Olimpiadi invernali, nei guai l’ex ad grillino
Nel mirino Vincenzo Novari (rimosso due anni fa), un vecchio manager e un imprenditore vincitore di un appalto da 10 milioni Assunzioni pilotate, nomine interne e stipendi d’oro al vaglio della Finanza. Il presidente del Coni, Malagò: «Sport parte lesa»
■ Nel novembre del 2019, quando Vincenzo Novari fu nominato ad del comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali di Milano-cortina (la Fondazione Mi-co), il governo giallorosso di Giuseppe Conte accolse la notizia con particolare entusiasmo. «Si tratta di una buona scelta», disse l’ex ministro 5 Stelle Vincenzo Spadafora. Non è andata così. Perché Novari – accusato di non aver fatto abbastanza per evitare i ritardi dei lavori di realizzazione dell’evento – fu rimosso dal suo ruolo nell’agosto del 2022. Ora si ritrova indagato per corruzione e turbata libertà d’incanto sugli appalti digitali delle Olimpiadi invernali 2026. Oltre a Novari risultano iscritti nel registro degli indagati Massimiliano Zuco, ex manager della Fondazione e Luca Tomassini, rappresentante legale della società Quibyt, la ex Vetrya spa di Orvieto, vincitore di tre affidamenti per il cosiddetto ecosistema digitale (servizio piattaforme web e mobile ) del valore di 10 milioni di euro.
Del resto, stando al lavoro della Procura di Milano (pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e l’aggiunto Tiziana Siciliano con la consulenza tecnica di Stefano Martinazzo ieri presenti durante le perquisizioni), si parla di un «contesto di «opacità» e si spiega «come, durante il mandato Novari, in Fondazione sia stato assunto personale dipendente che appare come parte di una cerchia di soggetti conosciuti dall’ex ad nell’ambito di suoi precedenti incarichi dirigenziali (nella società N3G) o per cointeressenze societarie (Bizboost, Softyou e Nhc tutte riferibili a Novari».
A confermare l’intreccio tra i tre sono le chat su Whatsapp (estrapolate dal cellulare di Tomassini) in mano alla Guardia di finanza. Ci sono messaggi, telefonate e screenshot, dove gli inquirenti hanno scoperto come fosse stato proprio Tomassini («Entro domani sera cerchiamo di avere un importo da trasferire a Zuco» scriveva in un sms) a muoversi nel dietro le quinte per le nomine interne alla fondazione. Sarà proprio l’imprenditore nato nel 1965 a intervenire su Novari per «consentire» l’inserimento nel «comitato organizzatore delle Olimpiadi» e, in particolare, la nomina di Massimiliano Zuco a «direttore tecnico dei servizi digitali». Per Zuco ci sarà un «compenso complessivo» di oltre «857mila euro tra il 2020 e il 2022» e l’«assegnazione di auto Smart» pagata direttamente dallo stesso Tomassini tramite Vetrya per le «cortesie» fatte «ultimamente» (così si esprime in chat lo stesso Tomassini) e «venendo così investito da Novari - dapprima di fatto e successivamente con delega formale - a stipulare contratti ed effettuare affidamenti per conto dell’ente nell’ambito del settore tecnologico/digitale». Oltre a questo ci sarebbe stato anche il presunto tentativo di «pilotare» il televoto per la scelta del logo di Milano-cortina 2026.
Del resto, a festeggiare la nomina in quei giorni di novembre non furono solo i grillini e i dem. Proprio Tomassini (nel 2015 nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal 2019 Grande Ufficiale dell’ordine al Merito), si era subito messo in moto appena saputo che l’amico Novari sarebbe stato nominato a capo della Fondazione Mi-co. I due si conoscono da anni.
Tomassini è un manager navigato, noto negli ambienti politico industriali romani. È considerato uno dei padri della telefonia mobile in Italia. Partito in Sip alla fine degli anni 80, il vero salto di qualità in Telecom arrivò con il top manager Franco Bernabè n el 1998, con cui alla fine degli anni 90 fonderà anche l’omonimo Gruppo Franco Bernabè.
Tomassini è uno degli inventori di Cubovision, sempre al fianco di Bernabè. Ma è anche il creatore di Vativision, la Netflix del Vaticano. Anche Novari noto per il suo matrimonio con l’ex miss Itala e conduttrice Rai Daniela Ferolla, è cresciuto con Bernabè. L’attuale presidente di Acciaierie d’italia lo nominò alla fine degli anni ‘90 in Andala, la vecchia «3». Da quel che apprende La Verità, non ci sarà alcuna ricaduta sull’organizzazione dei giochi invernali. L’inchiesta non c’entra per nulla coi lavori di completamento delle opere. Gli indagati riguardano soggetti della fondazione Mi-co, che ha il compito non di eseguire opere, bensì di organizzare l’evento. Per di più i soggetti inquisiti non fanno più parte del comitato da quasi due anni: rimuoverli fu una mossa giusta e tempestiva. Nella nota della polizia giudiziaria, si sottolinea infine «come dal 29 aprile 2024» il sito internet https://milanocortina2026.olympics.com/it «non abbia più alcun legame tecnologico con Quibyt di Tomassini » e «che tale società non appare più [...] e che, di contro, è ‘apparsa» sul profilo web «il riferimento alla società Deloitte
Massimiliano Zuco incassò in tre anni compensi per oltre 850.000 euro
Ma non ci saranno ricadute negative sull’organizzazione della manifestazione
(non è indagata, ndr) come sponsor tecnico [...]». Per questo motivo sono stati perquisiti anche gli uffici di Deloitte. «C’è massima disponibilità nel fornire tutte le carte, ma penso che ancora una volta, al di là della speranza che ci sia bontà nell’operato e garanzia dell’innocenza, lo sport in termini di immagine sia vittima di tutto questo», ha commentato il presidente del Coni e della Fondazione Milano-cortina, Giovanni Malagò. Oggi sono previsti i primi interrogatori degli indagati.