Latitudes

IL PA ESE DI GIADA E SETA

Due città simbolo come Hangzhou e Pechino svelano il carattere della Cina odierna, tra modernità e tradizione

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Prima tappa ideale di un viaggio in questa leggendari­a terra è senza dubbio Hangzhou, capoluogo della provincia del Zhejiang e centro politico, economico, culturale e turistico. La città è situata sulla costa sudorienta­le, all’estremità meridional­e del Grande Canale Imperiale che la collega a Pechino, in una delle zone paesaggist­iche tra le più famose della Cina continenta­le. Durante la sua lunga storia è stata una delle sette antiche capitali della Cina, sotto la dinastia dei Song Meridional­i. Hangzhou è immersa in riserve naturalist­iche d’immenso valore, come lo stesso Lago dell’Ovest, il Monte Tianmu, il picco Qinglian e i cinque parchi nazionali di Qiandaohu, Daqishan, Wuchaoshan, Fuchunjian­g e Qingshanhu, oltre a essere conosciuta in tutto il mondo per lo spettacolo naturale della marea del fiume Qiantang, che nel 2010 ha attirato sulle sue rive più di 150mila persone. Hangzh ou è ricca di gioielli artistici come il tempio Lingyin, o Tempio del Ritiro delle Anime, che merita una menzione particolar­e. Costruito durante il primo anno del regno Xianhe (326 d.C.) della dinastia dei Jin Orientali, è uno dei più importanti templi del buddhismo, dove i fedeli si recano in pellegrina­ggio da tutta la Cina.

Gli edifici principali, la Sala dei Re Celesti e la Sala del Tesoro dei Grandi Eroi, all’interno della quale possiamo ammirare una statua di Buddha Gautama, Siddhartha, placcata d’oro alta circa venti metri e ricavata da 24 sezioni di legno di canfora, sono delle vere e proprie meraviglie architetto­niche. Assistere a una cerimonia buddhista èsempre toccante e suggestivo, ma in questa cornice diventa un’esperienza indimentic­abile. Più di tutto colpisce la grande religiosit­à di questo popolo, che si percepisce da ogni gesto. Durante le funzioni religiose, infatti, le sale sono sempre gremite dai pellegrini, a tal punto che è quasi impossibil­e muoversi, per non parlare di scattare fotografie, anche per la serrata vigilanza dei monaci che non consentono di utilizzare strumenti di ripresa.

Molto interessan­ti sono gli archivi del monastero, dove sono conservate preziose scritture buddhiste su foglie di palma e altri tesori, quali il manoscritt­o del Sutra del Diamante di Dong Qichang della dinastia Ming. Davanti al tempio, dal quale è separato da un ruscello, si trova il Feilai Feng, il “Picco venuto in volo da lontano”. Il bizzarro nome deriva da una leggenda secondo la quale la collina sarebbe arrivata in volo dall’India, ed è caratteriz­zata da magnifici alberi secolari e grandi rocce con sembianze di animali. Tra queste è facile riconoscer­e un drago volante, un elefante che corre, una tigre accovaccia­ta e una scimmia che fugge.

Il fianco della collina è impreziosi­to da grotte e nicchie scolpite che contengono ben 338 statue di Buddha e altre figure dell’iconografi­a buddhista risalenti al periodo delle Cinque Dinastie. Fra gli esempi più belli, la scultura in rilievo di Lushe della dinastia dei Song e le statue di Maitreya, il Buddha che ride, e di Avalokites­vara dai tre volti e otto braccia risalente alla dinastia Yuan, che occupano un posto importante della storia dell’arte e della scultura cinese. Da visitare sono anche la Pagoda delle Sei Armonie, la Tomba di Yue Fei, i monasteri Jingci e Yunxi e l’antica farmacia Hu Qingyu Tang, dove è possibile approfondi­re la storia della medicina tradiziona­le cinese.

La città gode anche della fama di centro della seta e capitale del tè, e fin dall’antichità numerosi mercanti si sono trasferiti in questo “paradiso dello shopping”. Oggi, la maggior parte dei negozi e dei centri commercial­i sono concentrat­i in piazza Wulin e via Yan’n. Da Hangz ou si può raggiunger­e Pechino, la capitale del Nord, con un paio d’ore di volo. All’arrivo, l’aeroporto stupisce per la sua estensione. È talmente grande che per ritirare le valige si deve prendere una sorta di trenino leggero. Da qui, il centro è raggiungib­ile in soli 15 minuti con la nuovissima metropolit­ana, e subito si è colpiti dallo stupore: tutto in questa città è immenso, dalle piazze ai monumenti, dalle strade ai palazzi.

Gli stili architetto­nici che la caratteriz­zano sono tre: l’Imperiale, maestoso e grandioso, con la Città Proibita e il Tempio del Cielo l’architettu­ra cinosoviet­ica degli anni 1950- 1970, più austera e razionale; e l’ultramoder­no del centro economico e commercial­e, costituito da altissimi grattaciel­i di vetro e ampie arterie stradali, partoriti dal boom economico degli ultimi decenni. La prima tappa è Tiananmen, che con i suoi 40 ettari è la più grande piazza del mondo, famosa per due dei più importanti eventi della storia cinese del Novecento: la proclamazi­one della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 e la rivolta studentesc­a del 1989.

Alla piazza si accede solo attraversa­ndo dei metal detector, presidiati da poliziotti molto scrupolosi, e la sua pulizia è assicurata da numerosi spazzini che, muniti di scopa e secchio, camminano zigzagando tra la gente e raccoglien­do anche i rifiuti più insignific­anti. Sulla piazza si affaccia la Città Proibita Purpurea, testimonia­nza della potente e mitica Cina Imperiale, il monumento più rappresent­ativo di Pechino, eretta in 14 anni a partire dal 1406 e sede degli imperatori fino al 1911. Davanti alla biglietter­ia la fila dei turisti è davvero lunga. È, quindi, indispensa­bile armarsi di una buona dose di pazienza, in quanto l’attesa può prolungars­i per diverse decine di minuti.

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Testo e foto di Franco Capellari www.francocapp­ellari.it
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