Francesi e tedeschi sono in gran forma perché più riposati
■ «Abbiamo l’impressione che i giocatori abbiano colto al volo questa ingiustizia che ci ha inchiodati al settimo posto in Ligue 1, a dieci partite dalla fine, estromettendoci dalle coppe». Nemmeno di fronte all’evidenza, il presidente Jean-Michel Aulas ammette la sua fortuna. Il Lione è in semifinale di Champions League, grazie alle idee di Rudi Garcia, al cuore di Aouar e compagni e alla decisione di sospendere definitivamente la Ligue 1 a marzo di fronte all’esplodere del coronavirus. Certo, lo stop prematuro alla stagione è costato un danno economico enorme - praticamente l’intera rosa dell’Olympique è sul mercato - ma allo stesso tempo ha regalato una marcia in più in campo europeo negli scontri di lusso contro Juve e Manchester City. Il Lione ha beneficiato della lunga sosta per presentarsi in Portogallo al massimo della lucidità, smentendo chi pensava che la pausa potesse privarli del ritmo-partita. Così il Paris-Saint Germain cui è andata persino meglio, con l’opportunità di rimontare nel finale un’Atalanta bollita dallo sprint in campionato.
Ancor meglio è andato ai tedeschi, grazie all’efficienza del sistema-Germania. Il contenimento precoce dei contagi ha permesso alla Bundesliga di ripartire in anticipo sulla concorrenza (16 maggio) e di chiudere in tempo (27 giugno) per garantire il giusto riposo prima delle coppe. Una situazione che ha consentito il Bayern di schiantare il Barcellona e al Lipsia di diventare la sorpresa di questa strana edizione contro un Atletico Madrid ai minimi termini. Senza Messi e Cr7, fuori dalla semifinali dopo 15 anni, è l’ora delle nuove stelle della pandemia.