Arriva l’infornata di assunzioni alle sovrintendenze
Le poltrone piacciono a tutti. E neanche l’Italia targata Movimento 5 Stelle sembra fare eccezione. E’ passato quasi sotto traccia, nei giorni scorsi, l’incontro tra il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, e le organizzazioni sindacali per mettere il sigillo ufficiale sull’ennesima riforma dei Beni culturali. Forse non verrà cambiata la carta intesta del dicastero, però tra «accorpamenti ed espansioni», come ha scoperto Il Sole 24 Ore, la moltiplicazione delle “cadreghe” è garantita. L’intenzione è di aumentare sia le soprintendenze di archeologia, belle arti e paesaggio, con possibile creazione delle soprintendenze archeologiche del mare, sia quelle archivistiche e bibliotecarie, che lieviterebbero dalle attuali 12 alle previste dal piano di restyling a 15.
Mentre i poli regionali, che ora sono 17, verrebbero trasformati in 11 reti museali. Creata una nuova struttura bisogna anche dargli il personale per farla funzionare. La “riforma Bonisoli” prevede assunzioni di personale tecnico e concedere agli attuali impiegati di lavorare (almeno 1 o più giorni alla settimana), da casa. Insomma, il ministro bocconiano intende introdurre pure nella logica ministeriale lo smart working (almeno per il 10%). Bisognerà poi vedere come verrà organizzata la creazione di una direzione generale ad hoc per gli apppalti. In teoria ci sarebbe la Consip che dovrebbe gestire tutte le commesse pubbliche. Ma ciascun ministro preferisce fare di testa propria.
Bonisoli non è il primo che vara una riorganizzazione. L’ultima è stata quella da Dario Franceschini. Le attuali 32 soprintendenze verrebbero affiancate e moltiplicate con l’introduzione delle soprintendenze archeologiche del mare. Ma servirà pure personale amministrativo, informatico, archeologici, architetti e storici dell’arte. Poi bibliotecari e archivisti. Se per assumere un bibliotecario si ricorre ad un contratto, per regolarizzare un archeologo spesso si fa ricorso a contratti di fantasia e a “partite Iva” visto che la legge non ha ancora regolato questo tipo di professione. Nei giorni scorsi il sito Open ha scovato un archeologo che lavora in un museo della Toscana inquadrato come «operaio specializzato nel contesto dell’edilizia».