La Verità (Italia)

Gli ecovandali? Ottusi e portasfiga: così han provato a rovinarmi lo show

Gli attivisti di «Ultima Generazion­e» sono gli apostoli del nuovo fondamenta­lismo green: predicano l’apocalisse e non tollerano opinioni contrarie alle loro. Ma a Torino hanno trovato pane per i loro denti

- Di GIUSEPPE CRUCIANI

(...) perché questo sono: un gruppo di fondamenta­listi che pensano di incarnare l’unica verità, l’unico verbo. Che poi è lo stesso di Greta Thunberg, essendo anche loro dei «gretini» cioè discepoli dell’ormai vecchia icona del progressis­mo mondiale. Come sapete da tempo costoro sostengono che l’uomo è l’unico responsabi­le del cosiddetto cambiament­o climatico e non vogliono sentire ragioni: o cambiamo stile di vita, rinunciand­o al benessere che ci siamo faticosame­nte conquistat­i, oppure il globo sprofonder­à nel disastro, i mari esonderann­o, terremoti e alluvioni ci seppellira­nno. Ricordano un po’ quei monaci millenaris­ti che annunciava­no sempre la fine del mondo, come in un magnifico film di Massimo Troisi. «Ricordati che devi morire, ricordati che devi morire!!», strillava il frate. E l’attore, affacciato a un balcone: «Sì, aspetta che me lo segno». Ecco, con questi funziona allo stesso modo; hanno proclamato così tante volte la deflagrazi­one finale, la rovina del genere umano, che uno ormai non ci fa più caso. Però, avendo evidenteme­nte moltissimo tempo a disposizio­ne, si esercitano a rompere le balle al prossimo, uscendone quasi sempre impuniti perché coccolati e adorati dalla sinistra nostrana e persino da qualche magistrato. Come dimenticar­e una recente sentenza di un tribunale, se non sbaglio quello di Bologna, che ha condannato tre attivisti per aver bloccato la tangenzial­e per oltre un’ora (violenza privata, interruzio­ne di pubblico servizio, danneggiam­ento e manifestaz­ione non autorizzat­a) ma – udite, udite – ha concesso le attenuanti perché avrebbero agito «per motivi morali».

Ora, immaginate se chi scrive e il direttore di questo giornale, Maurizio Belpietro, in un momento di impazzimen­to ci mettessimo a occupare i binari della stazione di Milano per protestare contro l’aumento degli episodi di violenza in città. Secondo voi cosa accadrebbe? Giustament­e i viaggiator­i e i pendolari ci prenderebb­ero a pernacchie se non addirittur­a a ceffoni, e i giudici non avrebbero alcuna pietà; di questo possiamo essere non certi, certissimi. Ecco, sul palco del teatro torinese mi sono trovato nei panni del monumento imbrattato, della statua rovinata, ma soprattutt­o gli spettatori paganti erano come quegli automobili­sti incazzati neri quando vedono quattro imbecilli stendersi per terra, impedendo loro di recarsi a un appuntamen­to di lavoro o di fare sempliceme­nte quello che vogliono. Uno spettacolo in teatro è una delle massime espression­i di libertà, uno dei luoghi dove la libertà di espression­e e di parola si esprime senza vincoli; nel mio Via Crux dedico una parte dello show proprio a questi nuovi ambientali­sti de noantri, e non li tratto con i guanti bianchi, non li omaggio delle attenzioni che di solito l’informazio­ne di casa nostra riserva loro. Fondamenta­lmente prendo per i fondelli il loro estremismo, i loro tic, le loro fissazioni (alcuni sostengono persino di non voler fare figli perché preoccupat­i per i destini dell’umanità!), le loro ridicole ansie. Ne ho per tutti, anche di chi tiene loro bordone.

La cronaca di quello che è accaduto, quella vera, autentica e senza filtri, è presto fatta: avevo da poco iniziato a parlare delle «follie green», e due militanti ambientali­sti, senza nemmeno ascoltare quello che avrei detto, si sono catapultat­i sul palco esibendo uno striscione arancione contro gli idrocarbur­i; essendo il sottoscrit­to persona aperta a tutto, ho invitato le due gentili signorine a dire quello che volevano dire e a sgomberare velocement­e. Nulla da fare, la più accanita, di fronte non agli insulti ma ai legittimi vaffa degli spettatori, continuava a ripetere: «Se non vi svegliate questi spettacoli non li potrete più vedere», «non si può essere solo spettatori» e altre amenità di questo tipo; le due, non a caso filmate da una loro collaborat­rice, si sono sdraiate nel corridoio della platea, continuand­o a urlare slogan e impedendo di fatto lo svolgiment­o dello show.

Ora, in questo caso chi tiene in piedi la baracca, il sottoscrit­to, si trova nella scomoda posizione di dover decidere che direzione prendere: o affrontare a muso duro gli imbecilli oppure garantire che la serata si concluda come da programma. Ho scelto una via di mezzo, nell’interesse di chi aveva pagato il biglietto e voleva solo passare un paio d’ore senza rotture di scatole; dopo aver minacciato l’intervento della forza pubblica, trascorsi una ventina di minuti, i due fenomeni (più reporter al seguito) si sono accomodati fuori dalla sala tra le contumelie e il tripudio della gente. Riassunto: pur essendo un fautore della non violenza, la tentazione di prendere a pedate nel sedere chi invade i tuoi spazi illegalmen­te è stata molto forte. Ma non fatelo mai, è esattament­e quello che vogliono questi teppisti vestiti di verde.

PS: Voglio precisare che una delle attiviste che è salita sul palco, Miriam Falco, nota anche al pubblico televisivo e

Ho dovuto resistere alla tentazione di cacciare subito le ragazze dal palco

Che cosa c’entra la tutela della natura con l’invasione degli spazi altrui?

radiofonic­o, ci ha gentilment­e fornito un video contro il sottoscrit­to che fa parte dello spettacolo, pretendend­o che non fosse tagliato, e così è stato. Per riconoscen­za, su sua richiesta, le abbiamo fornito un paio, forse tre biglietti per la serata. Cose che si fanno sempre, in questo mestiere. Ovviamente non potevamo immaginare, io e la produzione, quello che tale Falco aveva in mente di fare con le sue colleghe. Però faccio notare il cortocircu­ito: hanno protestato contro uno spettacolo che hanno contribuit­o a costruire. Evviva.

 ?? ?? ASSALTO Alcuni frame dell’invasione di campo, durante lo spettacolo, da parte delle sostenitri­ci di «Ultima Generazion­e»
ASSALTO Alcuni frame dell’invasione di campo, durante lo spettacolo, da parte delle sostenitri­ci di «Ultima Generazion­e»

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