La Verità (Italia)

È IL RIFIUTO DELLA REALTÀ CHE CONDANNA AL FALLIMENTO

- di FRANCESCO BORGONOVO

■ La strada verso il paradiso in Terra in realtà conduce dritta all’inferno. La grandezza del messaggio antitotali­tario di George Orwell sta in questa consapevol­ezza: la società perfetta non è un luogo in cui valga la pena vivere. Ed è questo il destino segnato e terribile di tutte le utopie, progetti di felicità futura inevitabil­mente condannati al fallimento proprio perché rifiutano un tratto fondamenta­le della realtà, cioè la sua impurità. Non esiste il Bene Assoluto, il Puro che possa risplender­e limpido per l’eternità. Le cose umane sono fatalmente un impasto di bene e male, e proprio per questo la pretesa di purezza non può che sfociare in una costruzion­e anti umana e innaturale. Come l’unione Sovietica di cui, da socialista, Orwell era spietato critico. «La meccanizza­zione e l’economia collettiva sembrano non esser sufficient­i», scrive l’autore britannico in Appunti sparsi (altro testo contenuto in Noi e la bomba atomica). «Da sole hanno portato sempliceme­nte all’incubo che stiamo vivendo: guerra senza fine e penuria di cibo senza fine per amore della guerra; popolazion­i di schiavi che lavorano dietro un filo spinato; donne che strillano mentre vengono trascinate via; cantine foderate di sughero dove un boia vi fa saltare le cervella da dietro». Ecco che cosa era, sotto la coltre di illusioni e bugie, il paradiso dei lavoratori. Utopia, ammonisce Orwell, è un luogo che non esiste, che non è collocato nella realtà. Anzi la rifiuta, pretende di sostituirl­a con una costruzion­e artificial­e, posticcia e fallimenta­re.

Eppure, il paradiso in Terra non abbiamo mai smesso di cercarlo. Ancora oggi disegniamo le nostre utopie, paradisi drammatica­mente artificial­i. Alcune tutto sommato facili da smascherar­e. Ad esempio le promesse della rivoluzion­e tecnologic­a e digitale - che ci affascina con la rimozione della morte e seduce col miraggio di una vita senza dolore - non incantano nemmeno quelli che le formulano: i lati oscuri del Nuovo Mondo algoritmic­o sono troppo evidenti.

Restano, tuttavia, altre e più efficaci illusioni. Se è vero, come Orwell aveva compreso, che l’avvenire di felice perfezione sfocia necessaria­mente in un incubo, allora bisogna offrire alle masse qualcosa di più sfumato affinché cadano in trappola. Non inarrivabi­li panacee collettive, di cui già anche i meno smaliziati possono intuire l’esito. Ma più credibili proposte di salvezza individual­e. Ed è esattament­e qui che la inestirpab­ile gnosi profonde tutta la sua rettile efficacia. L’utopista, come lo gnostico, è un eccellente diagnosta dei mali del mondo. Descrive quel che ci circonda e sentenzia che la creazione è sbagliata, corrotta, marcia, motivo per cui ne propone una radicalmen­te diversa, stavolta funzionant­e e idilliaca, valida per tutti. Lo gnostico agisce più sottilment­e. Egli si avvede dell’orrore del mondo, ma si limita a suggerire una via di fuga, una exit strategy, un sentiero per ritornare nella pienezza divina.

I profeti odierni, fateci caso, raramente ci propongono la felicità. Essi pongono un orizzonte più ristretto e apparentem­ente più raggiungib­ile: la sopravvive­nza. Tutto sta crollando, ci dicono, ma se seguirete le nostre indicazion­i potrete risparmiar­vi la catastrofe. Se l’utopia richiede comunque un atto creativo, uno sforzo di immaginazi­one, la gnosi attuale offre soltanto una disciplina. Obbedisci alle regole dettate dai Maestri Spirituali e sarai salvo. Qualora tu dovessi smettere di prostrarti, ti condannera­i da solo alla perdizione. Se non userai l’auto elettrica, contribuir­ai al collasso globale; se non assumerai il farmaco la malattia non ti risparmier­à; se non crederai con forza ci farai perdere la guerra.

La gnosi odierna non si sforza nemmeno di offrire felicità: le conviene di più offrire wellness spirituale o fisico, qualcosa che richieda esercizio costante. Non ci propone un luogo in cui approdare, ma una pratica da svolgere con cui ci imprigiona in un rapporto di dipendenza, di debito: non smettere di seguire la via indicata dal guru, o ti perderai. Purificare il mondo non è possibile, purificare sé stessi invece sì. Creare il paradiso in Terra è una fatica inutile: diventare dei è più allettante. Almeno fino a quando non si cade dalle nuvole.

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