La mirabolante storia dell’uomo che vuole incastrare babbo Renzi
L’avvocato Zagami, che ci ha offerto di intervistare a pagamento l’ex socio di Tiziano, fa la bella vita a Montecarlo con svariate condanne per truffa e calunnia. E tra champagne e super car insulta la Gdf
Nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta contro Tiziano Renzi ora c’è un convitato di pietra. È l’avvocato Vincenzo Vittorio Zagami, originario di Carbonara di Bari dove è nato 49 anni fa. Domenica scorsa ha provato a vendere a Li
bero la presunta intervistascoop di un suo assistito, che sarebbe in grado di incastrare babbo Renzi. (...)
(...) Il cliente è Antonello Gabelli, cinquantunenne alessandrino, ex amministratore della Chil post srl dal 14 ottobre 2010 sino al fallimento del 7 dicembre 2013. È indagato insieme con Tiziano Renzi dalla procura di Genova. Nel 2007 Gabelli era stato anche amministratore unico di un’altra delle creature del padre del premier, la Arturo srl. Zagami offre, dietro compenso, carte e intervista per dimostrare che Gabelli sarebbe solo una “testa di legno” di Tiziano Renzi e Mariano Massone, il terzo indagato. Una proposta certamente appetibile. Basta, però, digitare il nome di Zagami su Internet per cambiare opinione. Infatti questo «avvocato comunitario stabilito» (è diventato legale all’estero) ha proposto carte clamorose ai giornali già in passato. Che, però, si sono rivelate patacche.
Nell’aprile del 2001 contatta, spacciandosi come ex agente del Sismi, l’allora vicedirettore del Giornale Paolo Guzzanti per proporgli la «vera storia» della maxi tangente pagata per la vendita di Telekom Serbia. Il 13 maggio del 2002 viene arrestato dall’Interpol nella sua casa di Cap Martin per scontare in Italia una condanna per calunnia a due anni di galera. Mentre è in attesa dell’estradizione, il 9 settembre 2002, Zagami telefona dal carcere francese di Aix-en-Provence ai giornalisti di Repubblica Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo. Aggiusta la versione sulle tangenti serbe offerta a Guzzanti quasi un anno e mezzo prima e garantisce di essere in grado di documentare quel che dice. «Se dovete richiamarmi su questo cellulare, fatelo dopo le 19.30, perché a quell’ora la ronda è passata» conclude. La prova delle sue dichiarazioni sarebbe l’ordine di servizio che lo incaricava di partecipare all’operazione di trasporto dei soldi a Belgrado. La lettera è firmata da un inesistente Roberto Barbie. Zagami, a voce, specifica che il nome completo è «Roberto Barbieri», deputato napoletano dei Ds. Sia Guzzanti che Bonini e D’Avanzo verificano presso i nostri 007 che quel documento è un clamoroso falso, infarcito di errori, anche grammaticali. Ma perché quella messinscena? La commissione Telekom Serbia, presieduta dall’onorevole di An Vincenzo Trantino, prova a dare una risposta nella seduta del 27 novembre 2002. Lo stesso presidente dice ai colleghi: «La Commissione ha appreso dai servizi che tale Zagami aveva rapporti con i servizi, ma era stato scoperto dagli stessi e, alla fine, è apparso a tutti chiaro, che costui aveva l’unico scopo di essere scarcerato, venire in Italia e poi - è questa una mia impressione, derivante da una logica quasi oggettiva - far perdere le proprie tracce». Insomma Zagami avrebbe cercato un salvacondotto per tornare in Italia da uomo libero. Trantino aggiunge anche che Paolo Guazzanti «si era presentato ai magistrati di Torino di sua iniziativa e aveva versato la cassetta che era in suo potere e da cui derivava la certezza storica della telefonata avuta con il signor Zagami». Che fine ha fatto quel fascicolo? Lo stesso Zagami a Libero ha dichiarato di essere stato prosciolto con formula piena da ogni accusa e su Internet ha scritto, senza badare alla forma: «Per la vicenda Telekom Serbia, il sottoscritto, nonostante le dichiarazioni rese, nessuna Procura della Repubblica ha mai inteso né aprire un’indagine in mio danno né procedere in altro modo. Alla luce di quanto sopra, nasce spontaneo chiedersi: se le mie dichiarazioni erano mendaci come mai nessuna Procura ha provveduto in mio danno? Come mai si è proceduto solo in danno di Igor Marini?». In teoria l’unico diffamato che avrebbe potuto denunciarlo sarebbe stato Barbieri. Il quale, contattato da Libero, ha preferito non rinvangare la vicenda e anzi ha detto di non ricordarla. Nel 2002 Repubblica attribuì a Zagami molte altre disavventure giudiziarie: «Dieci anni di carcere, saldo di 14 condanne passate in giudicato per truffa, esercizio abusivo della professione forense, falso, calunnia».
Lui con Libero non ha confermato né smentito. Negli anni ’90 c’è chi lo ricorda nei panni di ad dell’inesistente Star oil, una compagnia petrolifera con la quale offriva contratti fittizi di lavoro a cittadini stranieri, soprattutto indiani, per permettergli di uscire dalla clandestinità e accedere alla sanatoria in cambio di 5 milioni di lire a testa. Andò al Costanzo show a denunciare presunti tentativi di estorsione e proiettili contro la saracinesca del suo negozio, ottenendo in cambio la scorta. Il suo presente non è meno movimentato: nel 2010 è stato denunciato per falso, nel 2011 per esercizio abusivo della professione forense, nel 2012 per oltraggio a pubblico uffi- ciale, nel 2014 per truffa e calunnia. Turbolenze che non devono pregiudicare i suoi affari. Le cronache narrano, infatti, che quando venne arrestato nel 2002 viaggiava su una Ferrari blu e con gli anni il suo tenore di vita non è sceso. Beve Dom Perignon, frequenta l’hotel de Paris di Monte-Carlo, partecipa a ogni genere di evento mondano, dai galà della famiglia Ranieri ai trofei di polo. In Italia viaggia su una Volvo da 50 mila euro, ma a Monaco sfreccia su una Porsche. A Cap Martin ha una bella casa con piscina vista mare. Da cui invia, attraverso Facebook, messaggi alla Leonardo Di Caprio in Wolf of Wall Street: «Self (sic ndr) dalla piscina di casa mia a Montecarlo dedicato a tutti coloro che mi hanno d enigrato e che non hanno mai creduto in me. (…) G. di F.: sapete buttare solo merda sulla gente e merda mangerete». Sui social network, sebbene ammetta «gli errori del passato», ne ha per tutti, dai ladri alle sue ex e persino a Dio a cui manda questo avviso: «Mi chiamo Vincenzo Zagami quando vuoi sai dove trovarmi». Tiziano Renzi è avvertito.