei primi matrimoni (146.222 quelli celebrati nel 2022, il 77,3% del totale), al netto delle oscillazio­ni di breve periodo, è strettamen­te connessa alla progressiv­a diffusione delle libere unioni. Queste sono più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2021- 2022 ( da circa 440.000 a più di 1.500.000). Negli ultimi decenni, inoltre, «il netto ridimensio­namento numerico delle nuove generazion­i, dovuto alla bassa fecondità, sta producendo un effetto struttural­e negativo sui matrimoni. L’aumento dell’instabilit­à coniugale contribuis­ce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimonia­le, fenomeno che genera nuove tipologie familiari», commentano da Istat. Nel 2022 le seconde (o successive) nozze sono state 42.918, finora il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%).

Dunque, spariscono i matrimoni, ci si sposa sempre più tardi (la quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2%, quasi tre punti percentual­i in più in meno di 20 anni) ma anche le chiese come «location» del rito sono divenute minoranza. Nel 2022 il 56,4% deimatrimo­ni è stato celebrato con rito civile, in continuità con il valore dell’anno precedente (54,1%). La scelta del rito civile va diffondend­osi sempre di più anche tra i primi matrimoni (45,1% nel 2022). E c’è un altro aspetto che da otto anni contribuis­ce a scompagina­re i dati sui matrimoni: il 5 giugno 2016 è entrata in vigore la legge che ha introdotto in Italia l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Nel corso del secondo semestre 2016 si costituiro­no 2.336 unioni civili. «Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiv­a stabilizza­zione, anche accentuata dalle difficoltà legate al periodo della pandemia». Le 2.813 unioni civili tra omosessual­i (in maggior parte uomini: ben 1.594, il 56,7% del totale) costituite presso gli uffici di Stato civile dei Comuni italiani nel 2022 mostrano «un apprezzabi­le aumento rispetto a l l’anno precedente (+31,0%) e un sostanzial­e incremento anche rispetto al 2019 (+22,5%)», certifica l’istituto. E, consideran­do i dati provvisori dei primi otto mesi del 2023 (gli unici disponibil­i al momento per l’anno scorso) la tendenza all’aumento appare confermata: circa il 10% in più del 2022. A fare da calamita, per le unioni omosessual­i, sono soprattutt­o i grandi Comuni: più di un quarto delle unioni si sono costituite in 12 città. In testa Roma ( con l’ 8,6%), seguita da Milano (5,9%).

Se in termini numerici l’istituto del matrimonio conferma una crisi, non è lo stesso per il costo della cerimonia e di tutto quello che ci gira attorno. Secondo una recente ricerca di Facile.it, realizzata con mup Research e Norstat, il budget medio che una coppia deve mettere in conto di spendere è più che raddoppiat­o nel giro di quarant’anni. Se

fino agli anni Ottanta sposarsi con un centinaio di invitati costava mediamente 7.000 euro, ora per lo stesso numero di ospiti si spendono 14.000 euro tra cerimonia, abiti, fiori e partecipaz­ioni. Secondo la ricerca, il 70% delle coppie hanno dovuto chiedere un aiuto economico ai genitori, oppure hanno dovuto chiedere un prestito (soprattutt­o in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria).

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