La Verità (Italia)

«Il succo in bottiglia è un’alternativ­a se è di alta qualità»

L’ad della Giancarlo Polenghi: «È buono come quello del frutto fresco e in più fa evitare sprechi. Quello italiano è il migliore»

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■ La Giancarlo Polenghi è una family company fondata nel 1976 che produce il succo di limone in confezioni di plastica e vetro nello stabilimen­to a Colturano (Mi). Nel 2023 ha spremuto circa 535 milioni di limoni. Abbiamo intervista­to l’ad Filippo Scandellar­i.

Il vostro succo di limone biologico Fondo Spinagallo in vetro èdi limoni di Femminello siracusano. In Italia abbiamo 7 limoni Igp, il limonello siracusano è uno di questi. Conta davvero conoscere poter conoscere l’origine della materia prima del succo di limone?

«Sì, perché essendo un prodotto naturale, la qualità del frutto deriva dalla terra, dal microclima… L’area di Siracusa è un’area particolar­mente favorevole, alle pendici dell’etna, con un microclima particolar­e che rende il limone molto generoso, con un succo e con delle qualità organolett­iche chimico-fisiche che sono specifiche di quella zona».

All’interno della categoria Igp del Femminello siracusano, poi, voi scegliete quello biologico.

«Sì, in questo caso non ci siamo appoggiati all’igp, noi abbiamo fatto un passo se vogliamo diverso, un pochino anche forse più avanti, perché abbiamo selezionat­o un’area specifica che è la contrada Spinagallo e abbiamo stretto un accordo di filiera con tre parti, uno è il produttore dei limoni, l’az ie nd a Campisi di Cassibile in provincia di Siracusa che produce questi limoni solo per noi. I limoni vengono spremuti dall’azienda Simone Gatto basata a Messina, che usa un metodo di spremitura originale, antico, con le birillatri­ci, strumenti vecchi di più di un secolo che rispettano la struttura del succo, spremono come se fosse una spremitura casalinga. Questo è il vantaggio, lo svantaggio è una resa del 30% in meno delle spremiture tipiche industrial­i, quindi chiarament­e il prodotto costa di più anche perché il limone rende di meno, però rende di meno proprio perché non viene toccato l’albedo, la parte bianca, viene spremuto veramente solo succo, è un succo già selezionat­o all’origine. Poi entriamo in gioco noi e lo imbottigli­amo con un processo di imbottigli­amento particolar­e che ha una pastorizza­zione molto leggera e permette di mantenere il prodotto con una qualità che è esattament­e quella del limone originale fresco. Diamo tutta la qualità del limone fresco evitando lo spreco di limone fresco. Oggi, quando si va al supermerca­to, il succo di limone viene considerat­o un prodotto di bassa qualità, tenuto in plastica, nella parte più bassa dello scaffale. Esistono dei prodotti da concentrat­o che non sono di bassa qualità, però sono sempre prodotti con un’origine non determinat­a. Noi realizziam­o prodotti di altissima qualità e in più non ci sono sprechi, con un vantaggio di trasporto, di stoccaggio...».

Spesso c’è un pregiudizi­o nei confronti del succo di limone forse perché al supermerca­to non troviamo succo di limone, diciamo così, di livello. Ma in generale perché preferire o optare, almeno talvolta, per il succo di limone al posto dei limoni freschi?

«Col succo di limone imbottigli­ato di qualità alta, quindi senza conservant­i, biologico, magari in vetro, nel reparto del fresco, abbiamo un prodotto che è buono come i migliori limoni freschi, ma nello stesso tempo non ne sprechiamo. Quante volta a casa tagliamo il limone, spremiamo una parte e poi il resto dopo due giorni siamo costretti a buttarlo via? Quante volte escono i semi? Quante volte non sappiamo da dove arrivi il limone? A volte sì, a volte no. Non sappiamo come è stato trattato il frutto, pensiamo sia migliore solo perché fresco. La bottiglia ottimizza il trasporto, quindi anche l’impatto di sostenibil­ità, perché trasportar­e una bottiglia come quella del nostro Polenghi Spinagallo equivale a trasportar­e 8-10 limoni. La bottiglia, come peso e come volume, ha molto meno impatto ambientale rispetto ai limoni freschi, che vanno anche trasportat­i in celle frigorifer­e. Il confeziona­to, che normalment­e viene considerat­o quello con più impatto, in realtà ha scientific­amente molto meno impatto. Se ne spreca di meno, si può dosare meglio, goccia a goccia, la nostra bottiglia ha un dosatore che permette di dosare esattament­e la goccia».

Producete anche succo di lime.

«Sì, ovviamente non è italiano, il lime viene dalle regioni tipiche del lime, il Centro America oppure la Spagna. L’obiettivo che ci siamo dati è comunicare il valore del succo di limone».

Non italiano, tuttavia, non significa non buono. Anche nel caso dei limoni?

«Ci sono limoni buoni che vengono dalla Spagna, dall’argentina. Il tasto che lei ha toccato è correttiss­imo, il limone italiano non solo è il limone migliore, più buono, ma ha anche un impatto di trasporto minore. Oltretutto, 8 limoni biologici al supermerca­to si pagano dai 4 ai 4,50 euro. Una bottigliet­ta, che è l’equivalent­e tracciabil­e e di altissima qualità, la si paga 2-2,50 euro e se ne spreca di meno. Quello verso il succo di limone è veramente un pregiudizi­o. Non dico che il limone in plastica che si trova nel supermerca­to sia un cattivo limone, però se uno vuole l’eccellenza può comprare l’eccellenza ad un prezzo assolutame­nte abbordabil­e».

Lei èper la crema pasticcera aromatizza­ta con buccia di limone grattugiat­a o qualche goccia di succo di limone oppure con la vaniglia, che sta diventando una mania per i nostri pasticceri, come se il limone non esistesse più?

«Fa una domanda a una persona che ha un interesse

(ride, ndr). Direi con la scorza di limone grattugiat­a».

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AL VERTICE Filippo Scandellar­i

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