- Erik Olsson
FOTOGRAFO
Stoccolma, 1969 —é servizio a pag. Sono un vero appassionato dell’Italia: arrivo proprio da un giro in bici a Bassano del Grappa. Oltre alle due ruote amo la cucina: ho ritratto i migliori chef e ristoranti del mondo. Anche mia moglie Pia ha un locale. Lavoro per The Wall Street Journal, Financial Times, Men's Health, SÙddeutche Zeitung. Phaidon sta per pubblicare il mio terzo volume fotografico. Ma ho anche una tenuta agricola di prodotti biodinamici: rifornisco i cuochi di Stoccolma. Stellati, naturalmente. Nato a Napoli, fin da bambino ho amato disegnare e iscrivermi all’Accademia di Belle Arti è stato naturale. A New York ho imparato il mestiere di fotografo. Oggi scatto per: Time, Vogue, Elle, The Wall Street Journal, Der Spiegel, The Telegraph, Esquire UK, Wallpaper. Ho esposto in numerose mostre, negli Stati Uniti e in Europa.
Dove abiti?
In campagna, nella provincia di Varese.
Com’è la tua casa?
Non grande. Ma ha tante finestre ed è immersa nel bosco.
Quanto conta la luce nelle stanze?
Per me è l’elemento primario. Condiziona gli umori, gli stati d’animo e anche i pensieri di chi la vive.
Opere alle pareti o muri bianchi?
In teoria opere. In pratica ho i muri bianchi. Non mi piace sempre, ma sto imparando a conoscerlo e apprezzarlo. In alcuni casi mi ha emozionato tantissimo, come quando ho fotografato per Living le case di Enzo Mari e Lea Vergine a Milano o i lavori di Mendini.
A quale oggetto sei più affezionato?
A dischi e foto di famiglia, e alla mia libreria piena di volumi d’arte e fotografia, di cui sono orgoglioso e gelosissimo.
La tua stanza preferita?
Lo studio.
Una tua giornata tipo.
Sveglia alle 7, poi scatto in laboratorio oppure fuori. La serata invece è in famiglia tra tv, giochi e libri.
C’è un luogo dove sogni di abitare?
Ce ne sono tanti, ma in questo momento mi viene da dire in una townhouse nel Village, a New York.
Se dovessi scegliere un’immagine per rappresentare la tua casa, cosa sarebbe?
Un acquerello. DANILOSCARPATI.COM