Il prof diventato una star parlando di Medioevo
Il docente di Storia è un fenomeno del web: le sue lezioni hanno milioni di visualizzazioni. Ma lui non ha neanche un profilo social
■ Sarà per l’aria da buon padre di famiglia, la voce rassicurante e l’occhialino di metallo issato sul naso. Sarà perché all’inizio persuade con la compostezza del prete nel confessionale e poi rapisce con racconti appassionati. Sarà per il suo linguaggio erudito ma semplice, per l’ironia tagliente e leggera che strappa risate parlando per ore di temi che normalmente provocano sbadigli, sarà per chissà quale diabolico algoritmo, fatto sta che Alessandro Barbero è un fenomeno che ha sovvertito tutte le leggi del web per almeno quattro motivi.
Primo: è diventato una star della Rete senza avere neanche un profilo social. Anzi, si era iscritto a Facebook ma poi si è accorto che perdeva un’ora e mezza al giorno a parlare con degli sconosciuti e si è cancellato. Intanto sui social si moltiplicano le pagine che i fans gli dedicano con titoli tipo: “Barbero presidente della Repubblica”, “Barbero, noi ti siamo vassalli”, “Ma quanto è bello Barbero” e via celebrando. Secondo: mentre tutti gli altri per avere almeno un briciolo di visibilità debbono scrivere e parlare pochissimo perché, si sa, chi dilapida giornate sui social non ha tempo da perdere in letture approfondite, lui calamita l’attenzione degli internauti con lezioni che durano anche più di un’ora e mezza. Terzo: mentre gli altri debbono inventarsi vicende surreali, affidarsi ai gattini virali o a selfie spericolati, Barbero parla di storia. Quella che tutti abbiamo studiato sui libri di scuola ma che lui arricchisce di aneddoti e condisce con un susseguirsi di colpi di scena. E allora sembra una storia nuova.
INCONSAPEVOLE
Ma l’aspetto più incredibile di ogni altro è che Barbero non ha fatto nulla, proprio nulla, per diventare un idolo del web. Sono stati gli editori dei suoi saggi, gli organizzatori dei convegni e dei festival a cui partecipa a pubblicare i video delle lezioni di storia sui vari canali. Poi un giorno accade che uno studente di ingegneria informatica, Fabrizio Mele, scopre su YouTube un suo video. «Era sulla Guerra delle Falkland. Mi ha catturato immediatamente», spiega. A Fabrizio viene l’idea di creare un podcast (cioè un programma audio) dedicato al prof che oggi è tra i più ascoltati in Italia. «Le assicuro: io ne so poco e non le so spiegare come mai queste apparizioni sulle varie piattaforme online abbiano avuto ultimamente sempre più successo. Non vado mai a guardare», ha detto in un’intervista a Repubblica. Peccato che il prof non vada ogni tanto a sbirciare i video delle sue lezioni su YouTube e non si riascolti su Spotify o sui tanti altri canali digitali, perché si accorgerebbe che è riuscito in un’impresa molto più ardua di quelle che normalmente racconta: davanti alle sue lezioni, scientifiche ma sagaci, perfino i leoni da tastiera si ammansiscono e tra i commenti non ci volano insulti neanche quando lui smaschera con un lavoro da 007, spulciando archivi e confrontando fonti, una serie di fake news come quelle diffuse dai neoborbonici.
CURA E PASSIONE
Barbero, più che perdere la testa dietro le faccende digitali, preferisce immergerla nei tomi di storia, evidenziare note e postille sconosciute ai più per trovare quel dettaglio che appassioni gli ascoltatori o ribalti le false verità che si tramandano da secoli. Il prof prepara con la cura maniacale di un frate certosino quattro o cinque lezioni all’anno e non sbaglia un colpo. Ammette che, a differenza dei politici che parlano sempre, lui tenta di non dire cose delle quali poi si pentirebbe. Ha fatto una lezione per dimostrare come la paura medievale dell’anno mille fosse solo una costruzione letteraria che non ha nulla a che fare con quanto realmente accaduto. «Andiamo a vedere i cronisti dell’epoca e vediamo se ci raccontano che all’arrivo dell'anno mille la gente era terrorizzata. Neanche un cronista ne parla», dice Barbero e legge tre documenti redatti prima dell’arrivo del secondo millennio da cui traspare chiaramente che non ci fosse alcun timore dell’Apocalisse. «Nella società medievale tutti credevano che il mondo sarebbe finito prima o poi, ma credevano anche che non era possibile sapere esattamente quando». In un’altra lezione, quella sul sesso nel Medioevo, smonta l’idea che la società dell’epoca fosse repressa, anzi c’era una notevole libertà dei costumi e soprattutto del linguaggio non paragonabile all’età moderna e nemmeno a quella dei nostri giorni. Insomma, i cavalieri medievali erano più sboccati e libertini di noi.
RECORD
Nella lezione sul Risorgimento riesce a raccontare anche di un Garibaldi molto vicino ad un erotomane e di quando Cavour minacciò di suicidarsi se il padre non gli avesse dato una somma corrispondente a mezzo di milione di euro per estinguere i suoi debiti di gioco. Narra i fatti, ma anche gli uomini protagonisti di quegli eventi. Lezioni universitarie simili a spettacoli teatrali. Solo su YouTube quella sul sesso nel Medioevo, 57 minuti, viaggia verso il milione di visualizzazioni come quella su Alessandro Magno. Barbero ha alle spalle sessant’anni, un dottorato alla Normale di Pisa, un Premio Strega vinto a 35 anni nel 1996, una quarantina di saggi e sette romanzi. Insegna storia medievale all’Università del Piemonte Orientale di Vercelli, nel 2007 ha cominciato a collaborare con Piero Angela a Super Quark. Poi sono arrivati gli inviti ai vari festival culturali in giro per l’Italia da lì il bravo, colto e compassato professore di storia medievale è diventato un idolo del web. A sua insaputa.
La società medievale non era affatto repressa, anzi c’era una notevole libertà sia dei costumi sia del linguaggio non paragonabile all’età moderna. E nemmeno a quella dei nostri giorni
Il prof smonta le teorie secondo cui la gente era terrorizzata per l’arrivo dell’anno Mille perché temeva l’Apocalisse. Legge i documenti che smentiscono la «costruzione letteraria»