Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo
Neve in montagna. E a Milano minima a 5° Il termometro smentisce i gretini nostrani
E con la scusa della sete nel mondo M5S vuole alzare le tasse sull’acqua
Si è raffreddata all’alba di ieri la psicosi che nelle ultime settimane si era diffusa anche sulla nostra penisola rendendo incandescenti il dibattito mediatico nonché le piazze, infestate da giovani preoccupati per il futuro del pianeta che essi stessi deturpano. La profezia apocalittica della sedicenne svedese Greta Thunberg sembra non stare più in piedi. Gretina, infatti, sostiene con forza che se non eviteremo il progressivo aumento delle temperature terrestri riducendo le emissioni di anidride carbonica dell’80% (...)
(...) entro il 2030 la civiltà umana si estinguerà, ossia della vita sulla Terra non vi sarà più traccia, spariremo come i fenici, gli egizi, i maya, gli aztechi e i dinosauri. Ma l’ondata di gelo che si è abbattuta ieri sull’Italia ci ha rinfrescato le idee: altro che riscaldamento climatico, da che mondo è mondo il clima cambia a dispetto dell’azione dell’uomo che si deve ad esso rassegnare ed adattare.
Ieri mattina ci siamo svegliati con i monti innevati, la pioggia e un freddo artico che ci ha costretti a recuperare dagli armadi i maglioni già imballati con tanto di naftalina che ci saremmo aspettati di spacchettare soltanto all’esordire della prossima stagione autunno/inverno. A causa dello spegnimento dei caloriferi molti di noi avevano le stalattiti formate in soggiorno e giravano per casa conciati come se fossero pronti per avventurarsi in una spedizione ai poli. Per non parlare del numero spropositato di coperte termiche e borse dell’acqua calda che sono state riesumate da nonni e nonne (ma anche dalla sottoscritta) nelle ultime 48 ore. Avevamo già disposto in prima linea giacche leggere, abiti impalpabili, magliette di cotone, costumi da bagno, poiché se da un lato è vero che una rondine non fa primavera, dall’altro non vi è dubbio che soprattutto nelle metropoli del Nord bastano un raggio di sole e le narici intasate dal polline per denudarsi, credere di essere in estate e andare fuori di testa.
Le previsioni dicevano che questa primavera avrebbe avuto temperature sopra la media almeno nell’Europa meridionale. Eppure da quando è iniziata la bella stagione i giorni di pioggia e vento si sono alternati a quelli di sole e cielo sereno, tanto che i più saggi non hanno mai messo da parte il cappotto. Del resto, è sempre stato così: nulla è più incerto del clima. Coloro che affermano che le temperature del globo sono sempre più bollenti, tanto che moriremo tutti cotti alla stregua di polli al forno se non ci diamo una regolata immediata, sbagliano. Dal 1800, ossia da quando esistono i rilevamenti ufficiali, si registrano anomalie climatiche, dunque inverni più caldi che precedono inverni più freddi, estati più bollenti che succedono estati più miti, e viceversa. I nostri avi però non davano la colpa all’inquinamento operato dall’uomo e non paventavano la fine del mondo se gli toccava fare i conti con l’afa insopportabile, e non avevano neanche il climatizzatore, al massimo potevano contare sul ventaglio da borsetta per ricevere un minimo di refrigerio.
Non esiste argomento più tedioso del clima. Quando non si ha nulla da dire si parla del tempo, giusto per riempire gli spazi vuoti della conversazione o vincere l’imbarazzo. Ed è una lamentela perenne: a gennaio rimpiangiamo la calura di agosto, ad agosto aspettiamo trepidanti la frescura di ottobre; quando non piove da settimane osserviamo con disappunto che non cade mai una goccia, nel momento in cui arriva l’acqua ci scoccia prendere l’ombrello e preghiamo perché si manifesti l’arcobaleno. Non siamo mai contenti. Il meteo è instabile esattamente come noi. Dunque, non crediate che ogni dodici mesi si registri un centigrado in più né che saremo spazzati via dalla faccia della Terra entro una decina d’anni poiché l’ambiente è molto incazzato con noi. Ci saranno ancora stagioni con temperature record, sia algide che cocenti, e persone che per strada, in ufficio, al supermercato, dalla parrucchiera o al bar si lagneranno perché oggi non c’è un alito di vento per respirare ed angosciate faranno notare che nei lustri sarà sempre peggio. Sono le stesse che l’altro ieri non tolleravano il gelo e che non ricordavano mai un inverno più rigido di quello allora in corso. Altro che riscaldamento globale!
Eppure persino l’innalzamento dei termometri previsto dall’ambientalista svedese potrebbe avere i suoi effetti positivi. Se sposiamo la teoria del ministro del Sud Barbara Lezzi, la quale ritiene che l’accensione dei condizionatori in estate produca un aumento del Pil, entro il 2030 oltre al genere umano avremo estinto anche il debito pubblico. Schiatteremo sì, ma da nababbi.