L’Italia si aggrappa all’Inter
Dopo il flop della Juve, i ko di Napoli e Roma e il sogno svanito dell’Atalanta, i nerazzurri sono l’ultima nostra speranza in Europa Zhang dà loro la carica: il trofeo porterebbe più di 20 milioni, la prima fascia nella prossima CL e darebbe linfa al pro
■ La squadra accusata da anni di staccare la spina troppo presto è ora l’ultima ad andare in vacanza. Da una settimana infatti l’Inter si allena a Dusseldorf per preparare la semifinale di Europa League contro lo Shakhtar mentre le colleghe italiane si concedono il riposo. E non c’è nerazzurro a cui l’impegno sembra pesare, anzi, il gruppo è più unito che mai, la simbiosi tra i giocatori e lo staff di Conte è totale, i sorrisi si alternano ai momenti di massima serietà, come è giusto che sia nei momenti decisivi. E anche tra la dirigenza e il tecnico sembra esserci distensione: il presidente Zhang, giunto in ritiro assieme a Marotta e al resto della truppa, ha abbracciato Conte al suo arrivo, prima di caricare la squadra.
Il confronto tra le parti è rinviato al 22 agosto, all’indomani dell’eventuale finale. Il patto regge, la concentrazione è massima, nessuno vuole rovinare il clima ideale che si è creato in queste settimane. Per arrivare all’ultimo atto bisognerà passare sullo Shakhtar alla Merkur Spiel-Arena (alle 21, diretta Sky Sport e in chiaro su Tv8), una squadra vera, come da tradizione ricca di brasiliani rapidi e tecnici, di certo migliore di Getafe e Leverkusen. Come l’Inter è uscita ai gironi di Champions (per mano dell’Atalanta) ma più dell’Inter recente è avvezza al palcoscenico europeo.
SI ALZA L’ASTICELLA
Negli ultimi dieci anni, lo Shakhtar ha sempre presenziato nelle competizioni continentali, rimbalzando tra Champions (quarti di finale nel 2010/11 il miglior risultato) e Europa League (apice la semifinale 2015/16). Ha vinto quest’ultima undici anni fa, l’ultima Coppa Uefa prima del cambio di nome, in coincidenza con il primo anno di Mourinho all’Inter. L’anno seguente i nerazzurri vinsero la Champions e fu l’ultima volta che giocarono una semifinale europea prima di oggi.
L’Inter sta progressivamente alzando l’asticella come dimostrano gli 82 punti raccolti in campionato, bottino identico allo scudetto del triplete, e la ritrovata semifinale europea. Poco importa che rispetto a dieci anni fa sia nella competizione minore, anche perché il trofeo non sarebbe tale per l’Inter che, oltre ad aggiornare la bacheca, acquisirebbe credibilità, visibilità, lustro, privilegi e soldi.
La vittoria varrebbe 14 milioni di euro in soli premi, a cui andrebbe aggiunta la Supercoppa europea (3,5 milioni solo per giocarla) e la seconda quota del market pool che oscilla tra i 4 e i 5 milioni. Totale: 21-22 milioni. Sommati ai 41,2 milioni arrivati dalla Champions, porterebbero il guadagno totale dell’annata europea tra i 60 e i 65 milioni. Ma oltre ai soldi, l’Europa League porta in dote privilegi, su tutti la prima fascia nella prossima Champions che consentirebbe di evitare per il terzo anno consecutivo un girone di ferro partendo dalla terza urna.
E poi, l’appeal internazionale. Il fallimento complessivo delle italiane in Europa, eccezion fatta per l’Atalanta, e il fatto che l’Inter rimarrebbe l’ultima rappresentante di successo oltre i confini nonché unica del decennio, farebbe da cassa di risonanza. La società troverebbe conferma dell’avvicinamento alla Juventus, e Conte, che si sbloccherebbe in Europa, si presenterebbe con un notevole credito all’incontro con la società.
Tutte queste parole saranno gettate al vento se l’Inter non si dimostrerà all’altezza dello Shakhtar. Squadra che vince non si cambia, per la terza volta consecutiva Conte conferma l’undici d’Europa, senza Sanchez e con Eriksen più che mai prima arma a gara in corso, ruolo che in queste settimane ricopre di buon grado, in nome del patto che porta all’Europa League.