PUNTO SUL DESIGN
Architetto, art director e designer: Nicola Gallizia ha il progetto nel Dna. Tanto che ha trasformato l’antico casale di famiglia in uno spazio contemporaneo
Nicola Gallizia ha ristrutturato il secentesco casale di famiglia mettendolo in relazione con il contemporaneo. Dal granaio trasformato in biblioteca alle volte di mattoni dipinte di bianco, fno alla cucina con l’isola inox. L’art director gioca con il 900: tra pezzi di ultima generazione e citazioni dei Maestri
Nicola Gallizia sull’ottocentesco letto a barca stile Luigi Filippo. La camera da letto è ricavata dal granaio: pavimento in cotto e le travi a vista. A terra, un modellino del Duomo di Milano dei primi 900. La luce Potence è un progetto Anni 50 di Jean Prouvé, Vitra, modificata per la lettura a letto
Non c’è un oggetto fuoriposto. E se c’è è volutamente messo lì, a rompere gli schemi. Anche i libri hanno un loro ordine, sembra casuale e invece è studiatissimo. Sì, è la casa di un art director abituato a progettare la mise-en-scène di set fotografici, cataloghi, allestimenti, dove i mobili e gli oggetti sono mostrati e raccontati per sedurre. Sul comò antico, la regina Elisabetta ammicca accanto a un vetro di Venini, una statuina di gesso svetta davanti agli intagli dorati di due cornici barocche, illuminata da una lampada industriale a pinza: «Compongo nature morte contemporanee, pensando a De Chirico, il mio pittore preferito». Accostamenti ironici e scenografici, molto personali, anche per i mobili: tra un lampadario di vetro soffiato e una poltrona moderna non c’è nessun nesso apparente, o forse si? «Sono scenari urbani in scala ridotta. Li accosto seguendo il mio istinto, la propensione al bello». Quarantenne, laurea in Architettura al Politecnico di Milano, Nicola Gallizia progetta per vari marchi di design ed è direttore artistico di Dada e Molteni&C, colossi dell’arredo made in Italy. La mano del designer questa volta l’ha usata per ridisegnare – e allestire – la sua casa di campagna. Anzi il suo casale di
AMO COMPORRE INSIEMI DI OGGETTI CONTAMINANDO EPOCHE E STILI. MI ISPIRANO I PAESAGGI METAFISICI DI GIORGIO DE CHIRICO, IL MIO PITTORE PREFERITO
famiglia: secentesco complesso con annessa azienda agricola. Siamo nel Monferrato, terra di tale fascino da essere Patrimonio Unesco dell’umanità. Da oltre 400 anni i Gallizia coltivano queste colline a viti e noccioleti. «Abitata fino ai primi Novecento, la tenuta è stata poi dimenticata. Mio nonno era un diplomatico, tornava qui raramente». Quattrocento metri quadrati su due livelli, l’edificio ha un andamento lineare: «Architettura tipica monferrina, si compone di stanze a cannocchiale che si affacciano l’una nell’altra, ognuna con il soffitto a volta, i mattoni a vista e il cotto a terra». Intatta la facciata, Nicola ha chiuso le logge laterali (gli ex fienili) con grandi vetrate: «Volevo un giardino d’inverno dove leggere e rilassarsi», ha diviso il granaio ricavando la biblioteca e le camere da letto «per i tanti amici che vengono a trovarmi», ha dipinto di bianco i mattoni delle volte, mantenendo i pavimenti originali «tranne in cucina, dove ho voluto dare un aspetto neutro con una resina chiara. Mi piace molto stare ai fornelli e ospitare, così ho reso questo spazio il centro ideale della casa». Una stanza bianca dove protagonista è il lungo tavolo, un prototipo, che diventa una sorta di fratino contemporaneo: «Dedicato alle relazioni, alla
La regina Elisabetta nell’opera Lightness of being di Chris Levine accostata a una serie di oggetti eterogenei, dalle cornici intagliate alla statuina in gesso, dalla lampada a pinza primi 900 al lume a petrolio, al vetro soffiato (in questa pagina). Nicola Gallizia con la poltrona pieghevole D.270.2 della Collezione Gio Ponti di Molteni&C (nella pagina accanto, a sinistra). Letto su disegno di Nicola Gallizia, luce China di Gallizia per Penta, stampe 700 (nella pagina accanto, a destra)
Le stanze a cannocchiale affacciano l’una nell’altra. In corridoio, sul bancone da falegnameria: da sinistra, vasi in ceramica di Silvia Zotta, ritratti fotografici Russischer Offizier e Motorradpolizistin entrambi di Billy & Hells, calco in gesso del Mosè di Michelangelo e disegni a carboncino opera della nonna di Gallizia. Vaso di Carlo Scarpa per Venini, lampada dorata prototipo di Nicola Gallizia
LA CUCINA È IL CENTRO IDEALE DELLA CASA, E IL LUNGO TAVOLO È UNA SORTA DI MODERNO FRATINO ATTORNO AL QUALE CI SI RITROVA A CONVERSARE
socialità, circondato com’è da sedie tutte scompagnate, dove c’è chi si siede a mangiare e chi a controllare le mail al portatile, chi a chiacchierare e chi a sbucciare le patate». Dallo studio milanese ha portato qui i prototipi dei suoi progetti ma anche le riedizioni di Gio Ponti firmate Molteni&C e i lavori dei suoi due ‘colleghi’ di Oltremanica, i fratelli Bouroullec. E ancora pezzi d’arte, libri, luci, oggetti. Ha mescolato il design con i mobili del 700 presenti in casa, con le sedie Anni 50 recuperate ai mercatini, con specchi e quadri dagli intagli dorati, eredità dei bisnonni. «Gli arredi di Ponti trasmettono una signorilità evergreen, dialogano con mobili di ogni epoca, sono il segno di una cultura che è duttile pur essendo piena di contenuto. Anche i lavori dei Bouroullec dialogano con il tempo. Sono pezzi leggeri, di grande misura. Come quelli pontiani, sono oggetti che ti porti di casa in casa: migrano insieme a te». Dalla struttura secentesca agli arredi di ultima generazione, Gallizia ha voluto che nella sua casa si svolgesse un percorso ideale: «Di continuità tra la storia dell’architettura italiana e la contemporaneità». NICOLAGALLIZIADESIGN.COM