La Verità (Italia)

Gentiloni smaschera Conte «Non negoziò i soldi del Pnrr A decidere fu un algoritmo»

Il commissari­o Ue (in scadenza): «Altri Paesi hanno ottenuto di più». Poi corregge un po’ il tiro: «Il governo di allora diede un contributo». Ma i 5 stelle insorgono

- di MAURO BAZZUCCHI

■ «C’è un po’ di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistat­o un sacco di soldi. Non è vero. L’italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia». Con una bordata rivolta a Giuseppe Conte, l’ex premier e attuale commissari­o Ue all’economia Paolo Gentiloni è entrato a gamba tesa contempora­neamente nella campagna elettorale per le elezioni europee e – cosa più importante – nella corsa alla leadership del Pd, dove le voci degli scorsi mesi circa la sua volontà di scalare il Nazareno trovano oggi una conferma, anche se non esplicita.

La frase è tratta da un libro-intervista di prossima uscita, anticipato dal Corriere della Sera, e non ha mancato di sollevare immediatam­ente delle dure reazioni da parte del M5s, che rivendica da sempre il ruolo che a suo avviso ha giocato Conte nell’otteniment­o delle risorse per il nostro Paese dall’europa per il Pnrr, ma non deve aver fatto troppo piacere nemmeno all’attuale segretaria del Pd Elly Schlein, alle prese con un difficile tentativo di alleanza coi pentastell­ati. Gentiloni, infatti, non solo contesta il ruolo dell’allora premier Conte, ma il fatto stesso che l’italia abbia ottenuto un buon risultato, rivelando che l’assegnazio­ne delle risorse fu delegata a un algoritmo: «Tutti questi soldi», ha affermato, «sono stati dati in base a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziame­nti comuni europei dovrebbero innanzitut­to andare a progetti comuni». «Le quote di finanziame­nto assegnate ai diversi Paesi», ha spiegato, «non sono state negoziate dai capi di governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi). Sempre grazie all’algoritmo». Entrando maggiormen­te nel merito della genesi di Next Generation Eu, Gentiloni non ha mancato di esprimere delle perplessit­à: «Emettere debito comune per 800 miliardi», ha detto, «senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un’occasione persa». L’ex premier ha poi affrontato lo scenario politico con cui l’ue arriva all’appuntamen­to elettorale: «È una situazione un po’ delicata, dove il grande tema è che l’unione ha fatto dei passi avanti straordina­ri ma il mondo è avanzato ancora più velocement­e. Gli ultimi cinque anni hanno prodotto cose molto importanti come il Green deal, il Next Generation

Eu, il sostegno all’ucraina, cose che hanno cambiato anche la direzione di marcia della crescita, i Pigs corrono più dei frugali adesso e l’italia è secondo Paese del G7 per crescita. Il problema adesso è se andiamo avanti, guai a fare marcia indietro». «In questa campagna elettorale», ha aggiunto riferendos­i ai partiti conservato­ri europei, «c’è chi vuole andare avanti e chi indietro e si vede plasticame­nte dalla riunione a Madrid di ieri (domenica, ndr)».

Nel pomeriggio, interpella­to sulle sue dichiarazi­oni, Gentiloni ha parzialmen­te corretto il tiro; «È verissimo», ha detto, «che il governo italiano ha dato un contributo fondamenta­le sul fatto che si arrivasse al Next Generation Ue, c’è stato un negoziato feroce, durato mesi. Poi ci fu la lunghissim­a riunione in cui sicurament­e l’ex premier Giuseppe Conte ha svolto un ruolo importante, così come l’attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri, allora ministro dell’economia ma effettivam­ente la proposta di suddivisio­ne venne dalla Commission­e e i governi accettaron­o. L’unica cosa che chiesero di inserire i governi», ha aggiunto, «fu una sorta di conguaglio dopo due anni, per alcuni è stato benefico per altri meno, per altri come l’italia era neutro ma in generale la proposta entrò e uscì dal Consiglio così com’era».

Ciò non ha impedito, come detto, la replica polemica di più di un esponente del M5s: «Per bocca del commissari­o Gentiloni, esponente di punta del Pd», ha affermato l’exsindaca di Torino Chiara Appendino, «spunta fuori che il Pnrr è solo l’effetto di un algoritmo. Insomma, un florilegio di amenità pur di provare a offuscare due verità molto semplici». «La prima», ha proseguito, «senza la battaglia del governo Conte nel 2020, oggi non avremmo avuto la prima emissione di debito comune europeo, ossia la prima espression­e di

vera solidariet­à europea. La seconda: il nuovo Patto di stabilità europeo, con la sua micidiale austerità e le sue ovvie conseguenz­e lacrime e sangue per gli italiani, rappresent­a un fallimento sia per il governo di centrodest­ra, sia per lo stesso commissari­o Gentiloni». «D’altro canto», ha proseguito, «con un inno all’ipocrisia, partiti di centrodest­ra e Pd si sono astenuti all’europarlam­ento sul nuovo Patto, mentre il M5s è stato l’unico a votare contro». Ancora più duro l’ex ministro e capogruppo grillino al Senato, Stefano Patuanelli: «Mi spiace vedere la sciatteria con cui un commissari­o liquida quella stagione, peraltro sproloquia­ndo alla fine del suo mandato e alla vigilia di una competizio­ne europea. Solo per danneggiar­e un’altra forza politica. Che tristezza».

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A destra, Paolo Gentiloni, commissari­o Ue all’economia. A sinistra, Giuseppe Conte, premier all’epoca delle negoziazio­ni sui fondi del Pnrr. Sotto, Roberto Gualtieri, che al tempo era ministro dell’economia [Ansa]
LO SCONTRO A destra, Paolo Gentiloni, commissari­o Ue all’economia. A sinistra, Giuseppe Conte, premier all’epoca delle negoziazio­ni sui fondi del Pnrr. Sotto, Roberto Gualtieri, che al tempo era ministro dell’economia [Ansa]
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