I sindaci anti-Cirinnà: obiezione di coscienza sulle unioni omosex
Nasce il fronte dei sindaci-obiettori contro il disegno di legge Cirinnà. Approvate al Senato lo scorso febbraio, le unioni civili sono in attesa del via libera della Camera. E proprio in vista del voto dell’Aula di Montecitorio, previsto per maggio, chi si oppone alla legge si sta organizzando. Obiettivo: mettere i bastoni tra le ruote della legge non tanto in Aula, dove il governo pare intenzionato a ricorrere ancora una volta alla fiducia, quanto in sede di attuazione. In prima fila ci sono i sindaci-obiettori, decisi a rifiutarsi di celebrare le unioni nei loro Comuni. A guidare la rivolta c’è Mario Agnelli, sindaco di Castiglion Fiorentino, che da novembre sta raccogliendo le adesioni alla protesta. «Da sostenitore della famiglia tradizionale, non vorrei essere discriminato dalle prescrizioni della legge Cirinnà», spiega a Libero il primo cittadino toscano, che guida una giunta di centrodestra guidata da una lista civica. Agnelli preannuncia che, una volta entrata in vigore la legge, non sarà «disponibile a celebrare le unioni tra persone dello stesso sesso. Possono venire a Castiglion Fiorentino anche il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, io non accetterò mai le unioni omosessuali». Da qui il ricorso all’obiezione di coscienza: «Vale per i medici, non vedo perché non debba valere per noi sindaci». Dal giorno in cui ha preso posizione su Facebook, a novembre, Agnelli ha incassato l’appoggio di oltre trenta sindaci «in tutta Italia».
Oggi il sindaco di Castiglion Fiorentino sarà a Roma, alla Camera dei deputati, per illustrare insieme ad Alessandro Fiore, portavoce dell’associazione Pro Vita, una delle sigle che hanno organizzato il Family day del Circo Massimo dello scorso gennaio, le prossime tappe della battaglia antiCirinnà. Con un occhio anche alle elezioni amministrative di primavera, in vista delle quali Massimo Gandolfini, portavoce del Family day, si appresta a lanciare un appello a favore dei candidati che si oppongono alle unioni civili nei loro Comuni.