La parola chiave? Versatilità
1L’idea di comfort è soggettiva. Per me, significa comunque sentirsi a proprio agio, trovare delle situazioni – anche ambientali – dove non ci si senta mai fuori luogo. Studio molto i comportamenti. È interessante vedere come le persone abbiano un atteggiamento diverso nell’approcciarsi a un divano: c’è chi sta seduto in punta e chi ci si sdraia. Il mio è molto rilassato, non ho atteggiamenti formali
2È cambiato il concetto di convivialità, di famiglia. E quindi il modo in cui si ‘vive’ un imbottito. Siamo passati dal divano lineare con ‘n’ posti a sedere a una composizione che è un vero e proprio layout, fatto di profondità e altezze diverse, adatto a un nucleo tradizionale così come a un single che ha piacere di ricevere tanti amici. E a situazioni differenti: oggi sul divano si legge, si lavora, si dorme
3Il rivestimento è parte integrante del progetto. Non per niente si parla di collezione tessile. Il tessuto deve sottolineare il mood a cui si ispira la linea. E la pelle superficiale aiuta a costruire l’identità del marchio. Per esempio, nella collaborazione con Minotti c’è una matrice cromatica costante, a cui di volta in volta vengono aggiunte delle tonalità, modificando sostanzialmente quattro colori: blu, verde, rosso e giallo
4Nella scelta occorre sempre tenere presente l’ergonomia: una persona di statura alta si siederà in maniera differente da una bassa e il suo peso verrà distribuito in maniera differente. La componibilità gioca un ruolo fondamentale. Noi progettisti siamo chiamati a sviluppare prodotti versatili. E le aziende che fanno più ricerca garantiscono una gamma di soluzioni molto ampia e un abaco imponente