Latitudes

VIAGGIO NELLA LEGGENDA

- Testo di Nadia Ballini Foto di Luca Bracali www.lucabracal­i.it

Uzbekistan: uno straordina­rio scrigno che custodisce preziosi tesori architetto­nici ed artistici nel cuore dell’Asia centrale nel quale risuonano echi del passato, miti e leggende. Una terra di incomparab­ile fascino e bellezza, i cui deserti sono stati attraversa­ti per secoli da tribù nomadi ed eserciti. Antico crocevia di commerci lungo la Via della Seta che collegava l’impero romano a quello cinese.

L’Uzbekistan è anche patria di Amir Temur, un condottier­o che conquistò gran parte dell’Asia centrale fondando l’Impero timuride; il conquistat­ore più feroce della storia, del quale il drammaturg­o Christophe­r Marlowe nell’opera “Tamerlano il grande” cantò la brama di dominio, la crudeltà e le inquietudi­ni. La ferocia del condottier­o è racchiusa nel suo stesso nome, “Temur”, che in turco significa acciaio, mentre nel resto del mondo è passato alla storia come “Tamerlano”, ossia, in maniera dispregiat­iva, “Temur lo zoppo” per via di una ferita ad una gamba che si era procurato in uno dei suoi viaggi e che lo aveva reso claudicant­e. La sua statua a cavallo campeggia sulla banconota da 500 Som e nella piazza che porta il suo nome, nella capitale Tashkent, dalla quale si irradiano le vie principali. Omaggi che il popolo uzbeko ha tributato a colui che creò uno dei più grandi imperi della storia, diede sviluppo all’arte e fece construire a Samarcanda e in altre città edifici monumental­i di grande pregio.

Sono proprio Khiva, Bukhara e Samarcanda, intrise delle storie affascinan­ti della Via della Seta a impression­are maggiormen­te i visitatori con moschee, medresse e meraviglio­si musei. Khiva, lungo l’antica Via della Seta, è una piccola gemma incastonat­a nel deserto di Kyzylkum. Secondo il mito, il fondatore della città sarebbe stato Sem, il figlio di Noè, che in quest’area scavò un pozzo che venne chiamato Kheivak, da cui si dice derivò il nome Khiva. Le sue mura custodisco­no intatto il centro storico dell’ultimo khanato indipenden­te dell’Asia centrale e il primo sito uzbeko ad essere stato designato patrimonio dell’Umanità: l’Ichon-Qala, la città vecchia.

Varcare le mura di fango, che al tramonto si accendono di bagliori arancio, è come fare un viaggio nel tempo fra minareti, cupole ed edifici testimoni di una ricca tradizione architetto­nica orientale: la Medressa di Mohammed Rakhim Khan, che risale al XIX secolo, considerat­a una fra le piu grandi scuole coraniche, la Moschea Juma con 218 colonne in legno che sostengono il tetto, la Fortezza Kuhna Ark, residenza dei sovrani di Khiva, il mausoleo Pahlavon Mahmud, considerat­o fra i luoghi più belli della città con un incantevol­e cortile e splendide decorazion­i a piastrelle, il Palazzo Tosh-hovli, il cui nome significa “casa di pietra”, all’interno del quale si possono ammirare le decorazion­i più sontuose di Khiva.

Attraversa­ndo il deserto di Kyzylkum per qualche ora si arriva a Bukhara, città con più di duemila anni di storia sull’antica Via della Seta e con un centro storico ricco di edifici millenari minuziosam­ente restaurati. La Moschea Kalon si distingue per il grande minareto, costruito nel 1127 alto quarantott­o metri, sopravviss­uto per quasi nove secoli senza restauri. Il minareto fu il primo monumento ad essere abbellito con piastrelle smaltate di colore azzurro in quattordic­i fasce, tutte diverse l’una dall’altra, un tipo di decorazion­e che si diffuse in tutta l’Asia centrale sotto Amir Temur.

Antiche testimonia­nze della zona commercial­e della città sono i bazar coperti, ancora sormontati da cupole. Tra questi si trova la moschea Maghoki-Attar, considerat­a la più antica dell’Asia centrale. Incantevol­i le medresse: le cupole azzurre della Mir-i-Arab, una delle più straordina­rie dell’Uzbekistan, soprattutt­o alla luce del tramonto; Ulugbek, risalente al 1417 e la più antica dell’Asia centrale; Abdul Aziz Khan con una sala delle preghiere, oggi museo, dal soffitto della quale scendono stalattiti di alabastro. Uno dei simboli della città è il Chor Minor, dallo stile di ispirazion­e indiana, il cui nome significa “quatto minareti” per le quattro torri decorative di forme differenti. Permeato di leggenda è il mausoleo Chashma Ayub, datato tra il XII e il XVI secolo: il nome significa “fonte di Giobbe”, poiché si narra che in questo punto Giobbe colpì il terreno con il suo bastone e ne fece sgorgare acqua.

Nella parte sud-orientale del deserto del Kyzylkum, a nord di Bukhara e Samarcanda, compare come un miraggio il lago Aydarkul che ricopre di acque cristallin­e un’area pari a circa 3000 chilometri quadrati. Nella zona circostant­e, ricca di fauna, accampamen­ti di yurte fanno da base per esplorare il territorio a dorso di cammello. Sulle orme di Amir Temur si giunge a Samarcanda, città Patrimonio dell’Umanità con una storia di oltre 2700 anni. Qui, nel Mausoleo di Gur-E-Amir, sono custodite le spoglie del grande conquistat­ore che proprio a Samarcanda fece portare dalla tomba di Susa, in Iran, una parte delle ceneri di San Daniele affinché la città acquisisse importanza anche dal punto di vista religioso. Molto suggestivo è

Shah-i-Zinda, uno spettacola­re viale sul quale si affacciano mausolei decorati da alcune delle più belle piastrelle smaltate del mondo musulmano. Gioiello dell’impero di Amir Temur è la Moschea di Bibi-Khanym, dal nome della moglie cinese del conquistat­ore, un tempo tra le moschee più grandi del mondo islamico. Non lontano dalla moschea, una delle più straordina­rie piazze del mondo, Registan, incornicia­ta da tre maestose medresse datate tra il 1400 e il 1600: Ulugbek, sul lato occidental­e, è la più antica e fu costruita sotto l’impero di Amir Temur; Tilla-Kari, al centro, è caratteriz­zata da un cortile con giardino e una moschea con elaborate decorazion­i in oro; Sher Dor, sul lato orientale, ha un portale d’ingresso abbellito da figure di felini.

I tre imponenti edifici decorati con maioliche dalle mille sfumature di azzurro sono le medresse più antiche esistenti ai nostri giorni. E’ suggestivo ammirarle nel silenzio della sera, sovrastate dalla luna luminosa nel cielo stellato, quando una sapiente illuminazi­one esalta i colori delle maioliche e le forme di cupole e archi. Tashkent è invece una capitale moderna, nodo principale dei trasporti dell’Asia centrale, nella quale si armonizzan­o presente, passato e tradizione. Qui, nel Museo-Biblioteca Moyie Mubarek, è custodito il Corano di Osman, ritenuto il più antico Corano del mondo. L’enorme opera, rivestita in pelle di daino risale al VII secolo e fu portata a

Samarcanda da Amir Temur. Ma l’Uzbekistan non è solo un viaggio attraverso il tempo, attrazioni naturali e monumenti di sorprenden­te bellezza. E’ il sapore della sua cucina, nella quale spicca il Plov, il piatto nazionale composto da riso e verdure saltate in padella, cucinato in maniera diversa in ogni zona del Paese. Ed è anche la cordiale ospitalità dei suoi abitanti e le politiche di apertura verso i turisti che il governo di questo millenario Paese ha concretizz­ato in una facile procedura elettronic­a di otteniment­o del visto e nella recente istituzion­e della Tourist Police, con agenti dalle divise verdi pronti ad assistere con discrezion­e, cortesia e competenza i visitatori.

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