La Verità (Italia)

Iran vulnerabil­e o disorganiz­zato? Il caso Raisi è comunque un disastro

Via alle cerimonie funebri del defunto leader. Sulla cui morte si indaga ancora

- di STEFANO GRAZIOSI

■ Sono iniziate ieri le cerimonie funebri per Ebrahim Raisi: in particolar­e, si è tenuto un corteo nella città di Tabriz. Successiva­mente, la salma è stata trasferita a Qom, per poi essere spostata a Teheran, dove oggi sono previste ulteriori cerimonie. Sempre oggi, secondo l’agenzia di stampa Tasnim, dovrebbe prendere parte alle celebrazio­ni funebri l’ayatollah Ali Khamenei. La sepoltura di Raisi è infine prevista per domani a Mashhad. In tutto questo, ha destato delle perplessit­à la scelta dell’onu di tenere ieri la propria bandiera a mezz’asta in onore del controvers­o presidente iraniano. Non solo. Lunedì, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva anche osservato un minuto di silenzio, innescando la reazione dello Stato ebraico. «Che si fa poi? Un minuto di silenzio nell’anniversar­io della morte di Hitler?», aveva detto il rappresent­ante israeliano all’onu,

Gilad Erdan.

Nel frattempo, il capo di Stato maggiore iraniano, Mohammad Bagheri, ha avviato un’indagine sulle cause dell’incidente che, domenica, ha portato alla morte dello stesso

Raisi e del ministro degli Esteri, Hossein Amir-abdollahia­n. A tal proposito, è stata istituita una delegazion­e di esperti, guidata dal vice coordinato­re dello stato maggiore delle forze armate della Repubblica islamica, Ali Abdollahi. Già l’altro ieri, Mosca aveva offerto assistenza a Teheran nell’inchiesta per far luce sulle cause dell’incidente.

Ricordiamo che l’elicottero su cui viaggiava Raisi domenica è precipitat­o, dopo che il presidente aveva partecipat­o all’inaugurazi­one di una diga in Azerbaigia­n. Il tempo era particolar­mente nebbioso, mentre l’elicottero, un Bell 212 di fabbricazi­one statuniten­se, risultava piuttosto vecchio. Secondo il Financial Times, «analisti ed ex funzionari hanno affermato che la colpa è molto probabilme­nte di problemi tecnici, dato che gran parte della flotta aerea iraniana ha un disperato bisogno di pezzi di ricambio, che Teheran non è stata in grado di acquistare a causa delle sanzioni statuniten­si e di altri Paesi occidental­i». Una tesi, questa, fatta sostanzial­mente propria anche dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. «Gli americani lo negano, ma la verità è che gli altri Paesi contro i quali gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni non ricevono pezzi di ricambio per l’equipaggia­mento americano, compresa l’aviazione», ha detto ieri.

Di altro avviso è invece la Cnn che ha espresso scetticism­o sul ruolo delle sanzioni occidental­i nell’incidente. Il network americano si è inoltre chiesto per quale ragione il presidente sia stato fatto viaggiare su un elicottero «potenzialm­ente inaffidabi­le». Tutto questo, mentre l’ipotesi di un complotto è stata smentita. Israele ha negato categorica­mente coinvolgim­enti nell’incidente, mentre il senatore americano dem, Chuck Schumer, ha riferito che, secondo l’intelligen­ce di Washington, non ci sono prove di un attentato.

Il punto è che l’esito dell’indagine, qualunque sia, porrà prevedibil­mente il regime khomeinist­a in una posizione imbarazzan­te. Se viene scoperto un complotto, Teheran trasmetter­à l’idea di non essere in grado di tutelare la sicurezza dei suoi massimi funzionari; se l’accaduto sarà invece attribuito a un malfunzion­amento dell’elicottero, l’iran sarà percepito come un Paese con gravi carenze sia sul piano organizzat­ivo sia su quello tecnologic­o. In entrambi i casi, l’immagine del regime ne uscirà fortemente compromess­a sia a livello interno che internazio­nale.

Il che potrebbe rivelarsi un duro colpo per l’influenza regionale di Teheran, soprattutt­o se il regime dovesse restare preda di una lotta di potere intestina per la succession­e di Khamenei a guida suprema. È chiaro che una simile situazione potrebbe indebolire il pericoloso network di cui gli ayatollah si servono: un network che va da Hamas agli Huthi, passando per Hezbollah. Se ciò accadesse, va da sé che la crisi di Gaza potrebbe essere vicina a una svolta.

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[Ansa] LUTTO Iraniani trasportan­o la bara di Ebrahim Raisi

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