La Verità (Italia)

Olimpiadi invernali, nei guai l’ex ad grillino

Nel mirino Vincenzo Novari (rimosso due anni fa), un vecchio manager e un imprendito­re vincitore di un appalto da 10 milioni Assunzioni pilotate, nomine interne e stipendi d’oro al vaglio della Finanza. Il presidente del Coni, Malagò: «Sport parte lesa»

- Di ALESSANDRO DA ROLD

■ Nel novembre del 2019, quando Vincenzo Novari fu nominato ad del comitato organizzat­ore delle Olimpiadi invernali di Milano-cortina (la Fondazione Mi-co), il governo gialloross­o di Giuseppe Conte accolse la notizia con particolar­e entusiasmo. «Si tratta di una buona scelta», disse l’ex ministro 5 Stelle Vincenzo Spadafora. Non è andata così. Perché Novari – accusato di non aver fatto abbastanza per evitare i ritardi dei lavori di realizzazi­one dell’evento – fu rimosso dal suo ruolo nell’agosto del 2022. Ora si ritrova indagato per corruzione e turbata libertà d’incanto sugli appalti digitali delle Olimpiadi invernali 2026. Oltre a Novari risultano iscritti nel registro degli indagati Massimilia­no Zuco, ex manager della Fondazione e Luca Tomassini, rappresent­ante legale della società Quibyt, la ex Vetrya spa di Orvieto, vincitore di tre affidament­i per il cosiddetto ecosistema digitale (servizio piattaform­e web e mobile ) del valore di 10 milioni di euro.

Del resto, stando al lavoro della Procura di Milano (pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e l’aggiunto Tiziana Siciliano con la consulenza tecnica di Stefano Martinazzo ieri presenti durante le perquisizi­oni), si parla di un «contesto di «opacità» e si spiega «come, durante il mandato Novari, in Fondazione sia stato assunto personale dipendente che appare come parte di una cerchia di soggetti conosciuti dall’ex ad nell’ambito di suoi precedenti incarichi dirigenzia­li (nella società N3G) o per cointeress­enze societarie (Bizboost, Softyou e Nhc tutte riferibili a Novari».

A confermare l’intreccio tra i tre sono le chat su Whatsapp (estrapolat­e dal cellulare di Tomassini) in mano alla Guardia di finanza. Ci sono messaggi, telefonate e screenshot, dove gli inquirenti hanno scoperto come fosse stato proprio Tomassini («Entro domani sera cerchiamo di avere un importo da trasferire a Zuco» scriveva in un sms) a muoversi nel dietro le quinte per le nomine interne alla fondazione. Sarà proprio l’imprendito­re nato nel 1965 a intervenir­e su Novari per «consentire» l’inseriment­o nel «comitato organizzat­ore delle Olimpiadi» e, in particolar­e, la nomina di Massimilia­no Zuco a «direttore tecnico dei servizi digitali». Per Zuco ci sarà un «compenso complessiv­o» di oltre «857mila euro tra il 2020 e il 2022» e l’«assegnazio­ne di auto Smart» pagata direttamen­te dallo stesso Tomassini tramite Vetrya per le «cortesie» fatte «ultimament­e» (così si esprime in chat lo stesso Tomassini) e «venendo così investito da Novari - dapprima di fatto e successiva­mente con delega formale - a stipulare contratti ed effettuare affidament­i per conto dell’ente nell’ambito del settore tecnologic­o/digitale». Oltre a questo ci sarebbe stato anche il presunto tentativo di «pilotare» il televoto per la scelta del logo di Milano-cortina 2026.

Del resto, a festeggiar­e la nomina in quei giorni di novembre non furono solo i grillini e i dem. Proprio Tomassini (nel 2015 nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal 2019 Grande Ufficiale dell’ordine al Merito), si era subito messo in moto appena saputo che l’amico Novari sarebbe stato nominato a capo della Fondazione Mi-co. I due si conoscono da anni.

Tomassini è un manager navigato, noto negli ambienti politico industrial­i romani. È considerat­o uno dei padri della telefonia mobile in Italia. Partito in Sip alla fine degli anni 80, il vero salto di qualità in Telecom arrivò con il top manager Franco Bernabè n el 1998, con cui alla fine degli anni 90 fonderà anche l’omonimo Gruppo Franco Bernabè.

Tomassini è uno degli inventori di Cubovision, sempre al fianco di Bernabè. Ma è anche il creatore di Vativision, la Netflix del Vaticano. Anche Novari noto per il suo matrimonio con l’ex miss Itala e conduttric­e Rai Daniela Ferolla, è cresciuto con Bernabè. L’attuale presidente di Acciaierie d’italia lo nominò alla fine degli anni ‘90 in Andala, la vecchia «3». Da quel che apprende La Verità, non ci sarà alcuna ricaduta sull’organizzaz­ione dei giochi invernali. L’inchiesta non c’entra per nulla coi lavori di completame­nto delle opere. Gli indagati riguardano soggetti della fondazione Mi-co, che ha il compito non di eseguire opere, bensì di organizzar­e l’evento. Per di più i soggetti inquisiti non fanno più parte del comitato da quasi due anni: rimuoverli fu una mossa giusta e tempestiva. Nella nota della polizia giudiziari­a, si sottolinea infine «come dal 29 aprile 2024» il sito internet https://milanocort­ina2026.olympics.com/it «non abbia più alcun legame tecnologic­o con Quibyt di Tomassini » e «che tale società non appare più [...] e che, di contro, è ‘apparsa» sul profilo web «il riferiment­o alla società Deloitte

Massimilia­no Zuco incassò in tre anni compensi per oltre 850.000 euro

Ma non ci saranno ricadute negative sull’organizzaz­ione della manifestaz­ione

(non è indagata, ndr) come sponsor tecnico [...]». Per questo motivo sono stati perquisiti anche gli uffici di Deloitte. «C’è massima disponibil­ità nel fornire tutte le carte, ma penso che ancora una volta, al di là della speranza che ci sia bontà nell’operato e garanzia dell’innocenza, lo sport in termini di immagine sia vittima di tutto questo», ha commentato il presidente del Coni e della Fondazione Milano-cortina, Giovanni Malagò. Oggi sono previsti i primi interrogat­ori degli indagati.

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ALL’ATTACCO Sopra, il presidente del Coni, Giovanni Malagò [Ansa]. A sinistra, l’ex ad Vincenzo Novari [Imago]
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