Mamma poco affettuosa si uccide con due bimbe
A Roma s’è gettata nel Tevere
BRUNELLA BOLLOLI
Pesavano appena un chilo, Sara e Benedetta, ed erano venute al mondo premature: dal 25 agosto lottavano per sopravvivere e ce l’avevano quasi fatta. (...)
La giovane si è buttata nel Tevere con le due bimbe di 6 mesi nate premature. Il marito: «Cercatele anche nei cassonetti»
(...) Erano uscite dall’ospedale, prima una, a novembre, quattro giorni fa l’altra gemellina. Piano piano si stavano riprendendo, a casa i nonni avevano preparato tutto affinché fosse un Natale speciale, il primo con le nuove nipotine.
Le due piccoline, invece, non festeggeranno mai nulla perché la loro breve vita è finita, ieri all’alba, inghiottita nel buco nero della depressione che ha trascinato giù, a fondo, la loro mamma. Al momento in cui scriviamo i corpicini di Sara e Benedetta non sono ancora stati trovati, i sommozzatori dei vigili del fuoco li hanno cercati tutto il giorno, è stato battuto per intero anche il percorso che mamma Giuseppina ha fatto partendo da casa sua, nel quartiere Testaccio di Roma, fino a Ponte Marconi, sulla riva sinistra del Tevere. Da qui la 38enne si è lanciata nel fiume, prima dell’alba. Le telecamere della zona avrebbero ripreso un pezzo del suo cammino, lei e i due fagottini addormentati sempre più vicini all’acqua nella gelida mattina di dicembre. Un autista di un furgone che consegna merci, alle 6,20 si è trovato di fronte alla scena e ha fermato una pattuglia dei vigili urbani: «Correte, una donna si è buttata giù dal ponte», ma non ha riferito nulla delle neonate, forse perché questa madre piena di problemi e di sofferenza si era già sbarazzata di loro. Un altro testimone ha raccontato alla polizia: «Ho visto una donna gettarsi nel fiume con due bambini». E più tardi una vicina di casa ha confermato: «Le carrozzine sono rimaste qui, lei è uscita con le piccole in braccio».
LA TERZA SORELLINA
È stato il marito a dare l’allarme poco più tardi. L’uomo, 40enne di professione ingegnere, si è svegliato e ha trovato il letto vuoto. Nessuna traccia della moglie in casa, drammaticamente deserte anche le due culle di Sara e Benedetta. In lacrime, disperato, con la consapevolezza di non dovere perdere neppure un minuto, l’uomo ha cominciato a cercare ovunque: nell’androne del palazzo, al mercato, nelle vie limitrofe, tra le auto parcheggiate, perfino nei cassonetti della spazzatura. «Guardate ovunque», gridava come un matto, «aiutatemi, vi prego, aiutatemi, le bambine sono sparite. Mia moglie è sparita con loro».
Sembra infatti che Giuseppina, prima di farla finita, abbia lasciato delle lettere, una sorta di addio a un’esistenza troppo dolorosa per lei che aveva perso una bimba subito dopo il parto, una tragedia che l’aveva segnata e da cui non riusciva più a riprendersi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 25 agosto la 38enne originaria di Agnone (Isernia) aveva partorito tre gemelline, ma una è morta poco dopo la nascita e per le altre due, nate davvero piccine, è stato necessario un lungo periodo in incubatrice. Uno stress a cui Pina, forse, non era preparata. Eppure, la sua non era una condizione di disagio: sì, è vero, la famiglia si era dovuta trasferire dal Molise a Roma, cercare una casa, ricominciare un capitolo diverso, integrarsi nel rione (fra l’altro uno dei più popolari e centrali della Capitale), fare nuove amicizie, ma il suo non era certo un contesto di degrado e questa non è una tragedia maturata in un contesto difficile. Le foto su Facebook ritraggono Pina e Francesco felici il giorno del loro matrimonio, lei sorridente d’estate tra i vicoli di Roma, abbracciati, innamorati di fronte al colonnato di San Pietro. Non c’erano avvisaglie, prima, del mostro che si sarebbe insinuato nella testa di questa madre, impiegata in uno studio notarile e apparentemente felice di prendersi cura delle sue creature, eppure diventata la loro carnefice. Il marito Francesco, ieri, è stato a lungo sentito dagli agenti del commissariato Celio. Distrutto, l’uomo ha raccontato tutto quello che poteva prima di essere colto da un malore. Francesco avrebbe ammesso che la moglie, ultimamente, non stava bene, attraversava un periodo buio, lo stesso che i medici definiscono depressione post partum. Sperava che Pina ne sarebbe uscita prima o poi. Non è così.
22 INFANTICIDI
Alle otto di sera la polizia era ancora impegnata nelle ricerche di Sara e Benedetta e chissà se è vero che la mamma ha depistato le indagini scrivendo al marito di cercare nei bidoni della spazzatura, come se le piccoline fossero rifiuti da seppellire in discarica. Ma cosa può scattare nella mente di una madre che decide di uccidere un figlio che ha tenuto in grembo per mesi? La cronaca riporta alla mente il caso recente di una detenuta tedesca che, a settembre, a Rebibbia ha ammazzato i suoi due bimbi di 6 mesi e 2 anni scaraventandoli dalle scale del reparto nido del carcere. Lei si è salvata e il giudice ha stabilito che la donna non era incapace d’intendere e di volere, ma ha agito con l’intento di uccidere. A metà novembre, in Valle d’Aosta, un’infermiera ha avvelenato con un cocktail micidiale i due figli per vendetta contro il marito. In media, dicono le statistiche, sarebbero 22 gli infanticidi consumati ogni anno in Italia.
La tragedia delle gemelline di Roma riporta a galla anche un altro terribile, duplice delitto: quello compiuto dallo svizzero Matthias Schepp, che nel 2011 fece sparire le due gemelline, Livia e Alessia, per procurare un dolore atroce all’ex moglie Irina e farla vivere per sempre nel rimorso. I corpi delle piccole non furono mai trovati, lui si fece investire da un Eurostar a Cerignola. Irina non ha perso le speranze e ha creato in Svizzera una fondazione
Missing Children per cercare i minori scomparsi.