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CARUGGI IN GIALLO

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Il 26 maggio sarà in libreria con il nuovo romanzo, Fragili verità, edito da Garzanti e ancora una volta ambientato a Genova. Di lui sappiamo che ama Mozart, il buon vino e la buona tavola. La figlia, e le donne. Bacci Pagano, l’investigat­ore privato creato dal giallista Bruno Morchio, è l’uomo dei caruggi. «Entrambi abitiamo nella città vecchia. Pagano, in stradone Sant’Agostino. Io, a Embriaci», racconta Morchio. «Il centro storico? È il nostro brodo: un luogo che ti avvolge, un abitato caratteriz­zato dalla mancanza di spazio, dove tutto è poco. Poco cielo, poca luce. I palazzi sono alti, hanno facciate ancora fatiscenti, scaloni bui. Unico al mondo, il melting polt genovese vive una sorta di integrazio­ne verticale: nello stesso edificio, a strati, convivono l’immigrato, l’impiegato, il professore universita­rio. C’è il commercio, vecchie e nuove botteghe, c’è la storia ma quel che più si respira è una sorta di laboratori­o umano, voci, odori, incontri». La Genova di Morchio è anche la Genova di piazza Sant’Agostino, la piazza più alta della città che offre un incredibil­e scorcio sul porto industrial­e. È San Bernardo con la chiesa romanica di San Donato e il campanile ottagonale. «Ma anche il quartiere del Carmine, che mi piace perché ha quest’aria di paese: una zona addossata alle alture, che fa parte della città vecchia ma è già al di fuori delle mura del Barbarossa. È il luogo dove finiscono i caruggi e iniziano le crêuze che salgono in pendenza tra muri, ville e ciottoli». Un approdo sospeso: ‘Una mulattiera di mare, dove la luna si mostra nuda’, come cantava Fabrizio De André.

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